[Sinistrainrete] Gioacchino Toni: Il nuovo disordine mondiale /5: guerra, informazione e realtà verosimile

Benvenuti nell’era del verosimile, era in cui, il più delle volte, non essendoci il tempo necessario per verificare la veridicità dell’informazione, si finisce per accontentarsi del fatto che ciò che questa riporta risulti verosimile.

 

Gioacchino Toni: Il nuovo disordine mondiale /5: guerra, informazione e realtà verosimile

carmilla

Il nuovo disordine mondiale /5: guerra, informazione e realtà verosimile

di Gioacchino Toni

Dying Light 2Recentemente circolava sul Web quella che veniva presentata come la registrazione di una telefonata a un redattore del Tg2 incalzato circa il fatto che qualche giorno prima, in un servizio del telegiornale sulla guerra in Ucraina, erano state inserite brevi sequenze del videogame War Thunder come se si trattasse di riprese di fatti reali.

In tale telefonata, nel ribattere all’accusa di disinformazione, il giornalista ha più volte alternato l’ammissione di aver commesso “un errore” nel mandarle in onda come fossero immagini di fatti veri con la scusante che, tutto sommato, conoscendo bene le guerre contemporanee, quelle sequenze del videogioco erano in fin dei conti del tutto “verosimili”. Insomma, in base a tale ragionamento, se la messa in scena ha caratteristiche di verosimiglianza questa può benissimo essere utilizzata come sequenza di immagini di fatti reali.

Benvenuti nell’era del verosimile, era in cui, il più delle volte, non essendoci il tempo necessario per verificare la veridicità dell’informazione, si finisce per accontentarsi del fatto che ciò che questa riporta risulti verosimile.

Con tali premesse, nulla può essere dato per scontato, dunque, allo stupore indignato derivato dal sentire che erano state spacciate da un telegiornale immagini di un videogioco per fatti di guerra reale dovrebbe accompagnarsi il dubbio circa la veridicità della telefonata. La notizia della presenza di frammenti di War Thunder in un servizio del Tg2 la si ritrova non solo sui social, ove è indubbiamente difficile verificare l’attendibilità delle notizie, ma anche su alcune testate giornalistiche tradizionali che però, al di là di eventuali torsioni volontarie dei fatti riportati, derivando sempre più frequentemente notizie dal Web, potrebbero aver dato credito a una telefonata messa in scena semplicemente per screditare la testata giornalistica televisiva insinuando dubbi su ciò che viene raccontato circa la guerra in corso.

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Giorgio Griziotti: Produzione-distruzione-guerra. Il trittico mortale del capitalismo

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Produzione-distruzione-guerra. Il trittico mortale del capitalismo

di Giorgio Griziotti

Recensione del libro di Maurizio Lazzarato:

L’intollerabile presente, l’urgenza della rivoluzione. Classi e minoranze, ombre corte, Verona 2022

L’intolérable du présent, l’urgence de la révolution. Minorités et classes, Eterotopia France, Paris 2022 (edizione francese, uscita in gennaio)

lazzarato84L’attualità della grave guerra scoppiata in piena Europa proprio mentre stavo scrivendo questa nota ha acceso il led per la comprensione dell’ultimo capitolo del libro di Maurizio Lazzarato pubblicato recentemente per i tipi di Ombre Corte. C’è da dire che l’insistenza dell’autore sul concetto di guerra come chiave di lettura del capitalismo sin dalla Prima Guerra mondiale, non mi aveva completamente convinto. In fondo le guerre non solo sono sempre esistite ma secondo gli etologi pare che gli umani abbiano ereditato questa propensione da certi primati che arrivano a combattersi mortalmente per la conquista del territorio vitale.

L’originalità della tesi sul concetto di guerra, esposta da Lazzarato già nel passato[1], sta proprio nel fatto che “il capitalismo è contemporaneamente un modo di produzione e un modo di distruzione e autodistruzione…. e che la guerra mostra l’enorme produttività di questa macchina integrata” come sostenuto da Keynes quando “affermava che solo la guerra poteva verificare la pertinenza del suo sistema economico, dal momento che essa spinge al limite le capacità produttive.” (Pag. 231). Questa enorme produttività è finalizzata alla distruzione e quando la macchina capitalista gira a pieno regime porta alla catastrofe.

