[Sinistrainrete] Giordano Sivini: Il partito comunista cinese e il controllo sui mezzi di produzione

Rassegna del 04/04/2023

Giordano Sivini: Il partito comunista cinese e il controllo sui mezzi di produzione

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Il partito comunista cinese e il controllo sui mezzi di produzione

Le imprese pubbliche industriali dal mercato alla sfida tecnologica

di Giordano Sivini

Introduzione

jugvbvbIl controllo del partito comunista sui mezzi di produzione è uno dei fondamenti della Costituzione materiale della Cina (Sivini 2022), architrave del sistema di potere della Repubblica Popolare dal momento della sua fondazione ad oggi, al di là dei cambiamenti delle sue basi strutturali. Mao Zedong (1949-1976) aveva cercato di realizzare una struttura nella quale i rapporti sociali di produzione improntati al socialismo egalitario avrebbero dovuto condizionare lo sviluppo delle forze produttive. Deng Xiaoping (1978-1992), che gli succedette, operò affinché la costruzione del socialismo si basasse sulla redistribuzione di una ricchezza realizzata da forze produttive mosse dalla competizione tra soggetti attivi nel mercato. Questa dinamica cambiò i rapporti sociali di produzione, aprendo la strada alla generalizzazione di una loro configurazione capitalistica, che Jiang Zemin e Zhu Rongji (1993-2003) contribuirono ad istituzionalizzare, e che tuttora permane. Socializzazione, statizzazione e capitalizzazione sono le modalità che, in queste diverse fasi della storia della Cina, hanno realizzato il controllo sui mezzi di produzione da parte del partito comunista.

In un recente libro pubblicato in Messico, Barry Naughton – statunitense, tra i maggiori studiosi occidentali della Cina – ha sostenuto che da Deng in poi, per una lunga fase, la crescita del paese è stata prodotta dal mercato e non dai governi e dal partito. I piani quinquennali sono rimasti incompiuti o sono falliti, e gli interventi statali hanno mirato, con scarsi risultati, a rendere le imprese pubbliche efficienti in termini di mercato. L’affidamento al mercato ha però intaccato le capacità produttive cinesi rispetto a quelle occidentali, e, per por rimedio al gap tecnologico, sono stati elaborati tardivamente piani, implementati dopo la grande crisi finanziaria.

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Pierluigi Fagan: Promuovere la cultura della complessità

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Promuovere la cultura della complessità

di Pierluigi Fagan

FDC placeholder arancio 1 1536x1024Promuovere la cultura della complessità. Questo è l’intento sottostante il Festival che giunge quest’anno alla sua tredicesima edizione. Cosa intendiamo con “cultura della complessità” e perché riteniamo che la sua diffusione meriti impegno?

Il concetto di complessità non dà vita ad una nuova disciplina ma ad una teoria della conoscenza. Riguardando la conoscenza in generale, riguarda tutte le discipline che usiamo per conoscere l’uomo ed il mondo. La complessità è sempre esistita, come sono sempre esistiti i fenomeni che solo dal XVII secolo in poi abbiamo cominciato ad indagare con la scienza e come sono sempre esistiti i problemi che si sono posti per la prima volta gli antichi Greci ionici da cui parte la storia della filosofia. In questi due epocali casi non emersero nuovi fenomeni ma nuovi modi di conoscerli.

 

Una nuova forma di conoscenza adeguata ai tempi

Le due culle teoriche della cultura della complessità, la Teoria dei sistemi di Bertalanffy e la Cibernetica di Wiener, sono dell’immediato dopoguerra. Dall’immediato dopoguerra ad oggi, abbiamo assistito ad un notevole e rapido incremento della complessità del mondo. Sono vertiginosamente aumentate le varietà del mondo (triplicazione della sua popolazione e degli Stati), le loro interrelazioni (trasporti, telecomunicazioni, interdipendenze, scambi, Internet, globalizzazione etc.), si è formato per la prima volta un vero e proprio sistema-mondo organizzato in sottosistemi.

