[Comune Info] Laura Tussi: “Può saltare tutto” – Intervista ad Alex Zanotelli

Rassegna del 17/05/2023

 

Può saltare tutto

 

Intervista a Alex Zanotelli che chiuderà Eirenefest, il festival del libro della pace e della nonviolenza, partecipando alla celebrazione dei cento anni dalla nascita di Don Milani, domenica 28 maggio presso i Giardini del Verano a Roma.

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di don Milani e i trenta anni della scomparsa di don Tonino Bello. Quanto sono stati importanti per te?

Non è facile rispondere a questa domanda. Entrambi mi hanno influenzato in profondità. Don Milani non l’ho mai conosciuto personalmente, ma da quando sono diventato direttore di Nigrizia i suoi scritti, la sua scelta degli ultimi, ma soprattutto le sue posizioni sulla guerra e sulle armi mi hanno plasmato. Ho sempre ammirato il suo coraggio nell’affrontare la tempesta mediatica che ha subito per le sue posizioni. È stato veramente un uomo coerente.

Tonino Bello, invece, è stata una persona con la quale chiaramente ho camminato. Sono stato per un po’ di tempo anche a Lecce e andavo spesso nella sua diocesi, ma non lo conoscevo: una volta mi ha invitato a fare un ritiro spirituale e ci siamo incontrati. Mi ha detto: “Alex non hai idea di quante note prendevo quando tu parlavi…”. Quando ho fatto la scelta chiara sul problema delle armi e sono entrato in polemica con i potenti di allora, lì è saltato fuori il suo l’appoggio: quando sono stato silurato mi ha di fatto sostituito portando avanti tutta quella battaglia. Appena è stato scelto come responsabile di Pax Christi Italia mi ha chiesto di andare a fare una conferenza a Brescia: era proprio il momento dei miei problemi per le questioni sulle armi e abbiamo tenuto una conferenza molto dura, attaccando e criticando pesantemente i costruttori di armi a Brescia. Immediatamente è scattata una inchiesta della procura di Brescia che per fortuna non è andata avanti perché dipendevo da Verona. Quindi è entrata la questura di Verona in tutto questo e, siccome mi conoscevano, mi è andata abbastanza bene. Sono state incredibili le investigazioni che hanno fatto: sono andati nel paese dove sono nato, indagando quali erano le mie influenze politiche e così via… Ovunque andavo a parlare ero seguito dalla Digos, che prendeva nota di tutto quello che dicevo. Anche lui ha pagato per avermi sostenuti e per aver preso su di sé quell’attacco sulla vendita di armi con tutto il problema del porto di Talomone e la triangolazione delle armi. Lui è andato avanti su quella strada e quando io ero a Korogocho, in Kenya, mi ha sempre seguito. Non dimenticherò mai la sua bellissima prefazione, dal titolo La Pasqua in agguato, al mio primo libro. E poi è stato lui quando ero a Korogocho a chiedermi di diventare direttore della rivista Mosaico di pace. Quando ho rifiutato, per ovvi motivi, mi disse che non poteva accettare il mio rifiuto. Mi ha detto: “La tua vita l’hai spesa contro le armi, per la pace voglio che sia tu il direttore di Mosaico di pace”. E così sono rimasto direttore della rivista. Ricordo che prima di partire per Korogocho, sono andato con l’editore a portargli il libro per cui aveva fatto la prefazione, tenendo presente che ero stato silurato dal Vaticano e lui come vescovo ha avuto molto coraggio ad accogliermi: quando sono entrato in Episcopio era tutto aperto, c’erano Rom e migranti che giravano tranquillamente, avevano stanze e dormivano lì. Abbiamo fatto una importantissima conversazione e alla fine ci siamo salutati. Appena usciti sentiamo una persona correre dietro di noi: era Tonino Bello con una cassetta di bottiglie di vino buono della Puglia.

Eirenfest è giunto alla sua seconda edizione con decine di protagonisti, scrittori, giornalisti, attivisti e una ampia vetrina di libri, saggi, romanzi. Hai qualche consiglio e incoraggiamento per gli organizzatori e i relatori di questo importante festival del libro della pace e della nonviolenza?

