“Le dico ‘nessun problema’, ma so di mentire”

Tibia, 7 anni, ha fatto il “viaggio della speranza” con la madre Teweka, incinta di cinque mesi. Il padre è rimasto in Eritrea per adesso, forse non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio di tutti e tre.

“LE DICO «NESSUN PROBLEMA», MA SO DI MENTIRE”

 

Il disegno di Tibia

Tibia, 7 anni, ha fatto il “viaggio della speranza” con la madre Teweka, incinta di cinque mesi. Il padre è rimasto in Eritrea per adesso, forse non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio di tutti e tre. Tibia e Teweka sono partite dalla Libia e sono sbarcate a Siracusa quattro giorni dopo. Durante il secondo giorno di traversata, una delle taniche di benzina di scorta ha preso fuoco e alcuni passeggeri sono rimasti ustionati. Il viaggio è durato altri due giorni. Arrivati al porto sono stati portati in ospedale, medicati, e poi trasferiti all’Umberto I, dove offriamo assistenza sanitaria gratuita con il nostro Polibus.

Teweka arriva al Polibus con estrema fatica: ha una voluminosa fasciatura sui glutei e sulla coscia destra. Toglierle la fasciatura è uno strazio, piange disperata perché le garze sono attaccate all’ustione. Tibia aspetta chiacchierando con Kalid il mediatore culturale, ma le urla della madre arrivano ben oltre la sala d’attesa, non siamo in grado di proteggerla da questo.

Appena Tibia entra nell’ambulatorio, la mamma le solleva il vestitino: ha le stesse orribili lesioni della madre. Iniziamo a medicare anche lei, e anche lei urla e piange per ogni centimetro di garza che rimuoviamo dalla ferita. Le dico “Maffi muschila”, “nessun problema”, ma so di mentire.

Finita la medicazione diamo loro gli antibiotici necessari a combattere l’infezione. Tibia si siede di fronte a me e inizia a fare un disegno, una casa, un albero, il sole, una nuvola bianca, tre persone: i bambini, ovunque siano nati, qualunque sia il colore della loro pelle, disegnano sempre una casa, un albero, il sole, una nuvola bianca e delle persone… Sorrido, le indico la prima bimba che ha disegnato dicendo “Tibia?” e lei “La! Inti!”, “No! Tu!”.

Adesso il disegno è appeso al finestrino dell’ambulatorio.

— Daniela, medico sull’ambulatorio mobile di Emergency a Siracusa

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