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Angelo Baracca: Sul precipizio climatico/2: chi già precipita. E chi sta nell’Ipcc

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Sul precipizio climatico/2: chi già precipita. E chi sta nell’Ipcc

di Angelo Baracca

alluvione 700x300Dopo l’invio del mio articolo su Contropiano “Sull’orlo del precipizio climatico” sento la necessità di scendere dalle considerazioni generali più sul concreto.

 

L’Ipcc è un comitato . . . “sub partes”

Comincio con una rettifica, faccio ammenda per l’affermazione che l’Ipcc è un panel INTERGOVERNATIVO. In realtà a ben vedere sembra piuttosto GOVERNATIVO: nel senso che sembra che gli Stati Uniti la facciano assolutamente da padroni. Il ché, voglio precisarlo chiaramente, non a che vedere con la serietà scientifica dei suoi report, ma piuttosto con il presentarsi (in realtà per essere considerato, al di là delle intenzioni dei vari scienziati) come l’organismo a cui tutti fanno riferimento per stabilire la gravità della situazione climatica: semmai il vero merito che va riconosciuto all’Ipcc, e ai suoi report, è di avere sbugiardato definitivamente i negazionisti.

Ma veniamo alla rappresentatività. Parto questo grafico, già molto eloquente:

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Piccole Note: Rockefeller: lasciate che le banche falliscano

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Rockefeller: lasciate che le banche falliscano

di Piccole Note

 

Non è usuale che la Grande Finanza, quella vera, si esponga. Così il recente intervento di Ruchir Sharma, presidente del Rockefeller International, sul Financial Times (ripubblicato su Zero Hedge), va letto con molta attenzione.

Lo sintetizziamo, rimandando quanti volessero alla lettura integrale, perché, appunto, di interesse capitale, parola da leggere nei diversi significati del termine.

 

L’era del denaro facile

“Gli ultimi decenni – scrive l’autore – caratterizzati dal denaro facile hanno creato mercati così grandi – quasi cinque volte più grandi dell’economia mondiale – e così intrecciati che il fallimento anche di una banca di medie dimensioni rischia di creare un contagio globale”.

“[…] l’era del denaro facile è stata modellata da un riflesso sempre più automatico dello Stato per salvare – cioè salvare l’economia da una crescita deludente, anche durante i momenti di ripresa, salvare non solo banche e altre società, ma anche le famiglie, le industrie, i mercati finanziari e governi stranieri che attraversano una crisi.

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Michele Paris: USA, crociata contro TikTok

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USA, crociata contro TikTok

di Michele Paris

L’assalto del governo americano al popolare “social” cinese TikTok è ripartito a pieno regime in questi ultimi giorni con l’udienza alla Camera dei Rappresentanti di Washington dell’amministratore delegato Shou Zi Chew e la discussione al Congresso di alcune proposte di legge per limitare l’utilizzo dell’app negli Stati Uniti. La pericolosità di questo strumento, che viene senza alcuna prova associato al governo di Pechino, sembra essere ampiamente sopravvalutata, ma la campagna in corso ai limiti dell’isteria ha almeno due obiettivi ben precisi: alimentare il clima di caccia alle streghe contro la “minaccia” cinese e rafforzare il potere di censura e controllo della rete nelle mani del governo americano.

I vari membri della commissione Commercio della camera bassa del parlamento USA intendevano con ogni probabilità mettere alle strette il numero uno di TikTok, dimostrando la pericolosità di un “social” bollato come strumento del Partito Comunista Cinese. Quello che è emerso dall’evento, oltre alla pacatezza con cui Shou Zi Chew ha controbattuto a domande e provocazioni, è stata piuttosto la sostanziale ignoranza dei deputati sul funzionamento del “social” incriminato e di internet in generale.

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Il Chimico Scettico: A proposito di “studia!” (e leggere libri)

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A proposito di “studia!” (e leggere libri)

di Il Chimico Scettico

“Studia. Non farlo perché ti dicono che devi: fallo per te. Fallo per riuscire a leggere un post e capire davvero quello che dice” (https://www.donboscoborgo.it/se-vuoi-fregare-il-sistema-studia/). Sarebbe a dire che si deve studiare per comprendere un post su un social network? Cioè “studia, non essere un analfabeta funzionale”?

