A Cuba la Grande Marcia del Malecón: censura e manipolazione

cubainformacion.tv – 27/12/2024

Cubainformación – Articolo: Grande Marcia sul Malecón: censura e manipolazione

 

A Cuba la gente è scesa in piazza, a migliaia. Decine di migliaia di persone hanno riempito la spianata di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti a L’Avana e hanno marciato lungo il lungomare. Di fronte alla realtà di un popolo che, seppur stanco, a volte disperato a causa di penurie e blackout, resiste alla criminale politica di guerra economica contro tutte le sue fonti di reddito, il nemico cosa ha fatto: o tacere la marcia (come ha fatto la stampa corporativa); beh, per dire che le persone sono state costrette a rischiare di perdere il loro lavoro pubblico (gli stessi che ci dicono che il loro lavoro è così mal pagato che non vale la pena di lavorare); anche se il numero di persone era piccolo (c’erano quattro gatti). Ma le immagini ci sono: migliaia e migliaia di persone, nonostante la scarsità (se non la quasi totale assenza) di mezzi pubblici, in una città vasta come la capitale cubana.

El Necio, un influencer cubano, raccoglie sui suoi social network i sentimenti di tutte le persone che hanno marciato contro il blocco degli Stati Uniti. Leggiamo: “Io sono cubano. Vivo a Cuba. Ho blackout quotidiani e carenze di ogni tipo. È reale. Ma so anche qual è la causa fondamentale di questo avvenimento: la repressione economica degli Stati Uniti affinché il mio popolo si stanchi e rinunci alla sua indipendenza per cui ha lottato durante quasi 100 anni di lotte diverse. Pensi che non sia così? Portata… dal 2014 al 2019 (epoca Obama) abbiamo avuto un periodo di stabilità: non c’erano blackout, non c’era inflazione, cibo, beni e servizi erano accessibili, il settore privato e quello statale erano sviluppati. E non hanno nemmeno rimosso il blocco, solo alcune sanzioni e ci hanno rimosso da un’ingiusta “lista di paesi che sponsorizzano il terrorismo”; in cui siamo tornati dal 2020, in piena pandemia. Con quella crepa da sola, tutto era diverso. Se il Blocco ci limita già: quella lista ci impedisce di commerciare, nessuno vuole commerciare con un paese di quella lista, o accettare transazioni o pagamenti comuni…

Oggi il paese non se la passa bene. Questa è la verità. Ma non rinunceremo alla nostra lotta perché è quello che vogliono: rovesciare Cuba per perseguire altri popoli.

Ma seriamente: immaginate come sarebbe il mio paese senza quel blocco, senza quella persecuzione, senza quella brutale guerra economica: un esempio a livello di vita e a livello sociale che vogliono evitare a tutti i costi, a causa degli sguardi ansiosi che può provocare. Ciononostante, c’è chi ci guarda e si sente orgoglioso: perché in mezzo a tutto questo che ci fa tanto male, siamo stati in grado di sviluppare indicatori in termini di salute, istruzione, sicurezza sociale, ricerca scientifica, accesso alla cultura e risultati sportivi di livello mondiale. Ma vogliamo fare di più: vogliamo che ci sia permesso di vivere ed essere felici, in modo che nessun altro cubano debba emigrare. Ogni anno, all’ONU, tutto il mondo ci sostiene perché sa quanto Cuba può dare e quanto sia ingiusto ciò che ci fa. Grazie per aver letto. Ti mando un abbraccio per la fine dell’anno”.

Daremo anche dei colpi alla stupidità di certi odiatori (e bot pagati) sui social network che giustificano il blocco degli Stati Uniti contro Cuba difendendo le aziende statunitensi nazionalizzate dalla Rivoluzione. Spiegheremo come hanno rifiutato (costretti dal loro Governo) il corrispondente risarcimento da Cuba e come la Rivoluzione ha portato avanti una politica di difesa della stragrande maggioranza della popolazione, specialmente di coloro che soffrivano la povertà estrema. Ma gli odiatori, naturalmente, difendono l’élite borghese americana danneggiata da questa politica in difesa dei più poveri. Che ognuno si posiziona con un senso di classe.

Parleremo anche dell’emigrazione cubana, delle nuove nomine di Donald Trump (Maurice Claver-Carone a capo della sua guerra contro l’America Latina, per esempio) e dell’allineamento del verme di Miami con lo stato genocida di Israele.

Sharing - Condividi