Verso la guerra: l’Italia approva la missione nel Mar Rosso

Fronte della Primavera Triestina – 12/03/2024

Verso la guerra: l’Italia approva la missione nel Mar Rosso – Blog di Fronte della primavera triestina

 

Martedì 5 marzo il parlamento italiano ha approvato, quasi all’unanimità, la partecipazione dell’Italia alle missioni militari: Aspides, Levante e EUAM.
Con la missione Aspides (comandata proprio dalla Marina italiana) l’Italia, di concerto con altri paesi UE, impegnerà proprie navi militari per tutelare gli interessi dell’imperialismo occidentale nel Mar Rosso, interessi minacciati dalle impavide azioni degli Huthi.
Con la missione Levante l’Italia intende invece partecipare a delle operazioni “umanitarie” a Gaza, ossia ripulirsi, di facciata, dalla complicità con il genocidio sionista e prepararsi a giocare il suo ruolo da carabiniere dell’imperialismo anche in tale territorio, ruolo che l’Italia sa interpretare egregiamente come dimostrano gli oltre 7000 militari italiani piazzati in giro per il mondo, di cui più di 1000 solamente nel vicino Libano.

In merito ricordiamo che è proprio al largo di Gaza che l’ENI ha ottenuto da Israele la concessione a condurre ricerche di Gas offshore. Non escludiamo dunque che sotto la copertura dell’operazione Levante si celino manovre italiane finalizzate a difendere e tutelare gli interessi della multinazionale di Stato.
Invece con EUAM, missione civile dell’Unione Europea, si vorrà rafforzare ulteriormente il legame tra italia/UE e regime ucraino.

Lo Stato di Roma non manca di occultare la vera natura delle sue politiche con la solita ipocrisia italiota, che arriva a rassicurare sulla natura “difensiva” dell’operazione Aspides (cosa voglia dire quel “difensivo” lo staremo a vedere) o a coprire le sue trame e la sua sporca complicità con l’entità sionista con qualche aiuto umanitario ad una popolazione che viene impunemente massacrata, umiliata ed affamata ormai da mesi, con una brutalità disumana che non può venire insabbiata da qualche tonnellata di aiuti umanitari.

Per il diritto internazionale Trieste dovrebbe essere neutrale e demilitarizzata ma, essendo sotto amministrazione italiana, sta venendo invece trascinata verso nuovi conflitti. L’inasprimento delle tensioni vedrà la nostra città e il proprio porto strategico sempre più sfruttati dall’interesse imperialista. Come il conflitto in Ucraina ha infatti reso evidente Trieste è e sarà parte essenziale dello scacchiere geopolitico, in quanto polo centrale all’interno della produzione e dello spostamento degli armamenti destinato al blocco occidentale.
Rifiutiamo lo sfruttamento militare della nostra città, affinché il sangue dei popoli oppressi non venga spanto in nostro nome.

Noi ribadiamo la nostra solidarietà al popolo palestinese, a quello yemenita e alla lotta di resistenza che essi conducono.
Noi ci dissociamo dalle politiche dell’occidente imperialista e non ci riconosciamo nel governo italiano, che come occupa e sfrutta la nostra città così presidia e tutela gli interessi occidentali in tante altre parti del mondo, dall’Est Europa al Medio Oriente passando per l’Africa subsahariana.

Ai nostri concittadini, che guardano con preoccupazione alla contrazione dell’attività portuale e all’aumento dei prezzi, ricordiamo come ciò non sia la conseguenza delle azioni di un gruppo di pazzi yemeniti. I coraggiosi guerrieri di Ansar Allah, che peraltro hanno sempre dichiarato di avere nel mirino esclusivamente navi legate a Israele e al duo USA/UK, stanno agendo infatti per richiedere la fine dell’attacco genocida israeliano su Gaza, che ha fatto più di 30.000 vittime. La causa di tutto è Israele con il suo fondamentalismo e i suoi crimini decennali, talmente gravi da aver spinto i palestinesi di Gaza all’attacco del 7 ottobre, alla quale Israele ha risposto facendo tabula rasa della striscia abitata dai palestinesi.

Se i Paesi occidentali, con il nostro passivo avvallo, continuano a tollerare e spalleggiare la cancellazione di un popolo, allora si può dire che essi meritano di pagare il prezzo che gli Huthi impongono. Prezzo dettato non da gusto o follia, bensì dal senso di giustizia volto a piegare la rete di collaborazione di cui gode il sionismo.
Dissociamoci dunque tutti e sabotiamo la partecipazione italiana alle operazioni nel Mar Rosso.
Se vogliamo un porto veramente florido e libero tendiamo la nostra mano agli oppressi del mondo! Chiudiamola invece in pugno contro l’imperialismo ed il sionismo!

 

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