Questa sconcertante frase è di Enrico Galiano, insegnante e scrittore (https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Galiano), che nello stesso brano dice di essere figlio di venditori ambulanti, ma ha studiato e quindi…

Il punto è complesso e sfaccettato. Cominciamo da “Leggere libri”. Benissimo. Quali?

La prima cosa che mi verrebbe in mente, così, di getto, è questa:

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comidad: L’Italietta forcaiola salverà il sacro occidente (a spese del contribuente)

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L’Italietta forcaiola salverà il sacro occidente (a spese del contribuente)

di comidad

Qualche giorno fa il direttore del “Forca Quotidiano”, Peter Gomez, si domandava come mai la Francia scende in piazza mentre noi no. Gomez avrebbe dovuto indagare su se stesso. In Italia al primo accenno di movimento di piazza, si sarebbe già scatenata un’emergenza-terrorismo e quindi si sarebbe cominciato ad erigere la forca mediatica e giudiziaria. Qualcuno ricorderà che per qualche protesta contro il Green Pass, la Digos aveva già avviato operazioni di polizia contro una sorta di “Brigate No-Vax” o “Nuclei Armati Terrapiattisti”. Non ci si è fatti mancare nulla, neanche l’assalto alla CGIL con tanto di scorta Digos.

L’abolizione del Reddito di Cittadinanza fortunatamente non ha suscitato proteste, il che ci ha evitato che spuntasse qualcosa come le BFSD, le Brigate dei Fannulloni Sdraiati sul Divano. Questa non è una mera ipotesi, poiché nel dicembre scorso un disoccupato fu incriminato per violenza privata in seguito ad un tweet contro Giorgia Meloni; ciò con la tecnica mediatico-giudiziaria ormai consolidata, per cui l’assenza di concretezza della minaccia e dell’offesa viene surrogata con la suggestione e l’artificiosa indignazione.

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Andrew Korybko: Una verità politicamente scomoda sulla democrazia statunitense

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Una verità politicamente scomoda sulla democrazia statunitense

di Andrew Korybko

Il secondo “Summit per la democrazia” si terrà dal 28 al 30 marzo. Sarà ospitato da Stati Uniti, Costa Rica, Paesi Bassi, Repubblica di Corea e Zambia, in un formato ibrido che prevede sessioni plenarie virtuali seguite da incontri in ciascuno di questi Paesi. In vista di questo evento, è opportuno riflettere su cosa sia esattamente la democrazia, quale sia la forma realmente praticata dagli Stati Uniti e perché manipoli la percezione popolare al riguardo.

Contrariamente all’opinione comunemente accettata in Occidente, questo gruppo di Paesi non pratica l’unica forma di democrazia, ma solo una variante regionale emersa dalle sue condizioni socio-politiche storiche. Se è vero che elementi di democrazia rappresentativa si sono poi diffusi in gran parte del mondo, l’origine geografica di questo sistema non conferisce a questi Stati alcun diritto o privilegio speciale, né dal punto di vista giuridico né da quello morale.

Nella sua forma concettuale più elementare, la democrazia può essere riassunta come un sistema di governo che rappresenta la vera volontà della maggioranza.

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Fabio Ciabatti: No, non è l’egemonia. Cosa c’è in ballo nello scontro tra Cina e Stati Uniti

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No, non è l’egemonia. Cosa c’è in ballo nello scontro tra Cina e Stati Uniti

di Fabio Ciabatti

Raffaele Sciortino, Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenze, Asterios Editore, Trieste 2022, pp. 352, € 29,00

