Comunicato CC 12/2025 – 29 maggio 2025
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Opporsi alla conversione in legge del Decreto Sicurezza e organizzarsi per violarlo se diventa legge
Combinare azioni legali e illegali fino a rendere ingovernabile il paese a Meloni & C. e ai suoi padrini
È legittimo tutto ciò che serve agli interessi delle masse popolari, anche se è vietato dalle leggi borghesi
La repressione dilaga nel nostro paese e nel resto dei paesi imperialisti, man mano che procedono la crisi generale del capitalismo, l’eliminazione delle conquiste, la Terza guerra mondiale a pezzi, l’aggressione contro i paesi e i popoli oppressi che non accettano docilmente di essere saccheggiati e, quindi, man mano si sviluppa la resistenza delle masse popolari. L’“ordine sociale” della borghesia imperialista è sempre più un ordine di guerra, di miseria, di distruzione dell’ambiente. Per imporlo e conservarlo la classe dominante deve indurre le masse popolari a rassegnarsi ad esso, quindi le sue autorità devono reprimere i ribelli e gli organismi che promuovono la resistenza popolare o indurli comunque a indietreggiare e cercare vie di fuga e scorciatoie: illudersi che un eventuale governo del polo PD correggerà la stretta repressiva contenuta nel DL Sicurezza degli sceriffi Piantedosi, Nordio, Crosetto oppure affidarsi alla benevolenza di questo o quell’esponente della classe dominante oppure ancora moderare i propri obiettivi in campo politico in nome del “non ci sono le condizioni per dispiegare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari”.
A questo fine, nel nostro paese i vertici della Repubblica Pontificia tentano di limitare per legge e di fatto quanto resta delle libertà democratiche conquistate con la Resistenza, sancite dalla Costituzione del 1948 ancora – almeno formalmente – in vigore e con le lotte degli anni successivi. Il DL Sicurezza è stato preceduto da altre misure repressive (i decreti legge “anti-rave”, “Cutro”, “Caivano”, il DL n. 124, il Decreto legge sulle organizzazioni non governative, la legge del 22.01.2024 contro le azioni di protesta promosse da organizzazioni ambientaliste) adottate dal governo Meloni a partire dal suo insediamento nell’ottobre 2022. Si accompagna all’imposizione delle zone rosse in varie città del paese, alla militarizzazione del territorio e delle scuole, ai quotidiani abusi di potere, alle intimidazioni poliziesche contro chi espone la bandiera palestinese alle tappe del Giro d’Italia, alle denunce, alle inchieste, alle campagne denigratorie contro gli oppositori, alle operazioni di spionaggio e di infiltrazione, alla nomina di un macellaio del G8 di Genova a questore di Monza. Va a braccetto con la creazione di nuovi posti nelle carceri per “ospitare” detenuti in regime di 41bis, segnale che le autorità stanno preparando operazioni repressive di alto profilo contro il movimento comunista cosciente e organizzato e le avanguardie di lotta più attive e combattive del nostro paese. Il Ministero degli Interni e quello della Giustizia da diversi mesi stanno cercando di reperire tra le varie carceri italiane, per il momento, circa 200 posti per “ospitare” i detenuti in regime di 41bis: sono alla ricerca di posti nelle strutture più grandi (dove è possibile ospitare molto personale per la sorveglianza esterna), isolati o difficilmente raggiungibili (isole o isolotti, aree lontanissime dai centri abitati, ecc.). Una di queste aree è la città di Cagliari, sul cui carcere è ricaduta la scelta per circa 70 posti, mentre altri posti sono stati recuperati presso il carcere di Modena, tristemente noto per la sanguinosa repressione della ribellione dei detenuti nel 2020, durante la pandemia da Covid-19, a seguito della quale è stato “ristrutturato”. Di questa operazione si è occupato negli scorsi mesi Amerigo Fusco, attuale comandante del Gruppo Operativo Mobile (GOM), ex paracadutista, con lunga esperienza nel comando in ambito carcerario, in particolare nella “cura” dei detenuti in regime di 41bis e noto nell’ambiente carcerario per il “pugno duro”.
Ma quando calpesta i diritti delle masse popolari e cerca di limitare la libertà di organizzazione e protesta, la classe dominante non si muove su un terreno per lei favorevole. Il movimento che si è sviluppato in tutto il paese contro il DL Sicurezza lo dimostra. Contro il DL Sicurezza è schierato un ampio e variegato numero di forze, che comprende sindacalismo di base, organismi già attivi contro la repressione, partiti e organismi del movimento comunista, sinceri democratici e anche CGIL, ANPI e ARCI. Anche esponenti del PD e altri “oppositori” parlamentari del governo Meloni, esponenti della Chiesa, della magistratura e persino delle Forze dell’Ordine hanno preso posizione contro quelle misure. Il ricorso alla repressione è un’arma a doppio taglio per i vertici della Repubblica Pontificia, perché diventa un ulteriore motivo di mobilitazione e lotta contro il governo. Questo suscita divisione anche nei vertici della Repubblica Pontificia tra chi è per stroncare le mobilitazioni colpendo duro, chi è per attenuare contrasti, concedere qualcosa a qualcuno, trovare elementi di conciliazione, chi punta sulla mobilitazione reazionaria (mobilitare una parte delle masse popolari contro le altre).