“Invece di celebrare Schumpeter e la sua nota formula della ‘distruzione creatrice’, bisognerebbe considerare che essa sta portando all’autodistruzione dell’umanità (e di parte delle altre specie)” tramite ogni sorta di guerra compresa ovviamente quella alla biosfera mentre il “marxismo non ha saputo analizzare le rotture operate dalle guerre, proprio perché [anche lui è] ossessionato dalla produzione.” Pag. 233)

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Luigi Pandolfi:Cancellare il debito: il tempo è adesso

economiaepolitica

Cancellare il debito: il tempo è adesso

di Luigi Pandolfi

debito 600x300Con la pandemia è tornata l’inflazione. E con essa il dibattito sugli strumenti da adottare per tenerla a bada. Sarà inflazione transitoria o strutturale? Su un punto tutti, economisti e governi, sembrano concordare: la tendenza rialzista dei prezzi è figlia della ripresa (squilibrio tra domanda e offerta dei materiali di base della produzione). Poi, da ultimi, ma non meno importanti, si sono aggiunte le tensioni geopolitiche che vedono protagonista la Russia e la speculazione finanziaria sui beni energetici e sulle “quote” di CO2[1]. Un’inflazione da costi. Ma se stanno così le cose, che ruolo possono giocare le banche centrali e nello specifico la Bce? Al netto di alcuni significativi cambiamenti che si sono registrati nella policy di Francoforte a partire dal luglio scorso, sull’Eurosistema rimane forte l’impronta del monetarismo. Per questo, l’ala più conservatrice del suo vertice istituzionale ha già iniziato a chiedere una revisione dell’attuale politica monetaria. Alzare i tassi e chiudere il rubinetto dei programmi di acquisto di titoli sul mercato secondario[2].

La tesi è nota: nel lungo periodo l’aumento della base monetaria produce solo una variazione dei prezzi senza effetti rilevanti sull’economia reale. Ne consegue che una riduzione della stessa è la strada maestra per raffreddare l’inflazione. Tesi non certo suffragata dall’evidenza degli ultimi anni, quando, a fronte di un’inondazione di liquidità che ha interessato il sistema, tutta l’eurozona ha dovuto fare i conti con un prolungato alternarsi di deflazione e stagnazione. E adesso? Come può adesso la politica monetaria risolvere i problemi lasciati in eredità dai lockdown e quelli derivanti dalle strozzature nelle catene globali di approvvigionamento di materie prime? Una risposta a questa domanda l’ha data proprio la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde: “La politica monetaria non può riempire i gasdotti, velocizzare le file dei container nei porti o formare nuovi autisti per guidare gli autotreni”[3].

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Fulvio Winthrop Bellini: La battaglia per il Quirinale e il Piano Draghi

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La battaglia per il Quirinale e il Piano Draghi

di Fulvio Winthrop Bellini

Premessa: le due linee politiche

IMMAGINE SECONDO PEZZO SEZIONE POLITICA E TEORIA articolo BelliniSi sono svolte le elezioni del Presidente della Repubblica che hanno visto la conferma di Sergio Mattarella, risultato per nulla scontato. Questo avvenimento ci dà la possibilità di fare alcune importanti riflessioni con una premessa di ordine generale necessaria. In questo articolo non si farà il “tifo” per nessuno. Ci si occuperà del mondo reale, per quello che la politica è e non per quello che dovrebbe essere, baderemo quindi alla “verità effettuale” come ci viene insegnata nel XV capitolo del Principe di Machiavelli. Emergerà un giudizio politico finale circa l’esito delle elezioni che sarà il frutto di un percorso fatto oltre il velo delle ovvietà, delle frasi fatte, degli stereotipi che a bella posta vengono innalzati dai mass media di regime, i quali, come abbiamo sempre ribadito, non hanno il compito di narrare i fatti nel modo più onesto possibile, ma hanno l’incombenza di raccontare la storia scritta secondo i desideri dei “Poteri economici sovranazionali”, come definiti dallo stesso Mattarella, spesso senza curarsi neppure della verosimiglianza di quello che dicono. In una elezione rappresentata come un caos di opinioni contrastanti dove non è apparso alcun disegno da parte dei leader di partito, cercheremo di dimostrare che è vero esattamente il contrario: sotto una confusione apparente si sono scontrate due linee politiche, e se una avesse vinto le conseguenze sarebbero state fatali per il futuro di questo disgraziato paese. Partendo quindi dalla vulgata dei mass media: caos dei partiti che non hanno più saputo cosa fare, e per questo hanno chiesto a Sergio Mattarella di accettare la rielezione, giungeremo a dimostrare la nostra tesi: c’è stato un durissimo scontro tra due precise strategie.