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Lo scontro tra Cina è Stati Uniti è solo all’inizio. Si tratta di una complessa e inevitabile sfida sistemica dagli esiti quanto mai incerti. La Cina, per quanto rapidamente ascesa al rango di potenza mondiale, è ben consapevole di essere più debole del suo avversario e per questo non può e non vuole sfidare l’egemonia americana a livello planetario, per quanto essa risulti indebolita. E questo sia detto con buona pace degli antimperialisti d’antan, quelli che mai hanno elaborato fino in fondo il lutto per la scomparsa della vecchia Unione Sovietica e per questo immaginano un mondo multipolare in cui possa risplendere la stella del nuovo stato guida socialista. Ciò detto l’imperialismo è una questione quanto mai seria e gli esiti dello scontro tra Cina e America saranno fondamentali per le sorti dell’umanità intera. Con buona pace, questa volta, dei puristi della lotta di classe per i quali l’unica cosa importante è lo scontro diretto tra borghesia e proletariato, concepito in una sorta di vuoto geopolitico generalmente privo di riferimenti alla dimensione bellica.

Questo è solo un piccolo assaggio, con l’aggiunta da parte nostra di un pizzico di pepe polemico, dal ricco ed elaborato piatto rappresentato dall’ultimo libro di Raffaele Sciortino, Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Si tratta di un testo in cui la geopolitica non è considerata come mero scontro tra potenze statuali ma è concepita come “economia e politica concentrate allo stadio dell’imperialismo”, capace di tenere insieme contraddizioni inter-borghesi e di classe, competizione inter-capitalistica e crisi socio-politica. Strutture, strategie, contingenze è il sottotitolo del libro che esprime il tentativo di dare conto sia degli ineludibili meccanismi oggettivi che governano il nostro mondo a livello planetario sia delle istanze progettuali collettive che cercano di modificare il contesto di riferimento. Il tutto nell’ambito di un processo che rimane aperto a differenti esiti, benché essi non risultino certamente infiniti e indefiniti.

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Jacopo Nicola Bergamo: Marx e la decrescita. Il caso Saito

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Marx e la decrescita. Il caso Saito

di Jacopo Nicola Bergamo

saitoCambridge University Press ha finalmente pubblicato Marx in the Anthropocene. Toward the Idea of Degrowth Communism, dell’ormai noto professore Kohei Saito dell’Università di Tokyo. La curiosità della comunità accademica occidentale per il best seller giapponese dal titolo Hitoshinsei no Shihonron [Capital in the Anthropocene] potrà essere dunque soddisfatta? Sì, ma il libro che cercate è un altro ed è stato pubblicato solo in spagnolo, per ora, con il titolo El capital en la era del antropoceno. Datemi modo di chiarire l’equivoco partendo da una piccola digressione sull’autore e l’interesse per questo volume.

Kohei Saito godeva già di fama negli ambienti accademici marxisti grazie alla sua tesi di dottorato conseguita all’università Humboldt a Berlino, nella quale dimostra l’attenzione di Marx per i problemi ecologici, in particolare per la riduzione della fertilità dei terreni agricoli seguita all’avvento dell’agricoltura capitalistica; il tutto grazie a uno studio rigoroso dei manoscritti marxiani degli anni Sessanta e Settanta dell’800, pubblicati nella Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA²), ovvero la nuova edizione critica delle opere complete di Marx ed Engels. Questa tesi è stata poi pubblicata originariamente in tedesco e tradotta in altre sei lingue, sfortunatamente non in italiano, tra le quali l’inglese con il titolo Karl Marx’s Ecosocialism: Capital, Nature and the unfinished critique of political economy. Il volume è stato insignito del prestigioso premio Deutscher Memorial consacrando Kohei Saito come un riferimento per gli studi marxiani ed eco-socialisti, vicino alla tradizione della storica rivista statunitense Monthly Review e in continuità con l’interpretazione di John Bellamy Foster e Paul Burkett.

