Comunicato CC 28/2023 – 15 novembre 2023
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17 novembre: un nemico, un fronte, una lotta!
Il 17 novembre nelle principali città del nostro paese scenderanno in piazza studenti di scuole medie superiori e università in occasione della giornata internazionale per il diritto allo studio e all’istruzione pubblica. Una vasta parte delle attività produttive del centro Italia e a livello nazionale i lavoratori di scuola, ricerca, università, uffici pubblici e trasporti sciopereranno in occasione dello sciopero generale a tappe promosso da CGIL e UIL contro la finanziaria del governo Meloni. Si mobiliteranno i lavoratori iscritti al SI Cobas che ha indetto sciopero in solidarietà con la lotta del popolo palestinese e i lavoratori iscritti all’USB che ha indetto sciopero generale nel settore del Pubblico Impiego, a cui ha aderito anche la Confederazione Cobas Pubblico Impiego. Sciopereranno gli infermieri iscritti al sindacato autonomo Nursind. Infine confluirà nelle mobilitazioni del 17 novembre anche il vasto movimento di solidarietà con la resistenza palestinese e contro la criminale rappresaglia sferrata dai sionisti d’Israele contro le masse popolari di Gaza e Cisgiordania.
Sono diverse e particolari le piattaforme di lotta di ognuna delle organizzazioni promotrici delle mobilitazioni e perfino all’interno di ognuna delle mobilitazioni di venerdì prossimo coesisteranno linee diverse per quanto attiene la conduzione della giornata di lotta e i suoi sbocchi politici. Ma per quanto i promotori di ogni mobilitazione cerchino di distinguersi e ognuno attribuisca esclusivamente a sé la titolarità la giornata di lotta del 17 novembre, la massa degli studenti e dei lavoratori che vi prenderà parte lo farà animata da una tendenza comune che va oltre gli steccati dell’appartenenza di organizzazione sindacale, studentesca, politica. Cacciare il governo Meloni è in breve tempo diventata la direzione di marcia di ogni rivolo e affluente del movimento di resistenza e opposizione in corso nel paese e il 17 novembre, per una combinazione di cause, importanti settori delle masse popolari confluiranno in un’unica giornata di lotta.
Cacciare il governo Meloni è l’obiettivo politico che sintetizza e nei fatti già unifica le lotte contro le misure “lacrime e sangue” contenute nella nuova legge finanziaria in approvazione, contro il quarantennale attacco al diritto allo studio per i giovani delle masse popolari, contro la maggiore sottomissione del nostro paese alle imposizioni degli imperialisti USA e la partecipazione ai loro piani guerrafondai dall’Ucraina, alla Palestina a Taiwan, contro la mobilitazione reazionaria e la guerra tra poveri che Meloni e il suo governo di questurini e nostalgici del ventennio fascista cercano di promuovere su più larga scala.
Non è un caso che il governo Meloni si sta adoperando per sabotare e depotenziare la partecipazione agli scioperi minacciando precettazioni e conseguenze per chi aderirà. Il fatto che due sindacalisti di regime come Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, rispettivamente segretari generali di CGIL e UIL, abbiano finora risposto alle minacce governative confermando lo sciopero generale nella maggior parte dei settori interessati è indice della difficoltà nell’adempiere a una funzione “di regime” e del malcontento che cova tra i lavoratori che i sindacati di regime faticano e non possono più contenere nelle liturgie da sindacato concertativo, pena emorragia di iscritti.
Che il malcontento monti e che il governo Meloni sia diventato il bersaglio delle masse popolari ne approfittano anche i partiti di Larghe Intese concorrenti del governo Meloni, come dimostrato dal tentativo del PD di Elly Schlein che l’11 novembre ha radunato alcune migliaia dei suoi iscritti a Roma per denunciare che Meloni vessa le masse popolari e attua misure che lo stesso PD quando è stato al governo ha attuato. Sono le manovre con cui il sistema delle Larghe Intese cerca di mettere il proprio cappello, in vista delle prossime elezioni europee, sul malcontento che cresce nel paese nei confronti del governo Meloni.