Ho partecipato alla prima edizione di Eirenefest e parteciperò ancora. Ringrazio prima di tutto coloro che lo organizzano e lo portano avanti. È fondamentale divulgare libri, testi, romanzi sui temi della pace e della nonviolenza. Ma è molto importante cominciare davvero a tradurre la nonviolenza in termini concreti. Ho in mente i libri straordinari come la trilogia di Gene Sharp Politica dell’Azione Nonviolenta: lui è uno scrittore statunitense, autore anche di Come abbattere un regime. Dovremmo avere piccoli libri divulgativi che aiutino le persone su azioni concrete di nonviolenza coerente: perché se il popolo comincia a muoversi e ragiona e inizia ad usare tecniche nonviolente, queste diventano estremamente efficaci per mettere in discussione sistemi come il nostro fondato sulla violenza e sulle armi. Poi un incoraggiamento ad andare avanti a tutti i gruppi che studiano la nonviolenza e la praticano concretamente.

Eirenefest percorre la via più  lunga e difficile, quella del pacifismo finalistico, per convertire le coscienze. Un percorso di educazione alla pace. Pensi che invece sia più urgente un pacifismo istituzionale che tenti di indirizzare le politiche degli Stati verso la fraternità tra i popoli?

Al momento non vedo a livello istituzionale possibilità di cambiare. Bisogna renderci conto che gli Stati sono prigionieri del complesso militare e industriale. Lo vedo non solo negli Usa, dove quella delle armi è la maggior industria, ma dappertutto. Anche in Italia è la maggiore industria. I governi sono prigionieri delle armi e delle banche che chiaramente finanziano. È quasi inutile quel tentativo istituzionale. Mentre è necessario continuare con insistenza dal basso: in questo senso trovo assurdo, ad esempio, è che proprio nelle comunità cristiane che il pensiero della nonviolenza e del disarmo non passi. Eppure la nonviolenza attiva non viene da Gandhi né da Martin Luther King. Loro si sono sempre ispirati a Gesù di Nazareth… Allora siano le comunità cristiane le prime ad agire.

Cosa pensi della campagna internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo nucleare universale?

Il problema del nucleare è enorme e non è così semplice risolverlo. C’è bisogno di molto coraggio da parte degli attivisti. Un grande resistente statunitense Daniel Berrigan, un gesuita, che ha sostenuto tutta la lotta contro la guerra in Vietnam ed è morto pochi anni fa, ha fatto 44 mesi di carcere per tutte le varie azioni di protesta… La polizia era terrorizzata dalle azioni sue e di suo fratello Philip. Daniel Berrigan diceva che fare la pace è altrettanto costoso di come fare la guerra. O ci metti la faccia e la pelle e hai il coraggio di sfidare anche andando in carcere oppure è inutile. Penso che abbiamo bisogno di questo tipo di azioni se vogliamo davvero sfondare il sistema. Altrimenti facciamo solo proclami. Penso che ci vogliono azioni nonviolente serie che sono pagate con la galera e in tribunale. È necessario questo tipo di resistenza per affossare il sistema.

Davvero l’umanità intera si trova sul crinale del baratro nucleare?

Sì. Siamo davanti a una guerra in Ucraina che diventa sempre più pericolosa perché sono si scontrano superpotenze nucleari. La Russia, la Nato e gli Stati Uniti. Stiamo rischiando davvero molto. Certo, la Russia deve essere condannata in tutti i termini possibili perché ha invaso un paese sovrano come l’Ucraina conducendo una guerra veramente assurda e criminale. Ma questo non ci libera dai problemi. Noi occidentali siamo dentro altrettanto a questo meccanismo. Non prendiamoci in giro. Quando è caduto il muro di Berlino l’accordo tra Gorbaciov e Bush, era che la Nato non doveva prendere il posto occupato dall’ex patto di Varsavia. Invece abbiamo circondato la Russia. Putin è caduto nella trappola e ha fatto un errore enorme con questa invasione. Il problema è che l’Occidente ha continuato dal 2014 fino all’inizio della guerra a inviare armi. Americani e inglesi hanno preparato l’esercito e adesso Biden ci dice che la guerra deve continuare “per indebolire la Russia e per fronteggiare la Cina…”. Intanto il comandante delle truppe statunitensi ha fatto sapere che nelle Filippine verranno costruite cinque nuove basi. Gli Stati Uniti hanno anche già dato sottomarini nucleari all’Australia… Rischiamo la terza guerra mondiale e nucleare. Ecco perché è importante far capire alle persone la follia totale che stiamo vivendo e il pericolo enorme. Basta un niente e può saltare tutto.

 

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