Tre discriminanti nella lotta contro il DL Sicurezza
L’ampiezza e eterogeneità del movimento contro il DL Sicurezza sono nostri elementi di forza, tanto più quanto più i comunisti e i promotori più conseguenti della lotta contro il governo Meloni sono consapevoli delle discriminanti esistenti nella lotta contro DL Sicurezza e le fanno valere in modo da usare anche le divisioni in seno alla classe dominante per suscitare un movimento ampio e capillare di protesta e di lotta contro la repressione, rafforzarlo ed elevarlo quanto a orientamento e a efficacia senza portare acqua al mulino della classe dominante.
1) La prima discriminante è tra chi sostiene (denuncia, lamenta o deplora) che la conversione in legge del DL Sicurezza segna la fine di ogni lotta e chi invece indica che la lotta continua anche dopo la conversione. È l’insegnamento del movimento NO TAV applicato al campo della lotta contro la repressione: contro le leggi e le misure ingiuste, dannose per le masse popolari, si lotta prima per impedire che vengano approvate e, nel caso in cui siano approvate, si lotta per boicottarne e sabotarne l’attuazione. La classe dominante promuove una cultura del legalitarismo, ossia del rispetto delle leggi anche se antipopolari e reazionarie, che fa leva sul mito della forza della borghesia capace di “vedere e controllare” tutto o comunque soggiogare le masse popolari se non addirittura condizionarle e dirigerle. È una cultura che in definitiva promuove la concezione che l’agibilità politica e sindacale della classe operaia e delle masse popolari non dipende dai rapporti di forza che queste, organizzandosi, riescono a imporre, ma dalle leggi e dalla benevolenza della borghesia, come se sul piano dei rapporti di forza quest’ultima non potesse essere sconfitta. La cultura del legalitarismo quindi va anche oltre il rispetto delle leggi borghesi: si basa sostanzialmente sull’idea che anche nel migliore dei casi tutto può e deve essere limitato a ciò che prevede l’orizzonte della società borghese, che è tollerato dalla borghesia… mentre la borghesia stessa per i suoi interessi viola le proprie leggi.
2) La seconda discriminante è tra quanti sono per continuare la lotta anche dopo la conversione in legge dl DL Sicurezza solo o principalmente con appelli alle istituzioni europee, ricorsi alla Corte Costituzionale e simili e chi invece è per continuarla promuovendo la violazione sistematica e organizzata al DL Sicurezza, facendo leva sul fatto che un blocco stradale è punibile anche duramente, 10, 100 o 1000 sono difficilmente gestibili o punibili! La violazione del divieto di manifestare al fianco della Resistenza palestinese il 5 ottobre 2024 a Roma insegna che violare in massa un divieto impedisce nei fatti la sua applicazione! Bisogna estendere le iniziative di lotta e protesta, ogni forma di mobilitazione è utile ed è parte integrante di un processo che si sviluppa, cresce e in qualche modo alimenta le mille iniziative di base che vanno crescendo. Far conoscere ed estendere l’esempio della mobilitazione dello scorso 29 aprile promossa da Extinction Rebellion, quando un centinaio di persone ha occupato lo stabilimento della Leonardo in zona Tiburtina a Roma esponendo lo striscione “Sabotare la guerra non è reato” e “Leonardo è complice del genocidio”, è proseguita con la manifestazione sotto il Ministero della Giustizia del 30 aprile e ha aperto la strada alle occupazioni delle scuole superiori (la prima è stata il liceo Volta di Milano).
3) La terza discriminante è tra quanti promuovono la disobbedienza al DL sicurezza solo per moltiplicare iniziative di opposizione e denuncia e chi le inquadra in un piano d’azione per rendere ingovernabile il paese fino a cacciare il governo della guerra, dell’economia di guerra e della repressione, servo degli imperialisti USA, complice dei sionisti e compare degli imperialisti UE. Ci vuole un piano d’azione che combina la violazione sistematica e organizzata del DL Sicurezza con
– lo sviluppo della solidarietà di classe come strumento per legare in un ampio fronte di lotta contro la repressione molteplici settori delle masse popolari: dai lavoratori precettati per gli scioperi a quelli colpiti dalla repressione aziendale; dai movimenti di lotta contro la NATO e la guerra ai comitati e organismi che lottano contro la devastazione dell’ambiente, al partigiano palestinese Anan Yaeesh – attualmente sotto processo a L’Aquila su ordine dei criminali sionisti – e agli organismi e individui colpiti dalla repressione per le posizioni contro lo Stato sionista d’Israele e in solidarietà con il popolo palestinese, all’anarchico Alfredo Cospito e agli altri oppositori perseguitati dalle autorità;
– lo sviluppo della lotta contro la repressione in campi come la denuncia degli infiltrati e delle spie (rendendone pubblici nomi, cognomi e foto, così che non abbiano vita facile per nuove infiltrazioni), la denuncia e la lotta contro gli agenti pubblici e privati che schedano e controllano, contro la polizia politica, contro il controllo che le Forze dell’Ordine estendono sulla corrispondenza, sulle comunicazioni telefoniche, su Internet, contro le schedature e la sorveglianza con videocamere;
– l’organizzazione di espropri proletari, il non pagamento delle bollette e degli affitti delle abitazioni proprietà di società immobiliari o edilizia pubblica e altre iniziative per rimediare agli effetti dell’economia di guerra che colpiscono le masse popolari italiane. Sono sempre più ampi i settori delle masse popolari che soffrono la tenaglia dell’inflazione e della precarietà. Con l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza il governo Meloni ha dichiarato guerra alla parte più povera delle masse popolari costringendola ad arrangiarsi in qualche modo peggio di prima. Bisogna promuovere espropri e riappropriazioni dei beni di prima necessità (alimentari, abitazioni, indumenti, ecc.) e organizzarne la distribuzione tra i lavoratori, i precari, i disoccupati.
