“In morte di Henry Kissinger”

Rassegna a cura di Jure – 01/12/2023

 

“Quando muore uno degli alti uffici del capitale finanziario a guida USA molti sono obbligati a scrivere un coccodrillo. Altri sono ugualmente obbligati a tacere. Noi invece possiamo parlare sputando il coccodrillo tutto intero.”

 

 

In morte di Henry Kissinger

Quando muore uno degli alti uffici del capitale finanziario a guida USA molti sono obbligati a scrivere un coccodrillo. Altri sono ugualmente obbligati a tacere. Noi invece possiamo parlare sputando il coccodrillo tutto intero.
Muore dopo un secolo un figuro nefasto, odiatore seriale dell’Umanità. E maestro in dissimulazione davanti al proprio spirito e a quelli altrui. Ha fatto decimare popoli sparsi in quasi tutto il globo: l’elenco è tuttora in corso di compilazione. Ha corrotto politici amici e nemici. Si racconta che una volta Mao, vedendolo intento al bicchierino con Chu En Lai, ebbe a dire: “Questo è pericoloso perché anche quando beve ti guarda con l’occhio degli Yaoguai”. Gli Yaoguai sono gli spiriti malefici animali e vegetali del folklore antico cinese – per gli Occidentali un tipo di demoni fanatici che popolano l’inferno – la cui aspirazione più profonda e ingiustificata è quella di raggiungere l’immortalità: farsi dei. Se ne ricordino per primi gli attuali esploratori novelli del pensiero umanistico che vanno in giro cianciando di “uomo divino”.
Ecco cos’era Kissinger, ed ecco perché dai primi anni ‘40 a ieri è stato al servizio dei dirty games e delle politiche imperialiste degli USA. Per limitarci ai crimini politici che più hanno colpito le menti e i cuori in Italia, si deve ricordare il suo ruolo da attore protagonista nel rovesciamento di Salvador Allende e nell’avvento del regime di Pinochet, per non dire della profezia autoavverante che fece ad Aldo Moro nel 1974: “Lei la pagherà cara”
Uno Yaoguai senza scrupoli di sorta, che fu all’origine anche dei piani di affamare e assetare popoli di cui parlano in questi ultimi mesi al WEF e dintorni… Dopo un centinaio d’anni e malefatte ininterrotte, ha dovuto ritirare il suo sogno di immortalità.
I popoli ne serberanno memoria.
Ireneo Corbacci

Bye Bye Uncle Sam
https://byebyeunclesam.wordpress.com/2023/11/30/coccodrillo-anomalo/

 

“Lei la pagherà cara”

“La macchina del “lucido superpotere” che porterà al sequestro e all’assassinio di Aldo Moro è già in pista da tempo. Le sue componenti operative rispondono ad una mente, a registi made in USA che hanno a loro completa disposizione i grandi mezzi degli arcana imperii (la rete della loro Intelligence Community, CIA in testa), l’obbedienza cieca dei loro funzionari in loco (i servizi segreti italiani) e la manovalanza fabbricata ad arte (i brigatisti).”


