Newsletter n. 20 – 2023
Mobilitazioni contro la guerra degli imperialisti e contro l’aggressione al popolo palestinese
Soldi alla scuola, non alla guerra. Mobilitiamoci il 4 novembre!
Alcuni dei concentramenti previsti
- Roma, manifestazione nazionale Fuori l’Italia dalle guerre!Ore 14.00, piazza Vittorio;
- Torino, presidio Il 4 novembre? Non è la nostra festa, ore 15.30. via Roma 100, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole;
- Milano, corteo Niente da festeggiare, Stop War – Stop racism, ore 15,00, piazza Oberdan, promosso da Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale in risposta a quella lanciata da Salvini “in difesa dell’Occidente e dei suoi valori” e a cui ha aderito la comunità palestinese;
- Bologna, presidio e flash mob, dalle ore 15,00 alle 17.00, piazza del Nettuno, promosso dal movimento No Green Pass e al quale hanno aderito l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Costituente Comunista, Aforas, PCI, P.CARC
- Firenze, corteo No comando Nato. Ore 14,30, Sede RAI, promosso da No comando Nato né a Coltano né altrove;
- Siena, presidio Fermare la militarizzazione di scuola, università e territorio. Ore 16,00, piazza Salimbeni, promosso dal Comitato lavoratori della scuola di Siena;
- Pisa, presidio a piazza Garibaldi, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole (in aggiornamento);
- Livorno, manifestazione Contro tutte le guerre, 4 Novembre Antimilitarista, ore 16.30, piazza Grande, promossa dal Coordinamento antimilitarista livornese;
- Grosseto, Presentazione Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. Ore 11.00, palazzo della provincia, sala Pegaso;
- Catania, presidio e microfono aperto Non è la nostra festa!Ore 17.00, piazza Università, promosso dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
– L’appello del Comitato autonomi lavoratori portuali di Genova per la manifestazione di Roma
Adesione alla manifestazione del 4 Novembre a Roma “Fuori l’Italia da tutte le guerre
In tutti i paesi del mondo le masse popolari si sollevano contro la guerra e da ultimo in solidarietà con il popolo palestinese e queste mobilitazioni vengono vietate, represse, oscurate dai media. Nel nostro paese la più efficace mobilitazione contro la guerra della Comunità Internazionale degli imperialisti e dei sionisti che possiamo compiere è mobilitare tutte le forze disponibili, quale che sia il motivo specifico che mette in moto ognuna, per cacciare il governo Meloni, sottomesso agli USA, alla NATO, alla UE e alleato e complice dei sionisti. Questo è il più alto contributo che dall’Italia possiamo dare per porre fine alla guerra degli imperialisti USA contro la Federazione Russa e alle sofferenze arrecate alle masse popolari ucraine dal regime fantoccio degli USA di Zelensky. Questa è la più alta forma di solidarietà verso l’eroica resistenza palestinese e la sua lotta di liberazione nazionale contro l’occupante sionista.
Gli aerei USA che riforniscono l’esercito sionista partono da (o si appoggiano a) Sigonella, in Sicilia. A Ghedi e ad Aviano si svolgono esercitazioni per la guerra nucleare. A Niscemi i sistemi di comunicazione militare sostengono le manovre contro la Federazione Russa. Sono tutti esempi del fatto che l’Italia è già in guerra!
Ognuna delle mobilitazioni sparse in tutto il paese per la difesa della scuola e dell’università, della sanità pubblica e dei territori, contro le speculazioni e la devastazione ambientale è lo strumento per alimentare la mobilitazione contro il governo Meloni e per svilupparla fino a vincere, fino a cacciare dal governo i servi della NATO, degli USA e della UE e i complici dei sionisti.