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Pasquale Cicalese: La Bretton Woods 3

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La Bretton Woods 3

di Pasquale Cicalese

Tasso di inflazione a febbraio in Cina pari alo 0.9% (5.9% area euro), tasso di inflazione alla produzione Cina 8.8% (Germania a gennaio 17.8%). Inflazione core Cina 1.1%. Aumento mensile dello 0.5% dovuto a energia e materie prime. La Cina para la tempesta mondiale inflazionistica mondiale dovuta al boom delle materie prime. Il differenziale inflazionistico a livello di produzione con la Germania le erode a quest’ultima quote di mercato, avendo ormai la Cina raggiunto target tecnologici quasi alla pari. Come sostenevo giorni fa il differenziale inflazionistico Cina-Area Euro e Cina-Usa pone quest’ultimo in vantaggio a livello industriale, prova la performance delle esportazioni a gennaio-febbraio che hanno battuto le stime, con boom surplus commerciale. L’area euro intanto si prepara a nuovi strumenti finanziari per sostenere la base industriale attraverso il protezionismo fiscale (aiuti alle grandi imprese, mentre li si manda alla deriva le piccole). La guerra commerciale continua e sembra che la Cina, terzo attore globale nello scontro Usa Russia, si avvantaggi, come avevo sostenuto due settimane fa nel blog.

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Piccole Note: Ucraina: dare spazio alla diplomazia e non alimentare l’odio

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Ucraina: dare spazio alla diplomazia e non alimentare l’odio

di Piccole Note

L’incontro di Antalya tra i ministri degli Esteri russo e ucraino non ha sortito risultati tangibili, come abbiamo scritto ieri. Ma ciò era chiaro fin da prima, dal momento che non c’erano le condizioni per un’intesa. E, però, il solo fatto che si siano incontrati deve essere registrato come un successo, dato il clima polarizzato del momento.

Segno di tale clima è anche il fatto che i media internazionali non hanno dato quasi nessuna visibilità all’incontro prima del suo svolgersi, come se fosse particolare di nessun interesse rispetto al teatro bellico, indice che le forze che spingono per un confronto a tutto campo stanno prevalendo su quelle che cercano una soluzione a questa tragedia.

Così le riflessioni di Domenico Quirico sulla Stampa, che ha salutato con sollievo l’inizio di un impegno diplomatico, vanno lette con sollievo e grande attenzione.

“Il ritorno possibile della diplomazia – scrive – significa un metodo: che le cose vanno affrontate e non subite, mantenere aperti i canali di comunicazione con il nemico, parlare, mediare, anche e soprattutto in segreto, non c’è nulla di cui vergognarsi, perché strappare anche un solo giorno alla guerra, abbreviarla significa salvare vite, cose, speranze”.

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Monthly Review: L’Ucraina come “perno geopolitico”: La Grande Strategia USA 1991 – 2022

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L’Ucraina come “perno geopolitico”: La Grande Strategia USA 1991-2022

di Monthly Review

Alla luce degli eventi in Ucraina, abbiamo deciso di rendere immediatamente disponibile la Nota dei redattori del numero di aprile 2022 di Monthly Review.

La Redazione di MR

Guerra EurasiaMentre scriviamo queste note, all’inizio di marzo 2022, la guerra civile limitata in Ucraina, che dura ormai da otto anni, si è trasformata in una guerra su vasta scala. Ciò rappresenta un punto di svolta nella Nuova Guerra Fredda e una grande tragedia umana. Minacciando un globale olocausto nucleare, questi eventi stanno ora mettendo in pericolo il mondo intero. Per comprendere le origini della Nuova Guerra Fredda e l’inizio dell’attuale ingresso russo nella guerra civile ucraina, bisogna risalire alle decisioni, legate alla creazione del Nuovo Ordine Mondiale, prese a Washington nel 1991 a conclusione della precedente Guerra Fredda. Nel giro di pochi mesi, Paul Wolfowitz, l’allora sottosegretario alla Difesa per la politica nell’amministrazione di George H.W. Bush, pubblicò Defense Policy Guidance (Linee guida per la Politica di Difesa), affermando: “La nostra politica [dopo la caduta dell’Unione Sovietica] deve concentrarsi ora sull’impedire l’emergere di un qualsiasi potenziale futuro concorrente globale.” Wolfowitz sottolineava che “la Russia rimarrà la potenza militare più forte in Eurasia.” Erano quindi necessari sforzi straordinari per indebolire la posizione geopolitica della Russia in modo permanente e irrevocabile, prima che fosse in grado di riprendersi, portando nell’orbita strategica occidentale tutti quegli stati che ora la circondano e che in precedenza erano stati parti dell’Unione Sovietica o che rientravano nella sua sfera di influenza (“Excerpts from Pentagon’s Plan: ‘Preventing the Re-Emergence of a New Rival’,” New York Times, March 8, 1992).

