Tragedia Argentina: Javier Milei eletto presidente

Giulio Chinappi – 21/11/2023

Tragedia Argentina: Javier Milei eletto presidente | World Politics Blog (wordpress.com)

 

Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Argentina ha visto la vittoria del candidato di estrema destra Javier Milei, ponendo forti preoccupazioni per il futuro del Paese.

Il percorso delle elezioni presidenziali in Argentina aveva avuto inizio lo scorso 22 ottobre, quando il primo turno aveva visto Sergio Massa, il candidato della coalizione peronista Unión por la Patria, superare le aspettative e battere nettamente il suo rivale di estrema destra, Javier Milei. Tuttavia, il secondo turno, tenutosi domenica 19 novembre, ha portato una sorpresa sconvolgente per le sorti politiche del Paese sudamericano: Milei ha infatti conquistato la presidenza, sconfiggendo Massa e aprendo la strada a un futuro politico che suscita preoccupazioni.

Come ricorderanno i nostri lettori più attenti, nel primo turno Massa aveva ottenuto il 36,69% delle preferenze, superando Milei di quasi 7 punti percentuali. La vittoria sembrava ormai a portata di mano per il candidato peronista, visto anche il suo background come ex presidente della Camera dei Deputati e ministro dell’Economia in carica sotto la presidenza di Alberto Fernández. Tuttavia, il secondo turno ha ribaltato le aspettative, con Milei che ha conquistato il 55,69% dei voti validi, sconfiggendo Massa che si è fermato solamente al 44,30%.

Le elezioni hanno registrato una partecipazione del 76,31%, confermando l’interesse e l’importanza che gli argentini attribuiscono a questo processo democratico. In seguito alla pubblicazione dei risultati, Massa ha subito riconosciuto la vittoria di Milei, mentre il presidente uscente Fernández ha comunicato la sua intenzione di avviare il processo di transizione istituzionale, auspicando convivenza, dialogo e rispetto per la pace nel futuro dell’Argentina.

Dal punto di vista numerico, la vittoria di Milei è stata resa possibile soprattutto dal sostegno che questi ha ottenuto da parte dell’ex presidente Mauricio Macri e della sua candidata Patricia Bullrich, che aveva chiuso al terzo posto in occasione del primo turno. Come accaduto in precedenza in altri Paesi sudamericani, la destra moderata e quella estremista non esistano a sostenersi a vicenda quando si tratta di sconfiggere candidati progressisti. Nel caso dell’Argentina, la vittoria di Milei rappresenta una svolta significativa verso la destra e solleva interrogativi sul futuro del Paese: in particolare, il suo programma economico propone la dollarizzazione dell’economia nazionale, una mossa rischiosa che potrebbe aprire la strada a crisi economiche ancor più gravi rispetto a quelle precedentemente vissute dall’Argentina. Inoltre, la sua posizione sulla liberalizzazione dell’uso delle armi suscita preoccupazioni per la sicurezza pubblica.

Massa, dal canto suo, aveva promesso di costruire un’industria forte, migliorare l’istruzione pubblica e modernizzare il regime lavorativo senza compromettere i diritti dei lavoratori. La sua visione multilateralista, evidenziata dall’ingresso dell’Argentina nei BRICS sotto l’attuale governo, indicava inoltre un impegno per relazioni internazionali basate sul dialogo e il consenso. Tuttavia, questo non è risultato sufficiente per convincere un elettorato probabilmente deluso dal mandato di Fernández, il quale però è stato a sua volta limitato dall’assenza di una maggioranza chiara nelle camere.

Le motivazioni dietro il successo di Milei vanno oltre la situazione socioeconomica difficile. La destrutturazione dei legami sociali e le trasformazioni veloci degli ultimi anni hanno creato un divario tra la porzione organizzata della società e un vasto gruppo che non si sente rappresentato né orientato dalle istituzioni esistenti, secondo quanto scritto dal giornalista Javier Tolcachier su TeleSur. Tale situazione potrebbe addirittura peggiorare sotto la presidenza di Milei, come del resto accaduto nel corso del mandato del liberista Macri, pronto a dare il suo contributo al nuovo capo di Stato.

Secondo Tolcachier, il governo di Milei-Macri porterà avanti politiche radicali di privatizzazione, tagli ai diritti dei lavoratori e un accentramento di potere che potrebbe minare la democrazia stessa. L’atteggiamento estremamente liberale potrebbe portare a un aumento delle disuguaglianze e minare i diritti acquisiti in passato. In pratica, si prevede che Milei prosegua sulla strada tracciata nel corso della presidenza Macri, ma con una retorica più estremista, tale da ricordare Donald Trump o Jair Bolsonaro.

La speranza è che, nonostante le divisioni politiche, l’Argentina possa trovare una via per costruire un futuro inclusivo, equo e prospero per tutti i suoi cittadini, e che il mandato di Milei non causi danni irreparabili alla struttura economica e sociale del Paese sudamericano.

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