https://byebyeunclesam.wordpress.com/2020/11/14/lei-la-paghera-cara/

Col sottotitolo Cabina di regia USA, Vaticano e apparati di Stato dietro l’affare Moro, “Lei la pagherà cara” (Edizioni Pendragon, Bologna, 380 pagine) è il secondo volume che noi di Faremondo dedichiamo ad uno dei tornanti decisivi della storia contemporanea del nostro Paese: in precedenza (2014), ci eravamo già occupati di questi ed altri aspetti dirimenti dell’operazione Moro attraverso lo scritto di un nostro collaboratore tanto prezioso quanto schivo ad apparire: Aurelio Macedonio Aldrovandi, il cui studio (353 pagine) venne allora pubblicato a nostra cura col titolo Friendly fire. Il sequestro Moro come false flag operation orchestrata dagli USA.
Nel 2019, appena doppiato il quarantennale dell’agguato militare di via Fani, ulteriori infauste vicende (in primis la parabola e gli esiti nefandi dell’ultima “commissione d’inchiesta” parlamentare), diverse importanti acquisizioni documentali e nuove ricerche di rilievo uscite nel frattempo, ci hanno spinto a rivolgere nuovamente lo sguardo verso questa cospicua e crucialissima parte del nostro presente su cui i mainstream media continuano a stendere pesanti inganni, false bandiere e plurimi veli di silenzio…
Non a caso la nostra disgraziatissima penisola era e rimane per i dominanti un laboratorio di manipolazione politica di prima grandezza a livello planetario. Per questo, nello scorrere dei decenni, dentro questo tipo specifico di presente l’affare Moro si conferma sempre più nitidamente quale vero pivot ineludibile e “punto più alto” di tutte le strategie psicologiche, politiche e criminali messe in campo a danno delle italiche genti dall’intero establishment (occidentale), con tutto il suo nutrito stuolo di perpetratori, la gerarchia dei suoi agenti, le schiere dei fiancheggiatori e degli esecutori ai vari livelli: un affare oggi più attuale e più significativo che mai, a riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, della longeva continuità dei disegni di potere dei dominanti di allora e di oggi, uniti in profondo dal loro “essere” funzionari del capitale.
Ad inizio 2020, proprio mentre stavamo mettendo in programma una serie di presentazioni del libro in diverse città, una rinnovata cabina di regia degli stessi dominanti ha preso a muovere i suoi innumerevoli asset subordinati sparsi per il mondo, inscenando le prime stanze della cosiddetta pandemia e promuovendo la prima incarcerazione domiciliare su scala globale che la storia della specie ricordi.
Saltate o congelate sine die le presentazioni del volume, ci siamo impegnati per mesi nell’analisi dei fatti e nella decifrazione degli eventi di quello che, mano a mano che si srotolano i papiri dell’agenda dei dominanti, si rivela essere, dopo e oltre l’11 settembre 2001, un inedito azzardo di portata planetaria volto alla risistemazione globale del mondo secondo i desiderata dei funzionari del capitale.
In una temperie di specie come questa, ci siamo detti, un nostro rinnovato e ancor meglio consapevole ritorno di attenzione sul “caso Moro” non potrebbe mai essere vissuto come un’operazione di depistaggio intellettuale. Τutto il contrario, semmai, se è vero come è vero, in profondità, che il pulviscolo di senso fatto alzare durante il sequestro dell’esponente democristiano (ma già in aria all’epoca dell’assassinio di J.F. Kennedy), è, pur nella differenza di scala fra gli eventi, fatto esso stesso della medesima grana di quello fatto spargere su Manhattan la mattina dell’11 settembre, che a sua volta è il diretto antecedente storico di quello attuale seminato in aria col nome di “nuovo coronavirus”.
Qui di seguito ci permettiamo quindi di proporre per la prima volta all’attenzione dei frequentatori del nostro sito-rivista una breve traccia che dia almeno una sommaria idea dei contenuti del volume, che può essere ordinato tanto sul sito dell’editore quanto sui portali di vendita dedicati.
«Lei la pagherà cara»: questo è il succo del sinistro avvertimento di Kissinger a Moro durante una sua visita negli Stati Uniti del 1974, quando era ministro degli esteri: la politica di avvicinamento al PCI e il recupero parziale di indipendenza da parte dell’Italia, pur sotto l’ombrello NATO e occidentale, son cose che non s’han da fare…
La macchina del “lucido superpotere” (Pecorelli) che porterà al sequestro e all’assassinio di Aldo Moro è già in pista da tempo. Le sue componenti “operative” rispondono ed una mente, a registi made in USA che hanno a loro completa disposizione i grandi mezzi degli arcana imperii (la rete della loro Intelligence Community, CIA in testa), l’obbedienza cieca dei loro funzionari in loco (i servizi segreti italiani) e la manovalanza fabbricata ad arte (i brigatisti).
Se a questo si aggiungono la fedeltà atlantica di tutti gli apparati dello Stato e la subalternità collaborante dei principali partiti politici (DC, PCI, PSI), vediamo come nulla sia stato lasciato al caso nell’affare che più di tutte le altre stragi ha impresso il suo marchio funesto sulla storia del nostro Paese…
Dalla potenza sterminatrice del commando di professionisti in azione in via Fani – che non fu composto da brigatisti, relegati a comparse dell’agguato – all’esfiltrazione da manuale del sequestrato da via Casale de Bustis, con ogni probabilità via elicottero; dalla permanenza del prigioniero in due location in riva al mare, superprotette e off limit per gli investigatori (Palo Laziale e Fregene), all’epilogo macabro della sua lenta esecuzione maturata nel perimetro di palazzi nobiliari ad alta intensità di intelligence (palazzo Antici-Mattei e palazzo Caetani), da dove la famosa R4 rossa col cadavere di Moro percorse appena 50 metri prima di essere abbandonata in via Caetani…

Fonte

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Un nuovo libro sul caso Moro e non solo: Friendly fire

 