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horusarcadia: Panta rei

frontiere

Panta rei

di horusarcadia

L’articolo di Pierpaolo Dal Monte “La politica ai tempi del colera, appunti su teoria e prassi”, ci espone severamente la situazione e il compito che abbiamo di fronte nell’impostare le linee di un cambiamento politico: dobbiamo tagliare i rami secchi, eliminare gli armamentari ormai inutili e cancellare tanto tratto di strada che – portandoci sin qua – si è dimostrata infida e maligna.

Non si può non concordare.

E ci mette anche in guardia dalla facile tentazione di volgerci a vagheggiare il ritorno a modelli, idee e contenuti legati ad un lontano paradiso perduto, al ritorno ad un’età dell’oro che – ammesso che sia mai esistita (i favolosi trenta?) – sarebbe in ogni caso impossibile da ricreare.

“Idealizzazioni che indulgono a vacue fantasie” si dice.

E se pure condizioni di vita realmente migliori si fossero concretate in passato e tali livelli generali siano senz’altro desiderabili (soprattutto se confrontati con le innegabili sofferenze del presente) ebbene tanti e tali avvenimenti, tanti e tali cambiamenti di ordine strutturale si sono radicati che sarebbe del tutto impossibile districare i fili dell’intreccio, tornare a separare le acque ormai miscelate dalla corrente.

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comidad: Le guerre civili a scatola cinese dell’Italietta

comidad

Le guerre civili a scatola cinese dell’Italietta

di comidad

All’inizio della scorsa settimana si diceva che la questione della riforma del catasto avrebbe messo a rischio la sopravvivenza del governo. Era troppo bello per essere vero, e infatti non era vero. In base alla narrazione sarebbe stato il voto di un partitino con l’1% a consentire alla proposta di passare. Ma si tratta appunto di narrativa, poiché anche i partiti di centrodestra, a parole ostili alla riforma, si sono limitati a votare contro, senza uscire dal governo, benché ad essere più sensibile ai timori di una revisione delle stime catastali sia proprio il loro elettorato. Draghi assicura che la revisione non comporterà nuove tasse sulla casa, ma tutti sanno che sono chiacchiere.

La prima casa è il principale ammortizzatore sociale, l’ancoraggio materiale della famiglia. Colpirla in una fase economica come questa sarebbe una misura destabilizzante, un atto di guerra civile. Dopo essere stato in gran parte alleato delle oligarchie contro il lavoro, oggi è il ceto medio ad essere oggetto di una spoliazione dei suoi risparmi e dei suoi patrimoni immobiliari. Da anni il Fondo Monetario Internazionale esorta i governi italiani a tassare la prima casa, e la riforma del catasto serve a innescare la mina per rendere operativo il provvedimento.

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Lorenzo Guadagnucci: Resistenza civile

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Resistenza civile

di Lorenzo Guadagnucci

La resistenza armata è descritta e concepita come una scelta ovvia e opportuna per l’Ucraina, ma perché scartare a priori altre strade? Perché non incoraggiare una resistenza civile del popolo? Certo, non potrebbe fermare l’invasione, ma nemmeno la resistenza armata sembra in grado di farlo e non a caso Zelenski parla di terza guerra mondiale. Una resistenza popolare con forme di non-collaborazione e boicottaggio potrebbe col tempo cambiare lo scenario, scrive Lorenzo Guadagnucci, favorire la nascita di una conferenza internazionale su tutte le guerre in corso ma anche l’accoglienza per gli obiettori di coscienza ucraini