Formare un governo che rompe il vortice della guerra degli imperialisti, che si schiera senza se e senza ma al fianco del popolo palestinese, che squarcia il muro di gomma della propaganda di regime e di guerra, che toglie un puntello essenziale alla Nato, ai sionisti e alla Ue. Questo è quello che possiamo e dobbiamo fare: se i servi della NATO e dei sionisti non ascoltano le piazze, le piazze devono unirsi e coordinarsi per prendere il loro posto e governare.
L’appello dei sindacati palestinesi a bloccare le forniture di armi a Israele [17 ottobre]
Mentre Israele intensifica la sua campagna militare, i sindacati palestinesi chiedono agli altri sindacati a livello internazionale e a tutte le persone dotate di coscienza di porre fine ad ogni forma di complicità con i crimini di Israele, fermando con urgenza il commercio di armi con Israele, così come tutti i finanziamenti e la ricerca militare. Il momento di agire è adesso: le vite dei palestinesi sono in bilico.
Questa situazione urgente e genocida può essere prevenuta solo da un aumento massiccio della solidarietà globale con il popolo palestinese – ciò può frenare la macchina da guerra israeliana.
Abbiamo bisogno che voi agiate immediatamente, ovunque siate nel mondo, per impedire l’armamento dello Stato israeliano e delle aziende coinvolte nelle infrastrutture del blocco. Ci ispiriamo alle precedenti mobilitazioni dei sindacati in Italia, Sud Africa e negli Stati Uniti, e a simili mobilitazioni internazionali contro l’invasione italiana dell’Etiopia negli anni ’30, la dittatura fascista in Cile negli anni ’70 e altrove dove la solidarietà globale ha limitato la portata della brutalità coloniale.
Chiediamo ai sindacati dei settori interessati di:
- Rifiutarsi di costruire armi destinate a Israele.
- Rifiutarsi di trasportare armi in Israele.
- Approvare mozioni nel loro sindacato in tal senso.
- Agire contro le aziende complici coinvolte nell’attuazione dell’assedio brutale e illegale di Israele, soprattutto se hanno contratti con la vostra istituzione.
- Fare pressione sui governi affinché interrompano ogni commercio militare con Israele e, nel caso degli Stati Uniti, i relativi finanziamenti.
Lanciamo questo appello mentre assistiamo ai tentativi di vietare e mettere a tacere ogni forma di solidarietà con il popolo palestinese. Vi chiediamo di parlare apertamente e di agire di fronte all’ingiustizia come hanno fatto storicamente i sindacati. Facciamo questo appello nella convinzione che la lotta per la giustizia e la liberazione palestinese non sia solo una lotta determinata a livello regionale e globale.
Sabotare la guerra dai posti di lavoro
Il Calp di Genova aderisce all’appello dei sindacati palestinesi
Sulla resistenza del popolo palestinese e la riscossa delle masse popolari di tutto il mondo
Non riuscendo a intruppare fette significative delle masse popolari nella solidarietà con lo Stato terrorista di Israele, i media di regime stanno promuovendo la linea della “dissociazione e condanna dei terroristi di Hamas” e dei distinguo della resistenza palestinese tra le forze “buone” (quelle non definiscono terroristiche) e quelle “cattive” (Hamas e forze definite terroristiche). Un escamotage per giustificare la mattanza di palestinesi inermi che l’esercito Israeliano in barba al diritto internazionale (quello che vale quando si parla di paesi nemici degli Usa, ma non vale quando si parla di Israele o dei paesi Nato) sta conducendo da settimane.
Il tentativo di mostrare Hamas come un corpo separato del movimento di resistenza palestinese – o addirittura come un organismo che i palestinesi e tutti i solidali con questo popolo devono condannare e isolare – non ha alcuna attinenza con la realtà. L’offensiva del 7 ottobre infatti non ha solo confermato l’unità del fronte di partiti e movimenti di liberazione, di organizzazioni popolari socialiste e comuniste del paese ma lo ha rafforzato e ne ha esteso il ruolo internazionale.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail: carc@riseup.net – sito: www.carc.it