Giornata Mondiale della Terra, sradicato il Pino D’Aleppo casa di un gheppio

Oggi 22 Aprile Giornata Mondiale della Terra avremmo voluto festeggiare la strepitosa biodiversità del Monumento Naturale del Lago Bullicante.

Oggi invece sopra le sue acque vola un gheppio che non ritrova più il suo nido, oggi non si sentono i fagiani nel loro canto, c’è un silenzio assordante. Oggi con rabbia dobbiamo celebrare un funerale, quello della giustizia ambientale in questa città.

Due giorni fa è stato tagliato, sradicato, disintegrato il Pino d’Aleppo che da più di venti anni rappresentava il simbolo dell’eccezionale processo di rinaturazione spontanea dell’Ex SNIA, studiata a livello internazionale. Con il pino, tirato giù dalla ruspa del palazzinaro Pulcini che dai primi giorni di marzo sta desertificando tutta l’area della fabbrica ancora di sua proprietà, è stato messo in pericolo un’ecosistema, è stata colpita un’intera comunità. Oggi Roma è più sola.

In giornate come questa si proclamano i buoni intenti di costosi interventi di riforestazione urbana, si ipotizzano programmi necessari a dar risposta al drammatico processo del cambiamento climatico. Intorno al Lago Bullicante, la Natura si sta salvando da sola. Unico nostro compito: la salvaguardia. La mancata tutela ambientale dell’area dei ruderi della ex Snia di Via Prenestina sta causando ciò che i cittadini, che quella tutela chiedono da anni, temevano: la distruzione del patrimonio di vegetazione, alberi d’alto fusto e fauna selvatica che quell’area ospitava. L’intento è chiaro, eliminare ogni requisito ambientale di qualità, lasciare il posto ai camion dei set cinematografici, prepararsi all’ennesima avanzata edilizia.

Gli sbancamenti a cui stiamo assistendo in questi giorni all’interno della fabbrica ex Snia avvengono dopo che, a fine marzo, in seguito ai primi lavori, il Forum territoriale del Parco delle Energie ha allertato la Soprintendenza Speciale, la Sovrintendenza Capitolina, il Dipartimento Ambiente del Comune di Roma, Roma Natura e il V Municipio, chiedendo un intervento in difesa della macchia mediterranea che nella zona dei ruderi dismessi era cresciuta indisturbata sino a costituire degli habitat di pregio tutelati dalle Direttive europee, come le alberature monumentali di Pino d’Aleppo e gli Allori di alto fusto, a loro volta luogo di nidificazione e rifugio per la fauna selvatica ugualmente tutelata.

Ogni allarme lanciato dagli abitanti del quartiere verso le istituzioni preposte non ha sortito nessun effetto di tutela, la ruspa ha continuato a distruggere.

Le foto scattate in questi giorni alla ripresa degli interventi sono inequivocabili sul mancato rispetto di ogni minima norma di salvaguardia ambientale, paesistica, forestale. La vegetazione che prima cresceva rigogliosa è stata completamente distrutta: niente più alberi, ne’ grandi o ne’ piccoli, niente più cespugli, nemmeno più l’erba. Il deserto.

Le foto mostrano chiaramente gli sbancamenti effettuati sin a ridosso, se non oltre, il perimetro del Monumento Naturale entro il quale il privato non ha nessuna autorizzazione a operare. Non solo, per gli sbancamenti, le escavazioni e la completa eradicazione degli alberi presenti, non è ad ora emersa nessuna autorizzazione fra quelle che il privato, anche per agire nell’area di sua proprietà, doveva richiedere e soprattutto doveva ottenere: perché l’area è soggetta alla tutela paesistica del vincolo “Ad duas lauros” dalla Soprintendenza Speciale di Roma Capitale, al parere della Sovrintendenza Capitolina per quanto concerne le aree inserite nella Carta della Qualità del Piano regolatore comunale, e infine, per essere una zona assimilata al bosco, ai criteri di gestione forestale che appunto vietano di estirpare ceppaie e radici degli alberi.

Nella generale latitanza, non stupisce che sia stata ignorata la stessa legge 157/92 che dispone tra marzo e ottobre, l’interruzione di ogni intervento su qualsiasi albero o boscaglia ritenuto luogo di nidificazione (e la vegetazione oggi distrutta lo era diffusamente per le numerose specie di uccelli protetti che vivono attorno al lago Bullicante).

Se chi doveva controllare un simile intervento lo avesse fatto, sarebbe stato chiaro che quella vegetazione non era formata da “volgari” infestanti ma da specie protette dalle norme comunitarie che impediscono qualsiasi intervento possa causare anche solo il peggioramento degli habitat: oggi di quel patrimonio non è rimasto più nulla. Su queste diverse ipotesi di illecito e di reato, ci auguriamo si disponga subito il fermo dei lavori e si attivino le denunce del caso.
Di fronte a tanta indifferenza e inadeguatezza, non resta che la lotta. Per il Forum è chiaro che non c’è più tempo per le scuse. Di fronte a questo scempio, ora è il tempo di allargare a quest’area il Monumento Naturale, di demanializzare il lago e le sue sponde, espropriare il terreno, sottraendo agli interessi speculativi un bene da restituire alle specie che lo popolano, a quanti ne hanno davvero avuto a cuore il valore ambientale, storico e culturale: al quartiere e all’intera città. Il Forum fa appello a tutte le realtà sociali, ai movimenti ecologici, alla comunità scientifica per costruire in questi mesi una forza per strappare questi obiettivi!

Forum del Parco delle Energie

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