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È appena uscita sul sito del Centro studi Juan de Mairena un’ampia sintesi del saggio di Aurelio Macedonio Aldrovandi, Friendly fire. Il sequestro Moro come false flag operation orchestrata dagli USA, Faremondo, Bologna, 2014. Ignorata giustamente da tutti i media italiani per la sua originalità, la ricerca dello studioso italo-spagnolo ci presenta un quadro in parte inedito delle circostanze e dei fatti documentati che si trovano dietro le quinte di uno dei più efferati delitti politici del Novecento e ne spiegano le cause. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro è stato un inside job che ha ridotto in cenere lo Stato di diritto italiano e uno spartiacque storico che fa impallidire la ennesima  svolta autoritaria in atto nel nostro paese oggi (portata avanti, si noti la cosa, dal PD: un OGM politico d’importazione statunitense, un’autentica specie monstre, che neanche il dott. Frankenstein sarebbe riuscito a creare nel suo laboratorio di Ingolstadt). Il fatto poi che la Repubblica nata dalla Resistenza sia stata del resto subito resa un colabrodo istituzionale da una serie di eventi, noti e segreti (al tempo, ma emersi in seguito in piena luce), pianificati addirittura sin dal primo dopoguerra e mandati subito ad effetto con la conclusione del conflitto, fa apparire l’attuale difesa della Costituzione da parte di accademici giureconsulti e giornali di presunta opposizione più come l’ennesima operazione politica di una fake opposition che una reale alternativa allo stato di cose esistenti. Se il caso Moro è stato organizzato e gestito dagli USA tramite i loro fiduciari italiani ed europei, attraverso i servizi segreti dello Stato costituzionale e repubblicano e l’attiva collaborazione delle agenzie di intelligence addirittura dell’intero Occidente, inglesi, francesi e tedesche in testa, il suo obiettivo, rivela Aldrovandi, è sempre stato quanto meno duplice.

  1. Innanzitutto, il suo primo scopo è sempre stato la cancellazione del Pci dal panorama politico italiano e internazionale, obiettivo a cui del resto questo partito, trascinato in questo dalla sua stessa logica interna, ha dato paradossalmente un contributo attivo di primo piano attraverso la condotta del suo gruppo dirigente. Si segua nel volume di Aldrovandi la documentata dimostrazione di questo fatto.
  2. In secondo luogo, tramite anche soggetti come Biscaretti di Ruffia, Carlo Azeglio Ciampi, Ferruccio Parri, e uno stuolo di altri personaggi provenienti dalle polizie di Mussolini, dal SIM sabaudo e dalle agenzie NATO infiltrati nelle strutture dello Stato ai vertici delle FFAA e dell’intelligence patria, si era intenzionati anche a liquidare ogni velleità d’indipendenza da parte della colonia italiana rispetto ai suoi nuovi signori e padroni: l’Italia come potenza regionale, paese ponte con il Medio oriente e il mondo arabo, sovranità monetaria, ecc., insomma la difesa degli interessi nazionali, inconcepibile e inammissibile per il dominus geopolitico statunitense. Missione perfettamente compiuta anche in questo caso.

Insieme al chiarimento di queste due dirimenti circostanze, il saggio di Aldrovandi mostra anche quali subliminali tecniche di brainwashing siano state usate dai registi dell’operazione per dissuadere preventivamente – col calvario di Moro, una moderna tragedia in più atti su un palcoscenico all’aria aperta (col suo décor visibile e il suo invisibile backstage), debitamente amplificata dai media del tempo – eventuali nuovi soggetti politici intenzionati a proseguire sulla strada dei loro predecessori. I deterrenti simbolici e letterali a futura memoria usati nel caso Moro, sono stati così efficaci, terrificanti com’erano, che dal quel momento in poi a nessuno – tanto meno ovviamente alla DC di allora, un partito che è sempre stato in definitiva una creatura geopolitica degli Stati Uniti e che non avrebbe dovuto neanche immaginare di poter mettere il bastone tra le ruote alle decisioni dei nuovi dominanti – è più venuto in mente di concepire l’Italia come un paese sovrano. Controversa, discutibile, criticabile quanto si vuole, la ricostruzione di Aldrovandi è comunque una delle poche analisi controcorrente che, oltre a tener conto dei fatti più rilevanti e delle circostanze accertate, disegna anche la più ampia cornice ideologico-politica, in particolare dentro e fuori il Pci, che rese possibile la realizzazione dei disegni USA a danno della sinistra e del movimento operaio dell’epoca, portando alla luce nuovi elementi di verità. Scusate se è poco, avrebbe detto Totò.

Il libro nella sua versione integrale si può ordinare qui: edizionif@faremondo.org oppure scrivendo a redazionef@faremondo.org.

https://www.faremondo.org/un-nuovo-libro-sul-caso-moro-friendly-fire/

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