Contro e in alternativa alle manovre del PD e dei suoi addentellati nei sindacati di regime occorre allargare e sviluppare la protesta contro il governo Meloni che dilagherà in tutto il paese venerdì 17 novembre e che si svilupperà anche nelle successive giornate di sciopero generale a tappe (20, 24, 27 novembre e 1 dicembre) convocato da CGIL e UIL e in quelle indette dal sindacalismo di base (in particolare il 27 novembre, con lo sciopero generale del Trasporto Pubblico Locale proclamato da tutti i sindacati alternativi e di base). Per cacciare il governo Meloni con la forza della mobilitazione operaia e popolare occorre rendere il paese ingovernabile promuovendo una successione di scioperi e proteste combattive, alimentando l’insubordinazione e la disobbedienza alle restrizioni al diritto di sciopero e all’agibilità politica per le masse popolari, attuando dimostrazioni di solidarietà con la resistenza palestinese e contro i promotori USA, UE e sionisti della Terza guerra mondiale, organizzando le espropriazioni dei ricchi e le spese proletarie nei supermercati a contrasto del carovita, organizzando le masse popolari ad usufruire gratuitamente dei servizi, moltiplicando le iniziative di solidarietà con i disoccupati privati del Reddito di Cittadinanza e di organizzazione e lotta con i lavoratori colpiti da licenziamenti, delocalizzazioni, moltiplicando le attività alternative di produzione e distribuzione dei prodotti. Rendere il paese ingovernabile significa in definitiva indirizzare ogni rivendicazione della classe operaia e delle masse popolari ad andare alle vie di fatto contro i padroni e le loro autorità come esemplarmente fanno i lavoratori portuali di Genova che boicottano il transito di armi destinate alle guerre imperialiste e come esemplarmente fanno i lavoratori della ex GKN di Campi Bisenzio in lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese, che oramai da più di due anni mantengono occupata la loro fabbrica e l’hanno trasformata in un centro di mobilitazione delle masse popolari del territorio come dimostrato dal ruolo assunto proprio dagli operai ex GKN nei soccorsi alla popolazione vittima dell’esondazione del Bisenzio.
Moltiplicare e rafforzare organismi operai nelle aziende capitaliste, organismi popolari nelle aziende pubbliche e su base territoriali e organismi giovanili nelle scuole e università che con la propria azione pratica contribuiscano allo sviluppo del movimento pratico che può rendere il paese ingovernabile, è il primo passo da compiere. Bisogna valorizzare le mobilitazioni del 17 novembre anzitutto per diffondere tra quanti vi aderiranno l’appello a organizzarsi. Contribuire a fare sì che scioperi e mobilitazioni del 17 novembre rompano coi recinti e i divieti imposti dalle autorità, violino le precettazioni e le imposizioni morali dei media a non sfilare con la bandiera palestinese sono alcuni dei modi concreti per alimentare attraverso le mobilitazioni del 17 novembre il movimento che rende ingovernabile il paese.
Questo è il primo passo per impedire che la mobilitazione operaia e popolare per la cacciata del governo Meloni possa essere manipolata dalle altre forze del sistema di Larghe Intese oggi “all’opposizione”. Il secondo e il più decisivo passo è la preparazione delle condizioni per imporre un governo del paese al servizio degli organismi operai e popolari e in virtù di ciò capace di applicare quelle misure a favore delle masse popolari che sintetizziamo nelle Sette misure generali del GBP, della cui fattibilità abbiamo avuto solo un piccolo e parziale assaggio nell’opera svolta dal primo governo Conte che con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha dimostrato che è possibile instaurare un governo del paese che operi e legiferi a favore delle masse popolari e passi sopra interessi e convenzioni consolidate.
Furono questi due passi che mancarono negli anni 2010-2011, in cui dalla confluenza tra la protesta del movimento dell’Onda studentesca contro l’approvazione della riforma Gelmini dell’istruzione e la protesta della classe operaia mobilitata dalla FIOM e dai sindacati di base contro il piano Marchionne prese forma un ampio movimento generale per la cacciata del governo della banda Berlusconi. La combinazione di questo movimento dal basso con le contraddizioni in seno ai vertici della Repubblica Pontificia produssero la cacciata della banda Berlusconi dal governo del paese. La celebre lettera del 5 agosto 2011 a firma Trichet (presidente uscente della Banca Centrale Europea) e Draghi (presidente entrante) fu l’atto che decretò il commissariamento di fatto del governo del paese e le successive dimissioni di Berlusconi del 16 ottobre 2011, proprio all’indomani dell’imponente e combattiva giornata di lotta che ebbe luogo a Roma il 15 ottobre 2011, seguita dall’installazione del governo Monti, commissario dell’Unione Europea per l’Italia.
Le mobilitazioni del 17 novembre dimostrano che esistono tutti i presupposti per lo sviluppo di un’ampia mobilitazione studentesca, operaia e popolare analoga e potenzialmente superiore a quella che prese forma negli anni 2010-2011 perché più gravosi sono diventati nel corso di un decennio gli effetti dell’avanzamento della fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo. Imparare dall’esperienza significa oggi non ripetere gli errori del passato, principale dei quali fu il sottrarsi della FIOM al ruolo di centro autorevole della mobilitazione generale che aveva svolto fino all’ottobre 2011.
Il (nuovo)PCI fa appello ai comunisti, alle avanguardie di lotta e a tutti gli elementi avanzati delle masse popolari che si mobiliteranno nella giornata del 17 novembre a fare del proprio meglio per allargare la protesta e la mobilitazione contro la finanziaria del governo Meloni e per la cacciata di Meloni dal governo del paese, ma soprattutto per propagandare e orientare le mobilitazioni verso l’obiettivo politico dell’instaurazione del Governo di Blocco Popolare.
Cacciare il governo Meloni è l’obiettivo unificante delle numerose mobilitazioni e scioperi che avranno luogo in tutto il paese nella giornata del 17 novembre!
Sostituirlo con un Governo di Blocco Popolare che operi al servizio delle organizzazioni operaie e popolari del paese è il sentiero da percorrere per impedire che al governo Meloni succeda un altro governo di Larghe Intese!