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Gerardo Lisco: Il posto del padre e la deriva post–moderna

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Il posto del padre e la deriva post–moderna

di Gerardo Lisco

336384738 165722869684489 8517136381636965251 nSu Il manifesto del 9 marzo, due pagine dedicate all’8 marzo festa della donna, titolo a carattere cubitale “Sciopero e cortei eco–trans femministi da Milano a Napoli. Manifestazioni in 38 città italiane indette dalla rete <<Non una di meno>>. Contro il “sistema patriarcale e il capitale”. Partendo dall’ultima affermazione ho provato ad analizzare la relazione esistente tra “patriarcato e capitalismo” soffermandomi sul posto del padre rispetto all’attuale deriva post–modernista. In un passaggio dell’articolo, a firma Giulia D’Aleo, leggo: <<Già dalla mattina, molte città avevano dato un’anticipazione dei cortei pomeridiani, con manifestazioni tematiche portatrici di una visione nuova della società, libera da un sistema patriarcale e capitalista basata sullo sfruttamento dei corpi, dell’ambiente, del sistema scolastico e di quello sanitario (…) oltre diecimila attiviste e attivisti hanno poi preso parte al ricordo delle vittime del naufragio di Cutro e assistito al flashmob finale, autodeterminazione della donna e la liberazione dallo sfruttamento del lavoro produttivo e riproduttivo>>. A mio parere, tutto ciò non è altro che un pout–porri senza né capo, né coda. Mi ha particolarmente colpito il riferimento critico al sistema patriarcale che, evinco dall’articolo, è per gli organizzatori delle numerose manifestazioni il principio di tutti i mali.

Insomma, Patria, Dio e famiglia sono stati sostituiti dai sinonimi: Patriarcato, Capitalismo, Maschio bianco eterosessuale.

Partendo dall’articolo, ho provato a ragionare sulla base del significato etimologico di “Padre”. Ai fini dell’economia del ragionamento che mi appresto a sviluppare, ritengo fondamentale prendere l’abbrivio dal significato etimologico del termine padre.

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Andrea Zhok: Bellum omnium contra omnes

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Bellum omnium contra omnes

di Andrea Zhok

L’incriminazione di Donald Trump è un segno, uno dei molti e sempre più frequenti segni, della fase terminale, dissolutiva delle liberaldemocrazie occidentali.

È evidente a chiunque voglia vedere che l’incriminazione è un tentativo di utilizzare l’apparato statale americano per sgombrare il campo da un candidato alle prossime presidenziali, candidato ingombrante e scarsamente controllabile. Ma più importante di questa valutazione soggettiva è il fatto che questa lettura dei fatti è generalmente accettata all’interno degli stessi USA, dove davvero pochi credono che la fattispecie legale sia qualcosa di diverso da una scusa.

La verità è che nella cultura pragmatica e utilitarista statunitense (e oramai generalmente occidentale) c’è spazio soltanto per rapporti di forza e di interesse, e che questi da tempo vengono stancamente travestiti da funzionamento formale delle istituzioni. E la popolazione media percepisce in misura crescente precisamente questa dinamica – intrinsecamente falsa e falsificante – esprimendosi per lo più con la semplice disaffezione alle urne, talvolta con proteste che costeggiano la guerra civile.

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Piccole Note: New York Times: la lotta alle Fake sul Covid ha creato disinformazione

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New York Times: la lotta alle Fake sul Covid ha creato disinformazione

di Piccole Note

 

“Il Covid aveva appena raggiunto le coste americane il 9 febbraio 2020, quando Newt Gingrich invitò Anthony Fauci, capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, e lo zoologo britannico Peter Daszak nel suo podcast, Newt ‘s World . Inizia così un articolo del New York Times a firma di Megan Stack che ripercorre la storia della censura globale sulle origini del Covid-19.

 

Amnesie virali

Nel corso del podcast, ricorda il cronista, Gingrich domandò a Fauci lumi sulla “leggenda metropolitana” secondo la quale il nuovo virus sarebbe stato sviluppato in laboratorio. Ovviamente, Fauci ebbe a liquidarla come “teoria del complotto”, rigetto confermato da Daszak.

Da qui il commento di Stack. I due “avrebbero potuto dire che al laboratorio di Wuhan stavano effettivamente studiando i virus dei pipistrelli, compresi i coronavirus. Nel laboratorio venivano tenuti pipistrelli vivi e occasionalmente gli scienziati hanno condotto controverse forme di ricerca manipolando i ceppi virali in forme che avrebbero potuto risultare più pericolose per l’uomo”.

