L’AntiDiplomatico – 26/09/2022
Che cosa sta accadendo nelle regioni del Donbass, Kherson e Zaporizhzhia che voteranno fino a domani per l’adesione alla Federazione russa? E’ vero quello che scrive Repubblica e Open che testuale “soldati russi stanno puntando le pistole contro la popolazione per votare”? Quali sono le condizioni di vita in quelle città bombardate da otto anni dal regime di Kiev? Le armi italiane inviate sono parte integrante dell’escalation dai contorni apocalittici?
Come l’AntiDiplomatico abbiamo rivolto queste domande al giornalista freelance Eliseo Bertolasi, che si trova in questo momento a Donetsk. Città dalla quale può offrire una testimonianza diretta del passaggio storico in corso in Donbass, in guerra da otto anni contro la giunta di estrema destra insediatasi a Kiev dopo il golpe del 2014. “A chi approva nel nostro paese l’invio di armi a Kiev dico ‘venite qui’: come si può vivere in queste condizioni? Le armi vengono usate contro la popolazione”, sottolinea Bertolasi.
Invitandovi alla visione integrale dell’intervista (pubblicata in fondo), vi riproponiamo per intero la risposta che Bertolasi ci rilascia sulla presunta “notizia” (bufala) di Open e Repubblica sui soldati russi.
“Davanti a questo tipo di informazione cerco sempre di andare all’origine del nesso logico. Partiamo dal contesto e cerchiamo i meccanismi logici con un esempio pratico: immaginiamo un territorio dove da una parte c’è uno stato che bombarda, massacra, crea penuria di acqua, non offre nulla se non la promessa di ricostruzione delle strutture sociali, la fine della lingua che parlano gli abitanti, le loro tradizioni e simbologia. Dall’altra parte c’è uno stato che supporta la popolazione nella loro lotta e garantisce il rispetto di questa identità culturale e lingua. Secondo voi gli abitanti di questo territorio con chi vorrebbero vivere? Con chi li bombarda o con chi vuole aiutarli? Quello che vorrebbero far credere è che questi abitanti russofoni non vogliono stare con la Russia ma con chi li bombarda e massacra? Dove è la logica? Io non ho mai visto un soldato russo puntare la pistola contro un abitante per farlo votare. Ma ho visto tanti che dicono al seggio ‘torniamo a casa’. Per questo invito i colleghi di queste testate che lo hanno scritto di fare quello che sto facendo io: venite, verificate sul posto e chiedete. La leggenda dei soldati russi che puntano le pistole sugli abitanti non sta in piedi da un punto di vista logico, non ideologico”.
Open di Enrico Mentana, insomma, ha pubblicato e reso virale l’ennesima bufala insomma. Open di Enrico Mentana che ha il potere di censurare arbitrariamente testate giornalistiche a loro concorrenti, come successo con la pagina Facebook de l’AntiDiplomatico.
“Torniamo a casa”. Le immagini del referendum da Donetsk
Eliseo Bertolasi – Donetsk – 24 settembre 2022 (L’AntiDiplomatico)
Il 23 settembre sono iniziate le votazioni per l’adesione alla Federazione Russa della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk e delle regioni di Kherson e Zaporozhje.
Mi trovo a Donetsk, sul posto, quindi, ho modo di vedere direttamente come queste votazioni sono organizzate e allestite.
Dopo aver ottenuto il dovuto accredito giornalistico ho visitato tre seggi elettorali, uno a Donetsk nel quartiere Budennovskij e due a Makeevka, un grande centro abitato adiacente a Donetsk.
In questo thread su twitter le immagini di Eliseo Bertolasi
#Donetsk #referendum Video di Eliseo Bertolasi pic.twitter.com/QAxZFqo7Bw
— lantidiplomatico.it (@Lantidiplomatic) September 24, 2022
La novità di questo evento sta nel fatto che sono stati predisposti dei gruppi mobili di scrutatori, che da una sezione centrale si muovono poi tra le case, tra i cortili, addirittura si recano direttamente negli appartamenti delle persone impossibilitate a muoversi, per dar la possibilità a tutti gli aventi diritti al voto, in maniera capillare, di esprimere la propria scelta.
Il vantaggio, in tal modo, è che le persone non devono fare dei lunghi spostamenti all’aperto, evitano delle lunghe attese, sostanzialmente tutto è molto più sicuro, comodo, facile, e rapido.
Le autorità locali avendo a cuore la sicurezza dei cittadini, di fatto, hanno adottato questa soluzione soprattutto per limitare il rischio di possibili bombardamenti di rappresaglia da parte delle formazioni armate ucraine sui punti di assembramento. I seggi elettorali affollati potrebbero diventare un facile bersaglio.
Tutti hanno ben presente la tragedia e il numero delle vittime civili dei bombardamenti degli ultimi giorni, il 19 e il 22 settembre.
Previa presentazione dell’accredito ai responsabili dei seggi mobili, ho potuto filmare, fotografare, verificare in prima persona come la gente sta votando. Non ho avuto nessun impedimento, nessun diniego, tutto mi è parso svolgersi nel modo più tranquillo e pacifico.
Gli addetti ai seggi mobili sono dotati delle liste degli aventi diritto al voto, verificano i documenti, e poi consegnano la scheda per il voto. Il votante dopo aver espresso la sua preferenza ripone la scheda in appositi contenitori trasparenti trasportabili a mano. Posso solo confermare, in base a ciò che ho osservato, che non viene esercitata nessuna costrizione o imposizione: chi vuole votare incontra questi seggi mobili in prossimità della propria abitazione, chi è impossibilitato telefona e li aspetta a casa.
Nella scheda elettorale il quesito referendario è posto in modo chiaro senza nessun artificio linguistico, in sostanza: favorevole all’adesione alla Russia “si” o “no”. La gente dice: “Torniamo a casa”, col significato che presto torneranno a far parte della Russia.
In questi giorni, in questi territori, si sta scrivendo una pagina di storia, tutti ne sono consapevoli, l’emozione è tanta e le aspettative sono enormi: pace e prosperità. Sono otto anni che gli abitanti del Donbass aspettano la pace, sono convinti che questa è l’unica strada da percorrere.