[Resistenza] E pur si muove!

Newsletter n. 13 – 2023

 

E pur si muove!
Editoriale
La terra gira intorno al sole. Oggi sembra un’ovvietà, ma all’epoca di Galileo Galilei (1564 – 1642) sfidare le certezze del potere costituito significava andare incontro a processi, carcerazione e persino alla condanna al rogo, come nel caso di Giordano Bruno (1548 – 1600).
Durante il processo istituito dalla Santa Inquisizione, Galileo si rimangiò le tesi che aveva sostenuto fino a quel momento per evitare appunto la fine di Giordano Bruno. Tuttavia la terra gira intorno al sole e la verità non poteva essere cambiata né dalla Santa Inquisizione né dall’abiura estorta a Galileo.
La verità rimane lì, conosciuta da pochi, ignorata da molti e osteggiata dalla classe dominante, ma è concreta, oggettiva, e prima o poi è destinata a imporsi, coerentemente con lo sviluppo del progresso umano. Che questo accada prima anziché poi dipende solo da quanto gli uomini ne fanno lume della loro azione collettiva, faro dello sviluppo e del progresso umano: la terra girava attorno al sole anche prima che ciò fosse scoperto, prima di Galileo e della Santa Inquisizione. E gira intorno al sole anche oggi. È una verità che ha sostenuto lo sviluppo del progresso da quando il genere umano ne ha preso atto e l’ha trattata per ciò che appunto è: una realtà oggettiva.
Perché introduciamo questo numero di Resistenza parlando di Galileo e dell’importanza della scoperta scientifica?
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Il governo che serve al paese
Nell’Editoriale abbiamo scritto che le mobilitazioni delle masse popolari possono svilupparsi ed estendersi oltre un livello elementare solo a condizione che trovino uno sbocco politico: la costituzione di un governo di emergenza popolare è, in questo senso, la prospettiva unitaria e positiva entro cui le principali rivendicazioni delle masse popolari possono essere soddisfatte, dando al paese un orientamento e un ruolo positivo anche a livello internazionale.
Stiamo dicendo che solo lo sbocco politico consente di fare fronte alla situazione determinata dagli effetti della crisi generale combinati con le misure che i governi borghesi spacciano per soluzioni.
Al nostro paese serve un governo che sospenda subito e unilateralmente “gli impegni con la Nato” rispetto alla guerra in Ucraina. Questo vuol dire non solo lo stop all’invio di armi e di altre forniture in campo militare ed economico, ma anche lo stop all’addestramento di militari ucraini, il divieto di usare il territorio italiano per le esercitazioni militari, il blocco dell’utilizzo delle basi militari sul suolo italiano per le operazioni belliche. E vuol dire anche liberarsi dai vincoli delle sanzioni economiche contro la Federazione Russa, perché quelle sanzioni le pagano solo le masse popolari italiane (crisi energetica, bollette, costruzione e installazione di rigassificatori, ecc.).
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Morte di Silvio Berlusconi
Il “Padrino” della Repubblica Pontificia
Il 12 giugno è morto Silvio Berlusconi. Da quella data, fiumi d’inchiostro sono stati scritti sulla sua figura. Se la maggior parte dei media di regime ne hanno parlato per beatificare la sua persona e incensare la sua opera e i suoi successi, la sinistra borghese ne ha ricordato gli eccessi, le colpe, i crimini, coerentemente con il suo ruolo di “coscienza critica della classe dominante”. Una profusione di articoli, scritti, servizi televisivi e interviste utili soprattutto ad alimentare confusione e due opposte tifoserie: Berlusconi sì, Berlusconi no.
I comunisti devono contrastare questa tendenza alimentata dalla classe dominante. Quello che ci serve realmente indagare è il ruolo decisivo di Berlusconi nella storia della Repubblica Pontificia, allo scopo di comprendere la natura e le trasformazioni del regime in cui viviamo e che dobbiamo rovesciare, i cambiamenti e le prospettive cui la sua morte apre.
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Volano gli stracci nella maggioranza di governo
Il punto sulla situazione politica
Leggendo i giornali di giugno è evidente che per il governo Meloni c’è stato un crescendo di intoppi, problemi, nodi che sono venuti al pettine e scheletri che sono usciti dagli armadi. Tutto insieme, ad alimentare contraddizioni e tensioni fra i partiti della maggioranza che, anziché fare quadrato attorno al governo, giocano allo scaricabarile.
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La controffensiva ucraina? E’ solo la nato che estende il conflitto
Il 24 giugno la notizia “dell’ammutinamento” di Prigozhin, capo del gruppo di mercenari Wagner, contro i vertici militari della Federazione Russa ha fatto il giro del mondo presentato come una “marcia su Mosca” finalizzata a destituire il generale Valery Vasilyevich Gerasimov (Capo di Stato Maggiore delle forze armate russe e primo Vice Ministro della Difesa) e il generale Kuzhugetovich Shoigu (Ministro della Difesa).
Ovviamente l’attenzione mediatica è stata rivolta su questo caso per parecchi giorni e, ovviamente, l’informazione è subito diventata propaganda di guerra: “è l’inizio della fine di Putin” è stato il commento più diffuso fra i sostenitori del governo ucraino e della Nato, che si sono ben guardati dal chiamare alla cautela, ma hanno alimentato ad arte questa “analisi”.
In realtà, la sedizione si è risolta in poche ore con l’esilio di Prigozhin in Bielorussia, lo scioglimento del Gruppo Wagner e “l’assorbimento” dei mercenari nelle file dell’esercito regolare (anche se, al momento in cui scriviamo, questo aspetto è da verificare).
Le “inchieste interne” avviate dallo Stato Maggiore russo per scoprire eventuali sostenitori della manovra di Prigozhin hanno per il momento coinvolto solo il generale Sergei Surovikin, che i media indicano come un alto dirigente delle operazioni in Ucraina.
Dopo appena una settimana, dunque, rientrato l’entusiasmo per la manovra di Prigozhin, la propaganda di guerra è tornata a fare “quello che faceva prima”: a celebrare in pompa magna la controffensiva ucraina e a rilanciare presunte minacce nucleari dai vertici della Federazione Russa.
Più che cercare di comprendere gli sviluppi della situazione concentrandosi su un unico avvenimento (peraltro di difficile interpretazione), è utile soffermarsi sul contesto in cui quell’avvenimento è maturato e si è inserito. È anche il modo più efficace per comprenderne la reale portata e per valutare se e come ha influito sul corso delle cose.
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– Armi come pacchi postali. Il no alla guerra parte dai posti di lavoro
– La mobilitazione contro la nuova base militare a Coltano
Napoli. Si può fare! Impedita la costruzione del deposito di Gnl
– Sardegna. Basta con l’occupazione militare
Friuli. Opposizione popolare all’acciaieria di S. Giorgio di Nogaro
10mila stivali per cacciare il partito del cemento
– L’eolico in Sardegna “è una cagata pazzesca!”
Massa insorge. La mobilitazione prosegue