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Luca Busca: Elly Schlein: nient’altro che un’abile strategia di marketing

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Elly Schlein: nient’altro che un’abile strategia di marketing

di Luca Busca

Carlo Rovelli, in un’intervista rilasciata a Piazza Pulita il 9 marzo 2023, interrogato sulla nuova Segretaria del PD, Elly Schlein, ha risposto: “avevo scritto un articolo tempo fa in cui dicevo che avrei votato un partito che fosse serenamente impegnato in tre cose: disuguaglianza; crisi ecologica e contro la guerra. Se fa queste cose io la voto, lei o un altro partito.”

Con la capacità di sintesi che solo gli scienziati di alto livello sanno esprimere, Rovelli è riuscito a condensare in poche parole quelli che sono i tre antagonismi fondamentali dell’attuale sistema politico-economico. L’impresa acquista ancor più valore alla luce del fatto che, senza dare alcun giudizio di merito sulla Schlein, il fisico veneto fa trapelare un’evidente perplessità in merito al successo della nuova Segretaria del PD in questa azione di contrasto.

Dubbi che risultano evidenti dalle dichiarazioni della stessa Schlein e da un più attento esame degli antagonismi sottolineati da Rovelli. Il primo di questi, le disuguaglianze, siano esse intese come regionali, nazionali, continentali e/o mondiali, sono una inevitabile conseguenza del sistema economico in auge ormai da oltre tre secoli.

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Dario Leone: Ortodossia dinamica e innovazione militante

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Ortodossia dinamica e innovazione militante

di Dario Leone*

Cos’è Costituente Comunista e la sua sinergia con “Cumpanis”

Puntualmente, ogni volta che un “ciclo” si chiude e un altro si apre, si tirano le somme e si carpisce il bilancio conclusivo di un’esperienza. È quello che è accaduto a noi pochi mesi fa. Più o meno improvvisamente ci siamo ritrovati a fare i conti con una svolta repentina del partito che abbiamo alacremente costruito, ritrovandoci con un simbolo nuovo, degli alleati mai conosciuti e un popolo di riferimento estremamente contraddittorio pesantemente partecipato da figure equivoche tanto sul piano ideologico, quanto su quello politico-culturale. E così, per quella disciplina, per quel “costume” che sempre ci ha contraddistinto, abbiamo affrontato una campagna elettorale grottesca, tra fervidi “partigiani postmoderni” che combattevano contro le scie chimiche, profeti di imminenti scenari di apocalissi rettiliane e appassionati del tattoo celtico. Malgrado la devastante débâcle elettorale, in barba a qualsiasi buona prassi del decantato Centralismo Democratico, l’analisi del voto è stata pilotata sull’ottimismo di chi ha ritenuto positiva un’esperienza così aberrante a tal punto da decretarne unilateralmente la prosecuzione ad ogni costo.

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Francesco Santoianni: Il peggior avvelenatore della storia

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Il peggior avvelenatore della storia

di Francesco Santoianni

Oggi, tutti i media a strapparsi i capelli per Elvira Vikhareva, “avvelenata con il bicromato di potassio per il suo essere una oppositrice di Putin”. Ma chi è questa Elvira Vikhareva?

Presentata sul Corriere della Sera come una sorta di Giovanna d’Arco, si direbbe, invece, non la conosca quasi nessuno. Su Instagram (diffusissimo in Russia fino al marzo 2022 e, così come Facebook e altri social ancora oggi usato, con alcuni stratagemmi, in Russia) raccatta, dopo questo battage pubblicitario, appena 2400 follower (6.000 su Facebook) mentre non è riuscita a farsi eleggere in nessuna delle tante elezioni alle quali si è presentata. Brogli elettorali? Improbabile considerato che i partiti che si oppongono a Putin in Russia (senza considerare il Partito Comunista della Federazione Russa) alle elezioni del 2021 hanno rappresentato il 20,48 dell’elettorato (Partito Liberal-democratico, 7,48%; Russia Giusta per la Verità, 7,41%; Gente Nuova, 5,36%) e che a Elvira Vikhareva non è stato impedito di far valere la sua voce come dimostrano i grandi manifesti elettorali riportati nel suo profilo Instagram.

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