Fra i tanti paradossi del non-dibattito sulla guerra in Ucraina e sulle scelte che abbiamo compiuto o stiamo per compiere e su ciò che ne può conseguire (questo aspetto, in particolare, è pressoché inesistente nel discorso pubblico), c’è un piccolo ma rivelatore paradosso. Molti, fra quanti sostengono la necessità di inviare armi da guerra al governo ucraino, fanno un parallelo con la resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale: partigiani allora contro l’occupazione nazifascista, partigiani oggi contro l’invasione russa; il paradosso è che gli eredi dei nostri partigiani, cioè l’Anpi, respinge tale accostamento ed è scesa in piazza per la pace e contestando l’opportunità di gettare benzina, cioè armi, sul fuoco della guerra.

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Mauro Baldrati: Ieri, oggi (e domani?)

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Ieri, oggi (e domani?)

di Mauro Baldrati

Non si creda che durante il ventennio il regime fascista fosse un organismo omogeneo, pervaso da esaltazione e adorazione per il Duce sul cavallo bianco, come vagheggiava Sofia Loren in Una giornata particolare. O meglio, nell’immaginario popolare era certamente diffusa questa riduzione comica del Potere, ma la ragnatela che avvolgeva il paese con la sua trama demagogica e la sua violenza, copriva un nido di vipere, un branco di belve fameliche in guerra tra loro. C’erano rivalità tra i gerarchi, guerre intestine, calunnie, maldicenze. La corruzione dilagava e trascinava con sé i complotti, gli scandali, le richieste di epurazioni e di confino. Mussolini lo sapeva. Sapeva tutto. Ogni giorno riceveva memoriali, denunce delle malefatte dei vari podestà o federali. Leggeva, sottolineava con le immancabili matite rosse e blu a punta grossa, e taceva. E non agiva. Lui non agiva. Qualcun altro doveva svolgere il lavoro sporco. Quando, dopo la marcia su Roma e il colpo di stato, iniziò la massiccia opera di burocratizzazione “totalitaria e integrale del regime fascista”, il suo primo pensiero fu di cacciare dalle leve del potere la masnada di trafficanti, ma soprattutto i teppisti, i picchiatori e gli assassini, esseri ignoranti e bestiali di cui non aveva più bisogno.

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Guido Salerno Aletta: Oltre il Dollaro: Next Monetary War

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Oltre il Dollaro: Next Monetary War

Se Cina e Russia si facessero pagare l’export solo in Yuan e Rubli

di Guido Salerno Aletta

Tutto è convulso, assai complesso da decifrare, in questa fase delle relazioni internazionali innescate dalla invasione della Ucraina da parte dell’esercito russo.

Non è questa la sede per fare previsioni di come andrà a finire: se sarà la Ucraina a cedere di schianto, se ci sarà una interminabile guerra civile, ovvero se sarà invece un Regime Change a Mosca che determinerà rivolgimenti politici inimmaginabili.

Ci sono due aspetti concreti, invece, da valutare fin d’ora: le sanzioni economiche e finanziarie decise nei confronti della Russia e le contromisure che saranno assunte da Mosca.

Le prime sono già note: c’è stato prima il blocco dei beni personali di una serie di Oligarchi e poi il divieto di utilizzare per i pagamenti da e verso la Russia del sistema di transazione interbancario Swift. Niente invece, per il momento, che riguardi invece i pochi asset delle imprese russe all’estero. La impossibilità di usare il sistema Swift per regolare le transazioni commerciali da e verso la Russia mette in discussione innanzitutto il pagamento da parte russa dei debiti attraverso il sistema delle banche occidentali che hanno filiali in Russia, ivi comprese quelle italiane: in teoria, sarebbero inesigibili. Per le Banche, che ne rispondono verso le aziende, sarebbero perdite di bilancio colossali, per decine di miliardi di euro.

