“Guerra globale”

Il fronte principale della guerra finale oppone il risorgente suprematismo bianco all’insorgenza islamista, avanguardia di un’insorgenza planetaria degli umiliati del mondo colonizzato. La guerra civile globale seguirà a mio parere linee sempre più chiare in questo senso: difesa dei bianchi contro i barbari terroristi. Distruzione finale della civiltà in nome della supremazia bianca.

 

NEWSLETTER DI COMUNE
 

 

GUERRA GLOBALE
Il fronte principale della guerra finale oppone il risorgente suprematismo bianco all’insorgenza islamista, avanguardia di un’insorgenza planetaria degli umiliati del mondo colonizzato. La guerra civile globale seguirà a mio parere linee sempre più chiare in questo senso: difesa dei bianchi contro i barbari terroristi. Distruzione finale della civiltà in nome della supremazia bianca
FRANCO BERARDI BIFO
 

La manipolazione del clima è un ottimo affare: crea mercati vincolati, ha potenzialità per l’uso bellico e non chiede di riconoscere cosa o chi causa il cambiamento. Non c’è nemmeno bisogno di effettuare profonde trasformazioni nelle politiche e nei modelli energetici, si può benissimo continuare a riscaldare il pianeta e poi fare affari con la tecnologia al fine di raffreddarlo. Per questo, nell’amministrazione Trump ci sono molti fan della geoingegneria. Tra i più noti, c’è Rex Tillerson, attuale Segretario di Stato ed ex direttore della Exxon, multinazionale leader non solo nel petrolio ma anche in questo campo. Nel dicembre dello scorso anno, Tillerson lo ha detto chiaro: il cambiamento climatico non è altro che un “problema di ingegneria”. A fine marzo, a Washington DC, un autorevole forum scientifico ha discuss o la possibilità di alterare l’intensità dei raggi solari che arrivano sulla terra. Ne conseguirebbe un aumento della siccità e degli squilibri climatici in Africa, Asia e America Latina, il “minore dei mali”, no?
SILVIA RIBEIRO
 
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LO STATO PENALE DI MINNITI E ORLANDO
C’è un nesso di sistema tra la distruzione del Welfare State e il rafforzamento di uno Stato Penale orientato in primis alla punizione dei poveri? Sì, c’é. Ne parla, ad esempio, il sociologo francese Loïc Wacquant rilevando come lo Stato neoliberista si sottragga ai suoi compiti nei confronti della “res publica” per liberare l’indole più selvaggia del mercato, affinché sia possibile l’espandersi dei dispositivi penali per gestire le conseguenze sociali generate dagli squilibri del mercato. Si muovono in quella direzione, con un piglio securitario forse senza precedenti e offrendo la solita risposta indecente alla presunta percezione della realtà, i decreti firma ti dai ministri di un governo che doveva solo garantire l’approvazione di regole meno scandalose per la rappresentanza politica degli italiani. Un vero salto di qualità che va molto oltre la spinta securitaria dei governi che hanno preceduto quello attuale e, soprattutto, un avanzamento strategico nella guerra ai poveri e a chiunque finisca nei gradini più bassi della società. L’ennesima risposta a quelli di noi che ancora sperano che, in fondo in fondo, ma proprio in fondo, un governo “progressista” possa garantire meno ferite laceranti per la democrazia e la società di un altro
PROGETTO REBELDÍA

 IL MURO INVISIBILE DEL MINISTRO MINNITI MARCO ARTURI

 LA LETTERA DI FRANCO E LA VITA DI DIALLO M.A.

ASSERRAGLIATI GUSTAVO ESTEVA

IL MURO DELLE ETICHETTE PSICHIATRICHE
Smettiamola con gli screening indiscriminati e le facili scorciatoie diagnostiche: i bambini e i ragazzi, ricorda Daniele Novara, il più delle volte, per crescere hanno soltanto bisogno di tutto il tempo necessario e di un’educazione diversa
DANIELE NOVARA