In sintesi, si tratta di fare della repressione un problema di ordine pubblico, un problema politico, sfruttando la contraddizione tra la riduzione della libertà per le masse e la libertà assicurata nel nostro paese ai sionisti di condurre le proprie operazioni a sostegno del genocidio del popolo palestinese, ai padroni di sfruttare e uccidere gli operai, agli speculatori di fare affari devastando il territorio, ai guerrafondai di trascinare il nostro paese nella Terza guerra mondiale.
Le numerose mobilitazioni del mese di giugno sono occasioni importanti per far montare la lotta di classe nel paese a partire dalla manifestazione del 31 maggio a Roma contro il DL Sicurezza, passando per le contestazioni delle parate del 2 giugno, per i referendum dell’8 e del 9 giugno, per le mobilitazioni per il rinnovo del CCNL metalmeccanici, per lo sciopero generale dei sindacati alternativi e di base del 20 giugno, fino alla manifestazione nazionale di Roma del 21 giugno contro guerra e riarmo. Sono diversi i promotori di ognuna di queste mobilitazioni, l’orientamento politico di ognuno di essi, i settori popolari coinvolti, ma c’è un filo conduttore comune che le lega e che può portarle alla vittoria: la necessità di cacciare il governo Meloni, impedirne la sostituzione con un altro governo espressione delle Larghe Intese, creare le condizioni per la costituzione di un governo di emergenza popolare che dia forza di legge alle rivendicazioni delle organizzazioni operaie e popolari.
Per questi obiettivi lottano il (nuovo)PCI e le organizzazioni che appartengono alla sua Carovana, come il Partito dei CARC.
Il (nuovo)PCI fa appello alla parte più determinata del movimento comunista cosciente e organizzato e degli oppositori del sistema delle Larghe Intese a fare del 31 maggio una giornata di mobilitazione che contribuisca ad elevare la coscienza degli obiettivi politici di fase.
Le masse popolari devono trovare la strada per farla finita con il governo Meloni, con i vertici della Repubblica Pontificia e con il loro “ordine sociale” di guerra, miseria e devastazione ambientale. Un governo che tutela un ordine sociale che non assicura a tutti un posto dignitoso, un lavoro utile e sicuro, i beni e servizi necessari per una vita dignitosa, l’accesso di tutti al patrimonio culturale, alla conoscenza e all’arte non ha alcuna legittimità, non solo morale, ma neanche ai termini della Costituzione strappata dalla Resistenza. Ribellarsi è giusto!
Chi predica contro la ribellione e condanna la ribellione delle masse popolari anziché estenderla, elevarne il livello di coscienza e di organizzazione, definirne meglio gli obiettivi politici e sociali, rendere più efficaci le forme di lotta lavora a favore della borghesia e del suo ordine sociale di morte.
Le forme di ribellione sono tanto più giuste quanto più sono efficaci per eliminare l’ordine sociale che ci opprime.
I comunisti, i lavoratori avanzati, la parte più avanzata delle masse popolari, i sinceri democratici devono mettersi alla testa della ribellione delle masse e trasformarla in lotta per instaurare il socialismo. Questa è l’unica via per porre fine alla crisi perché pone fine al capitalismo e instaura un ordine sociale degno di questo nome.
Ribellarsi è giusto, ribellarsi ora!
Quando un ordine sociale è ingiusto, il disordine è il primo passo per costruire un ordine sociale giusto!
Non c’è DL Sicurezza che tenga di fronte alla forza delle masse popolari organizzate!
Che il DL Sicurezza diventi la tomba del governo di questurini e nostalgici del Ventennio!
Costruire il fronte delle forze anti Larghe Intese per far montare la lotta
fino a rendere il paese ingovernabile a Meloni e soci!
Dare una prospettiva al malcontento popolare che non sia soltanto di opposizione al disastroso corso delle cose, ma di governo del paese in cui protagoniste sono la classe operaia e le masse popolari organizzate!
Fare delle manifestazioni e delle altre iniziative nazionali e locali in programma a giugno le componenti di un movimento generale per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza popolare!

