L’ipotesi del fronte antifascista e costituzionale dopo il congresso del M5S

Forum Italiano dei Comunisti – 01/12/2024

 

L’IPOTESI DEL FRONTE ANTIFASCISTA E COSTITUZIONALE
DOPO IL CONGRESSO 5 STELLE

 

Non è possibile dire se la svolta che Conte ha realizzato dentro il movimento dei 5 Stelle si consoliderà in una vera prospettiva politica tale da consentire riflessioni sulle prossime vicende politiche in Italia e su quale direzione imboccherà la situazione.

La domanda che ci poniamo è la seguente: qual è l’equilibrio politico che si sta determinando e qual è la collocazione dei comunisti?

Non sembri strano che, trattando dell’equilibrio politico italiano, si parli insieme dei comunisti, riteniamo infatti che essi in ogni situazione debbano sempre essere in grado di valutare i rapporti di forza e definire la loro collocazione, sia elettorale che di area politica. Per questo siamo preoccupati di come la situazione potrebbe evolvere facendo ritrovare la sinistra nelle mani della Schlein. Il destino dei 5 Stelle non è dunque irrilevante per una prospettiva diversa, quella cioè di un blocco di sinistra che possa sostenere un programma contro la guerra, in difesa della Costituzione e antifascista.

Purtroppo la situazione nel cosiddetto ‘campo largo’ rimane molto fluida. Da una parte abbiamo il PD di Schlein che, mentre incita all’unità contro il governo Meloni, stringe le sue alleanze con l’UE della guerra, e dall’altra un movimento 5 Stelle che non solo non ha ancora trovato una stabilizzazione interna, ma deve verificare se nel lungo periodo riuscirà a consolidare sulla nuova linea la sua consistenza elettorale. Quanto alla Alleanza Verdi e Sinistra, pur essendo diventata un riferimento elettorale consistente e mantenendo una certa coerenza contro la guerra e il governo Meloni e a sostegno di una politica sociale antiliberista, rappresenta di fatto ancora una scatola vuota cresciuta all’ombra del PD.

La situazione sul campo dimostra però che, pur persistendo un’area astensionista enorme, che raggiunge o supera il 50% e che considera inutile il voto per cambiare le cose, tra quanti si recano alle urne o hanno intenzione di farlo e si esprimono politicamente c’è un settore abbastanza importante che non è omologato su posizioni liberiste e atlantiste ed è contro il Governo neofascista della Meloni. In questo contesto, i comunisti devono decidere come operare: se presentarsi sulla scena politico-parlamentare con liste di nessuna consistenza, oppure lavorare perché nell’area politica che è contro la guerra, il liberismo e il neofascismo governativo si possa creare un fronte politico che incida sugli equilibri e porti a casa dei risultati.

Ovviamente noi siamo per questa seconda ipotesi e crediamo che nella fase storica attuale questa debba essere la posizione dei comunisti. I quali con questo non rinunciano certo a mantenere la loro autonomia, ma agiscono in modo tale che nello scontro politico e sociale si tenga conto dei rapporti di forza e si stringano alleanze.

La ghettizzazione dell’area comunista non ha prodotto risultati in decenni di ‘rifondazioni’, mancando di quella credibilità che sicuramente è venuta meno per le vicende tragiche dello scioglimento dell’URSS e della liquidazione del PCI, ma anche e soprattutto perché i comunisti rimasti sulla scena non sono stati capaci di legarsi alle forze sociali che avrebbero potuto rappresentare l’alternativa.

Eppure, nella storia dei comunisti italiani non mancano esempi – dal congresso di Lione alla svolta di Salerno – per capire che la ghettizzazione non paga.

 

Sharing - Condividi