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Noi non abbiamo patria: La verità in tempo di guerra

noinonabbiamopatria

La verità in tempo di guerra

di Noi non abbiamo patria

orizzonti di gloria“in tempo di guerra la verità è così preziosa che dovrebbe essere circondata da un muro di bugie“

Winston Churchill

Winston Churchill scrisse nella sua opera storica sulla seconda guerra mondiale che “in tempo di guerra la verità è così preziosa che dovrebbe essere circondata da un muro di bugie”. Ovviamente si riferiva alla verità circa le leggi di un corso storico determinato del modo di produzione capitalistico e dei suoi rapporti sul mercato mondiale, che spinsero i paesi dell’Europa occidentale e della potenza degli Stati Uniti ad imporre alla Germania alla fine della prima guerra mondiale pesanti condizioni economiche che ne limitavano la propria autodeterminazione come grande potenza capitalista ed imperialista. La conseguenza fu che essa per non essere soffocata, capitalisticamente reagì determinando il capovolgimento dei termini della questione: capitalisticamente si difese e l’Europa si armò per difendersi dalla Germania.

Se rimanessimo sul piano della conservazione del mercato mondiale capitalistico e della storia scritta dal rapporto del capitale, all’interno del quale ogni nazione ne è dipendente, incluse quelle dove la forze economica, industriale e finanziaria è più concentrata, esistono dunque delle nazioni che da questa interdipendenza, che l’ha fatta crescere nel moto espansivo della produzione del valore, viene aggredita dalle leggi del modo di produzione stesso, ed un insieme di nazioni che viceversa se ne avvantaggiano contro le altre e sono gli stati che aggrediscono, prendendo nel mezzo le classi lavoratrici e sfruttate usate come carne da macello per altri fini.

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Ugo Bardi: Ascesa e caduta dello scientismo. Abbiamo bisogno di una nuova religione?

effettoseneca

Ascesa e caduta dello scientismo. Abbiamo bisogno di una nuova religione?

di Ugo Bardi

Cos’è la religione, esattamente? Monaci ieratici che cantano i loro inni? Fanatici che compiono sacrifici umani? Vecchie signore che recitano il rosario? Pentecostali che parlano in lingue? È tutto questo e altro ancora. Le religioni non sono vecchie superstizioni, ma parte del modo in cui funziona la mente umana. Sono strumenti di comunicazione progettati per costruire l’empatia nella società su larga scala. (originariamente pubblicato su “The Seneca Effect”)

WitchCraftAvrete sicuramente notato come una nuova religione stia nascendo proprio davanti ai nostri occhi. Include una serie completa di sacrifici, rituali, canoni, santi, preghiere, e il conflitto del bene contro male. Non include ufficialmente la credenza in un Dio onnipotente, ma adora un’entità chiamata “Scienza”. Possiamo definirlo “scientismo”.

Non sono una persona religiosa, non normalmente, almeno. Ma riconosco che la religione può essere una buona cosa. È uno strumento che ti dà una bussola morale, un codice di comportamento, uno scopo sociale, una dignità e un sostegno mentre vai avanti nei vari passaggi della vita. Per alcuni, fornisce anche un percorso verso qualcosa di più alto della semplice esperienza umana in questo mondo. Quindi non mi sorprende che molte persone abbiano abbracciato lo Scientismo con entusiasmo.

Il problema è che ci sono aspetti malvagi della religione. Caccia alle streghe, sacrifici umani, cultisti fanatici, l’inquisizione spagnola, attentatori suicidi e altro. Anche religioni moderate, come il cristianesimo, possono essere perfettamente malvagie quando cercano di spaventarti per sottometterti, o usano la forza o l’inganno per lo stesso scopo.

Quindi, che tipo di religione è lo scientismo, buona o cattiva? Può essere entrambe le cose dato che continua a cambiare e ad adattarsi a una situazione in evoluzione in cui l’umanità sta affrontando sfide enormi, dall’esaurimento delle risorse al collasso dell’ecosistema. Lo scientismo può essere inteso come una reazione disperata a queste minacce, ma può anche peggiorare la situazione. È normale quando gli umani cercano di controllare sistemi complessi.

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Demostenes Floros: “Guerra e pace dell’energia

letture

“Guerra e pace dell’energia

La strategia per il gas naturale dell’Italia tra Federazione russa e Nato”

Intervista a Demostenes Floros

demostenes floros copertina 203x300Dott. Demostenes Floros, Lei è autore del libro Guerra e pace dell’energia. La strategia per il gas naturale dell’Italia tra Federazione russa e Nato, edito da Diarkos. Il libro contestualizza un tema di strettissima attualità: quali interessi si scontrano attorno al fabbisogno energetico dei paesi occidentali e chi ne sono i principali attori?

