L’Armata Brancaleone UE ora vuole le rinnovabili. Dopo averle appaltate ai cinesi

Volendo supporre la buona fede, è degna dell’Armata Brancaleone la conversione al sovranismo dei piani alti di Roma e Bruxelles in concomitanza con la guerra all’Ucraina e le sanzioni alla Russia. E se la buona fede non c’è, si tratta di una scelta consapevole di macelleria sociale che punisce i cittadini.

Vale anche e soprattutto per le questioni legate all’energia. Al di là delle parole, Roma e Bruxelles hanno preso a calci la vera transizione verso le energie rinnovabili quando era possibile attuarla in modo ordinato e non doloroso. Si trattava di ridurre l’importazione di energie fossili man mano che adeguate politiche consentivano di aumentare in modo corrispondente la produzione di energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Gli anni di vacche grasse servono per pianificare, no? Servono per riempire i granai. Invece…

La fornitura del vitale gas russo che per anni e annorum ha alimentato l’economia italiana ed europea è ora in bilico. E ora, solo ora, l’Unione Europea pronuncia un whatever it takes a favore dell’industria europea che produce pannelli solari. Si ripromette di sostenerla. Peccato che cinque anni fa l’abbia data in pasto ai cinesi, eliminando le misure anti dumping sulle importazioni.

Paesi tipo Cina non vanno tanto per il sottile sulla salvaguardia dell’ambiente e sui diritti (in Italia ormai residuali) dei lavoratori. Per questo riescono a produrre pannelli solari (e non solo quelli) a prezzi più bassi. Alla Commissione Europea andava bene. Diceva: è un vantaggio per i consumatori, gli installatori, le imprese che producono energia solare. Fa parte della serie: non serve produrre, basta commerciare. E’ la filosofia sciagurata che ha devastato agricoltura e manifattura.

A proposito di transizione ordinata verso le rinnovabili, dov’era l’Unione Europea quando l’Italia ha ridotto gli incentivi che sembravano invece garantiti dalla normativa UE 2010? E dov’era l’urgenza della transizione ecologica quando nel 2018 il cosiddetto pacchetto UE energia pulita ha evitato di imporre obiettivi nazionali vincolanti?

Per la cronaca, l’obiettivo che l’UE ha fissato nel 2018 consiste nel raggiungere entro il 2030 (campa cavallo!) il 32,5% di energie rinnovabili. Il 32,5% rappresenta meno di un terzo del totale. Oltretutto, in assenza di obiettivi nazionali vincolanti, è impossibile costringere chicchessia a muoversi in quella direzione.

Le rinnovabili portano con sé la questione della discontinuità. La risposta è lo stoccaggio. Esistono difficoltà per le materie prime delle batterie? Si può usare come vettore di energia il cosiddetto idrogeno verde: quello prodotto da elettrolisi alimentata dai picchi di produzione delle rinnovabili. L’infrastruttura per lo stoccaggio non si realizza in un amen. Al di là delle parole, l’UE non si è mai spesa in questo senso. E ora scopre la fretta. La fretta del macellaio.

Le più recenti politiche italiane sono simmetriche a quelle dell’UE. Ovvero, fuffa verbale abbinata a sabotaggi sostanziali. L’arma governativa per combattere il rincaro dell’energia sarebbe la tassazione degli extraprofitti. Tu immagini che vogliano picconare il castello finanziario dei rincari? Errore.

La tassazione degli extraprofitti colpisce solo i produttori di rinnovabili. Ovvero, gli unici che in prospettiva potrebbero portarci fuori dai guai. Non li si obbliga nemmeno a reinvestire i maggiori profitti nell’aumento della produzione. Li si tassa e basta.

Traduzione: Putin deve piangere, ma i petrolieri no. Con queste basi, gli unici a piangere sono gli europei e gli italiani.

GIULIA BURGAZZI

1/04/2022

L’Armata Brancaleone UE ora vuole le rinnovabili. Dopo averle appaltate ai cinesi – Visione TV

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