I RISCHI DI MEDICALIZZAZIONE NELLA SCUOLA ALAIN GOUSSOT

LA RAZIONALITÀ OGGETTIVANTE TRACCIA CONFINI EMILIA DE RIENZO

NON TUTTO SI PUÒ COMPRARE
Costruire pozzi, imporre tunnel e grandi depositi, devastare territori: è un mestiere complicato quello di molte multinazionali. Sempre meno persone credono alle bugie dei signori dell’oil and gas, alle loro ricette di sviluppo. Da Standing Rock al Salento, dalla Patagonia al Delta del Niger movimenti territoriali e comunità di indigeni protestano, occupano, mostrano modi diversi di vivere. Per questo le grandi imprese iniziano a offrire soldi, tanti soldi, come il miliardo e mezzo di dollari che Petronas aveva previsto per comprare il consenso degli indigeni Lax Kw’alaams, una delle comunità più povere del Canada, e costruire finalmente un oleodotto e un grande deposito di gas nella provinci a di British Columbia. Quei soldi non sono bastati. Sulla terra dove vivono i Lax Kw’alaams e sulla loro dignità non c’è alcun cartello Vendesi. Qualcuno, per favore, lo spieghi ai manager di Petronas
MARIA RITA D’ORSOGNA
 

Dice Alice, sue le bellissime foto di questo articolo, che “è il giardino più magico di tutta Firenze”. Di cosa parliamo? Si chiama Nidiaci, su Comune ne abbiamo parlato più volte perché si tratta di un piccolo straordinario territorio, quasi un villaggio nella città-più-città del mondo, dove tutti si conoscono e si salutano per strada, resistendo insieme contro speculazioni, consumismi e solitudini. Quando vi trovate a ragionare con qualcuno di comunità, autogestione, ribellarsi facendo, insomma di cambiare il mondo qui e ora, ecco ricordatevi le molte foto di questo link
AL PENULTIMO GRADINO DEL MONDO

Meglio stare tra gli ultimi che arrivano prima. La speranza di vita in Niger si attesta ai 61 anni e poi dipende dal tempo. Al solito, le donne hanno un paio d’anni di vita in più per occuparsi dei bambini e anche dei vecchi quando succede. La connessione NET è nel Paese sul due per cento e la popolazione urbana non arriva al venti per cento… Ci hanno messi penultimi finché non cominceremo il conto alla rovescia, un giorno

IL BOLLETTINO SEGNALA UNA VERA DISFATTA
La primavera ha dischiuso da diversi giorni le sue prime pagine, cominciano a uscire i dati ufficiali relativi all’intero 2016. Un anno veramente nero per il pianeta, quello del riscaldamento record, in primo luogo. Siamo già oltre la metà dei 2 gradi di aumento considerati il livello massimo di rischio nella Conferenza di Parigi del 2015. Di quel che a qualcuno era sembrato si fossero impegnati a fare per ridurre i gas serra i 195 paesi dell’Accordo entrato in vigore non si è visto quasi nulla. Anzi, s’è visto l’ingresso sulla scena di un compulsivo consumatore di lacca per capelli che rende ancor più improbabile il compimento di impegni che già parevano irri sori per salvare il pianeta. Il re mostra come non mai le sue nudità: le previsioni di un esodo biblico per cause ambientali lasciano del tutto indifferente il governo di Trump (e quasi tutti quelli che “contano”). Per arginare i colossali iceberg distaccati dai poli, i cicloni, le siccità e le alluvioni devastanti, quasi certamente si costruiranno muri. L’industria del polistirolo ringrazia. La panoramica delle notizie di marzo, curata ancora una volta da Alberto Castagnola, racconta un’altra inquietante realtà
A CURA DI ALBERTO CASTAGNOLA

LA LOTTA AI PARADISI FISCALI
Ve lo ricordate lo scandalo dei Panama Papers? Undici milioni di documenti confidenziali di un solo studio legale panamense che mostravano al mondo intero un immenso fiume di denaro nascosto da società anonime, 200 paesi coinvolti, l’indignazione dei governi… Da allora è trascorso solo un anno e abbiamo ancora nelle orecchie l’eco tonante delle dichiarazioni infuocate e la solennità delle promesse, in particolare della Commissione europea, di farla finita una volta per tutte con il riciclaggio, la corruzione e gli altri abomìni dell’economia “illegale”. Bene, anzi benissimo. Volete sapere com’è andata a finire? E magari vorreste anche sapere quale d ei governi europei ha approvato il testo più deludente per garantire il pieno accesso pubblico ai registri contenenti l’indicazione del reale proprietario di ogni impresa e trust che opera sul territorio dell’UE? Ma come, non lo indovinate?
ANDREA BARANES
 

RESISTERE È CREARE
C’è un grande bisogno di capire cosa accade in una città ferita e complessa come Roma. Si tratta di scavare, di cercare prima di tutto gli spazi sociali che tessono, giorno dopo giorno, nuove esperienze comunitarie, che resistono creando mondi nuovi. Si tratta di offrire alcune domande e di mettere in comune qualche riflessione sui temi dell’autogestione e della comunità
UNA RICERCA DI COMUNE

 

 

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