Il saggio si pone l’obiettivo di mettere in luce gli elementi politici che si celano dietro ai principali progetti e alle infrastrutture esistenti di approvvigionamento energetico europeo ed eurasiatico e le possibili conseguenze che ne potrebbero scaturire. In particolare, i gasdotti che uniscono, e che potrebbero unire nel futuro prossimo, l’UE e la Federazione Russa rappresentano la contraddizione esistente tra i rapporti politici e militari (leggasi Nato) tra gli Stati Uniti d’America e gli Stati europei da una parte e gli interessi energetici e commerciali di quest’ultimi con la Russia – porta verso l’Eurasia – dall’altra. Sullo sfondo, le nuove infrastrutture di approvvigionamento energetico che già oggi collegano la Federazione Russa con la Cina.

Tale contraddizione è emersa in maniera chiara con il forte aumento dei prezzi dell’energia, soprattutto del gas naturale. L’impressione infatti è che questi aumenti non saranno di breve durata visto che le cause non sono unicamente riconducibili a fattori di mercato, ma anche ad aspetti geo-politici e attinenti la stessa transizione energetica, in seno alla quale il gas naturale svolgerà un ruolo ponte tra il mondo delle fossili e quello delle rinnovabili.

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Andrea Zhok: META, gli “standard della community” e i russi

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META, gli “standard della community” e i russi

di Andrea Zhok

L’agenzia Reuters riporta che Meta Platforms (Facebook/instagram) consentirà agli utenti di invocare la violenza contro russi e soldati russi; si stanno anche consentendo post che chiedono la morte del presidente russo Vladimir Putin o del presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

La stessa piattaforma mondiale monopolista che blocca post con articoli scientifici perché “violano gli standard della community”, consente espressioni che rappresentano reato anche secondo la legge ordinaria.

Naturalmente lo avevamo capito da tempo, però credo che le implicazioni non ci siano ancora del tutto chiare: la “rete” è dominata da attori made in USA e le principali piattaforme monopolistiche sono oramai scese in campo politicamente con intenti di orientamento dell’opinione pubblica. Questo mentre il sistema dell’informazione è dominata da tempo da un circoscritto numero di grandi rappresentanti del capitale finanziario.

Ora, bisogna ricordare che le regole d’ingaggio delle democrazie formali dicono che se l’opinione pubblica maggioritaria è favorevole a X, qualunque cosa sia X, anche la più abietta porcata, esso è legittimo.

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Roberto Gabriele: Chi è il nemico e come combatterlo

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Chi è il nemico e come combatterlo

di Roberto Gabriele

E’ bene che i compagni affrontino fino in fondo le questioni legate alla guerra in Ucraina per avere, in una situazione difficile e complessa come l’attuale, le idee chiare su come attrezzarsi.

Ci sono difatti diverse questioni da chiarire e riguardano ambiti diversi.

Una riguarda direttamente i comunisti. Con l’intervento russo in Ucraina riemergono attualizzate posizioni che confermano le derive che si sono espresse già in passato in varie occasioni. Da una parte il PCF, i comunisti francesi e il PTB belga che condannano l’intervento russo. Dall’altra il KKE, il partito comunista greco, che oggi dirige una sorta di V internazionale che ne condivide le posizioni, che di fronte all’intervento russo sostiene la teoria dei tre imperialismi in conflitto tra di loro: USA, Cina e Russia. Per il KKE e la sua cerchia l’intervento russo in Ucraina dovrebbe dunque essere inquadrato in questo contesto.

Oltre ai comunisti anche quello che si usa chiamare il settore degli ‘antagonisti’ ha creduto bene di condannare l’intervento russo, che di fatto viene considerato un’avventura imperialista.

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Fabrizio Marchi: L’omicidio/suicidio (annunciato) dell’Europa

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L’omicidio/suicidio (annunciato) dell’Europa

di Fabrizio Marchi

“Il gasdotto Nord Stream 2 è ormai morto, è un grosso pezzo di metallo in fondo al mare, e non credo che possa essere resuscitato”.

Parole della sottosegretaria agli Esteri americana, Victoria Nuland.

Ecco svelata, in poche righe, la strategia americana nel quadrante europeo: separare a tutti i costi l’Europa dalla Russia. Questa è stata ed è la vera finalità del processo di destabilizzazione che gli USA stanno portando avanti in Ucraina da almeno un decennio, oltre naturalmente all’accerchiamento della Russia attraverso l’ampliamento della NATO ai paesi del fu Patto di Varsavia e alle ex repubbliche sovietiche. L’attacco russo in Ucraina è cacio sui maccheroni per Washington perché, da questo punto di vista, non fa che dare un colpo sull’acceleratore alla più che decennale politica statunitense nei confronti dell’Europa.