Milano

Dobbiamo intervenire in ogni mobilitazione
Compagni della Redazione,
ho letto la risposta di Comunisti Milano (rintracciabile sulla loro pagina Fb in data 6 giugno) alla vostra critica contenuta nell’articolo di Resistenza 6/2023 “Sulla manifestazione del 25 Aprile a Milano”.
In particolare, scrivono: “Eravamo e restiamo una esigua minoranza rispetto a un corteo, quello ufficiale [del 25 Aprile – ndr], che raccoglie decine di migliaia di partecipanti. Ma noi non volevamo, e non vogliamo più, fare una scelta di convenienza, opportunista nei fatti, per rincorrere delle masse che, se pure in gran parte sono in buona fede, si prestano, volenti o meno, all’operazione di “lavanderia” delle forze legate al Pd”.
Tutto il dibattito, e in particolare questa frase, mi hanno fatto pensare a un’esperienza che stiamo facendo come Sezione di Milano Sud. Ve la riporto in quanto credo possa essere utile a fare luce sulla questione.
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Cade l’accusa di strage politica, ma Alfredo Cospito è ancora al 41 bis
Stralci della dichiarazione spontanea del 19 giugno 2023
Il 26 giugno la Corte d’Assise di Torino ha condannato Alfredo Cospito a 23 anni di carcere e Anna Beniamino a 17 anni e 9 mesi. La richiesta dell’accusa era la condanna all’ergastolo per strage politica.
Grazie alla strenua resistenza di Cospito, nel processo d’Appello le autorità giudiziarie sono state costrette a riconoscere le attenuanti (l’attentato alla Caserma dei Carabinieri di Fossano non aveva provocato né morti né feriti) e la principale accusa che giustificava la detenzione in regime di 41 bis è definitivamente caduta.
Di seguito pubblichiamo alcuni stralci (sul sito www.carc.it la versione integrale) della dichiarazione che Alfredo ha fatto all’udienza del 19 giugno.
Diciamo subito che le parole di Cospito sono una grande dimostrazione di cosa significa condurre un processo in modo da passare da accusati ad accusatori, di come anche il tribunale borghese può diventare il luogo di giudizio sull’operato della classe dominante.
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