Il ripristino del corridoio del grano d’Ucraina

Mirko Mussetti – 02/11/2022 – Limes

Notizie dal mondo oggi: grano d’Ucraina, Russia accordo – Limes (limesonline.com)

 

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha riferito che le esportazioni di cereali dall’Ucraina attraverso il corridoio umanitario marittimo sono riprese il 2 novembre 2022 alle 12, ora di Mosca. Il ripristino dei transiti navali è stato possibile grazie all’intervento del ministro della Difesa turco Hulusi Akar, che ha contattato l’omologo russo Sergej Šojgu per spronarlo ad adempiere allo «sforzo puramente umanitario». In seguito all’attacco ucraino con droni aerei e marittimi alla base di Sebastopoli (Crimea), sabato 29 ottobre Mosca aveva annunciato la sospensione «a tempo indeterminato» dell’intesa sul grano sottoscritta a luglio 2022 grazie alla mediazione di Turchia e Nazioni Unite. L’accordo scade il 19 novembre 2022.

Perché conta: Russia e Turchia condividono l’interesse a esportare il grano dell’Ucraina verso i paesi dell’Africa e del Medio Oriente, dove l’influenza moscovita e anatolica è crescente e la dipendenza dai cereali euroasiatici costante. Non è un caso che il presidente Erdoğan abbia rivelato che «in primo luogo il corridoio funzionerà per le consegne verso i paesi poveri dell’Africa, in particolare a Gibuti e al Sudan». Più in generale, Mosca e Ankara sono attente a non calpestarsi i piedi a vicenda, sia nello spazio eusino sia in altri innumerevoli teatri dove i rispettivi interessi si sovrappongono. Ecco perché la Russia ha accolto con favore la richiesta anatolica di onorare gli impegni assunti in estate, sebbene le autorità di Kiev abbiano violato una clausola cardine ordinando l’attacco agli asset russi nel Mar Nero.

Sebbene l’Ucraina non abbia rivendicato l’offensiva contro imbarcazioni civili e militari nelle acque interne e immediatamente esterne alla base della Flotta russa del Mar Nero, l’analisi della memoria interna dei sistemi di navigazione di produzione canadese montati sui droni marittimi intercettati rivela l’origine dell’attacco: la costa di Odessa. La traiettoria dei barchini a pilotaggio remoto avrebbe interessato anche le acque formalmente demilitarizzate del corridoio. Di qui la prima istantanea decisione moscovita di bloccare l’export delle vitali derrate alimentari.

La Russia accetta di tornare sui suoi passi, ma a patto che l’Ucraina garantisca che «non utilizzerà il corridoio del grano per operazioni di combattimento». D’altronde, comunque vada, poco cambia per il Cremlino: l’accordo è in scadenza il 19 novembre 2022. Qualora Kiev non rispettasse le clausole securitarie insite nell’accordo di Istanbul, Mosca semplicemente non lo rinnoverebbe. Agli occhi dei paesi più esposti sotto il profilo alimentare, la colpa ricadrebbe su Kiev e sui governi occidentali che supportano o orchestrano gli attacchi navali attraverso lo spazio riservato al transito sicuro delle navi mercantili. Come nel caso del Regno Unito, accusato apertamente dalla Russia di essere compartecipe dell’«attentato» a Sebastopoli, la cui ambasciatrice a Mosca Deborah Bronnert sarà presto convocata dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov a rispondere del coinvolgimento di «specialisti britannici».

Non è un caso che lo stesso presidente della Federazione Russa Vladimir Putin abbia di recente denunciato lo sbilanciamento “predatorio” in favore dell’Occidente sulla questione alimentare. Dopo la firma dell’accordo di Istanbul, su 455 navi che hanno lasciato i porti ucraini cariche di preziosa granaglia (9,3 milioni di tonnellate), ben 350 si sono dirette verso i paesi occidentali (6,1 milioni di tonnellate, 66% del totale); solo 11 imbarcazioni (0,36 milioni di tonnellate, 4%) si sono recate verso le nazioni africane, sebbene queste fossero indicate come destinazione prioritaria per la stipula dell’accordo. Anche attorno lo spirito “umanitario” delle intese si gioca un’aspra guerra cognitiva.

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