Per gli Stati Uniti l’Europa è infatti un pezzo fondamentale e strategico dell’impero a cui non possono per nessuna ragione rinunciare.

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Angelo D’Orsi: La “guerra di Putin”

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La “guerra di Putin”

di Angelo D’Orsi

È di oggi (nella newsletter del CESPI, di cui è presidente) un intervento di Piero Fassino, presidente Commissione Esteri, già fondatore del PD (bel titolo di merito), di una ipocrisia sconcertante, fin dal titolo: “La guerra di Putin”. No, questa è la guerra di cui gli Usa hanno posto le premesse, una guerra per dare un colpo alla Russia, e per allontanare da essa l’Europa, anche contro i propri interessi. E Fassino, noto genio della politica, giustifica tutto tranne che la guerra di Putin: solo per la Russia non valgono i principi che valgono per gli altri Stati, a cominciare dal nostro, e da tutti i membri della UE, che sta certificando ancora una volta il proprio fallimento. Scrive Fassino: “…Putin in pochi giorni ha dissestato gli equilibri geopolitici che dalla caduta del muro di Berlino avevano garantito stabilità e sicurezza in Europa”.

Ma dov’era Fassino nel 1999 quanto una coalizione di 19 Stati aggrediva la Federazione Jugoslava? Mi pareva fosse lui ad aver dichiarato: “Solo chi non ha guardato negli occhi un bambino kosovaro può essere contrario a questa guerra”, o forse lui parlava di operazione di peacekeeping, mentre intellettuali obnubilati dalla falsa coscienza, parlavano di “guerra umanitaria”, di “guerra disinteressata”, di “guerra etica”, oltre che naturalmente di “guerra giusta”?

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Miguel Martinez: A Empoli scoprono l’acqua fredda

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A Empoli scoprono l’acqua fredda

di Miguel Martinez

La notizia più importante del mondo oggi, non viene da Kiev, da Mosca o da Washington.

Viene da Empoli.

Empoli è nota nella storia per tre episodi.

UNO

1 marzo 1921, le Guardie Rosse (che suona tremendo, ma erano dei contadini toscani di vent’anni) sentono dire che stanno arrivando i fascisti, e quando vedono dei camion, aprono fuoco. E ammazzano per sbaglio un gruppo di marinai in licenza.

DUE

Domenica 26 dicembre 1943, per festeggiare Santo Stefano, il giorno dopo Natale, gli americani sganciano 210 bombe su Empoli, ammazzando – che quando gli americani ci si mettono sono molto più produttivi delle Guardie Rosse – 123 empolesi.

TRE

Il 5 marzo dell’Anno di Disgrazia 2022 è stata chiusa la piscina comunale di Empoli.

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Antonio Mazzeo: Nato e Ucraina: chi provoca chi?

antoniomazzeo

Nato e Ucraina: chi provoca chi?

di Antonio Mazzeo

Agosto 2021, aeroporto di Kabul, la fuga disordinata dei militari USA ed europei dall’inferno afgano, l’ipocrita abbandono di centinaia di migliaia di rifugiati, disperati ed affamati, alla vendetta di al-Qaida.

Febbraio 2022, crisi Russia-Ucraina, il rischio di una guerra mondiale, totale, nucleare. Nessuno spazio alla mediazione tra le parti. Kiev invoca aiuti ed armi, Washington dice Ok, Roma e la UE indossano mimetiche ed elmetto, pronte a fare la loro parte. Due scenari geograficamente distanti eppure tanto vicini temporalmente. Immagini che sintetizzano bene le incorreggibili contraddizioni della Nato, alleanza militare di cui nessuno in occidente sembra poterne fare a meno nonostante a decidere alla fine è sempre il socio di maggioranza a stelle e strisce. Si fa fronte comune solo contro il nemico di turno: il “terrorismo”, l’orso russo, il dragone cinese. Ma, in verità, le divisioni sono profonde. Regno Unito, Francia e Germania che sgomitano per soffiare agli Stati Uniti un po’ più di potere e e di denaro per le industrie belliche nazionali.

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