Fulvio Grimaldi: “Quanto ci manca Assange!”

Fulvio Grimaldi – 20/07/2023

MONDOCANE: Ucraina e … chi era Andrea Purgatori? E Patrick Zaki? — QUANTO CI MANCA ASSANGE! 

 

Ucraina e … chi era Andrea Purgatori? E Patrick Zaki?

 QUANTO CI MANCA ASSANGE!

 

Visione TV : “Dietro il Sipario” con Stefano Orsi, Fulvio Grimaldi e Mark Bernardini. Conduce Francesco Toscano

 

Dove si prova a tracciare un percorso dell’Ucraina di Zelensky da prima del Vertice NATO a Vilnius a dopo. Un dopo bruttissimo per il comico, tiranno sanguinario, di Kiev, e abbastanza brutto anche per i suoi mandanti e corresponsabili dello sbranamento dell’Ucraina.

Il dato è che, a dispetto della più voluminosa e prolungata valanga di armamenti e miliardi rovesciati sulla banda di mercenari al “potere” nella sciagurata Ucraina, la controffensiva ha fatto pufffff, come un qualsiasi mortaretto bagnato. Ne hanno cambiato la situazione le varie uscite terroristiche, coadiuvate dai servizi anglosassoni, tipo ordigni su Kerch, su dighe, centrali nucleari, gasdotti sottomarini, sotto le macchine di cittadini russi et similia.

L’ingresso formale nella NATO (quello sostanziale è in atto da almeno il 2014, ma serve quello formale per scatenarci tutti contro Russia e Cina) è rinviato a dopo le “riforme”, la “democratizzazione”, ha detto Biden, i più esilarante dei capi di Stato del famoso globoterracqueo, per togliersi d’impaccio e per non essere subissato dallo stigma di una seconda Kabul. Che si avvicina.

E mentre procede la contro-controffensiva russa, abbiamo svolto qualche considerazione sulla rinnovata pantomima del grano ucraino che la Russia affamatrice vorrebbe negare ai popoli poveri del Sud del mondo. Già, quei popoli in effetto boccheggiano. Non per un surriscaldamento addossato alle malefatte di quelli, come alle nostre, dagli imbonitori del baraccone climatico. No. Invece boccheggiano davvero, stremati dalla spoliazione multi-e transnazionale delle mega corporations del grano.

Che mica sono ucraine. E’ da mo’ che i ladroni ciarlatani, messi su dagli USA a Kiev, si sono venduti l’Ucraina tutta, terre fertili e suoi prodotti, ai padroni anglo-multinazionali dei cereali: Archer-Daniels-Midland Company, Bunge, Cargill e Louis Dreyfus, le Quattro Sorelle del cibo. E della fame nel mondo. Non riusciamo a portare e vendere il grano dall’Ucraina agli africani? Poco male. La carenza fa salire i prezzi e noi sappiamo come speculare e rifarci.

PATRICK ZAKI

Detto questo passiamo ad Andrea Purgatori. Anzi, prima a Patrick Zaki, il giovane egiziano laureato in gender che ha permesso ai nostri pennivendoli, tifosi della curva a stelle e strisce, di perpetuare un altro po’ il mito di Giulio Regeni, giovane difensore dei diritti umani, fatto fuori da Al Sisi (e mica virgulto dell’intelligence occidentale spedito dai fiduciari  Fratelli Musulmani a vedere se in Egitto si poteva far partire un’altra “primavera araba” e poi fatto fuori dai suoi perché bruciato da un video in cui prometteva un sacco di soldi a chi avesse fatto un po’ di casino al Cairo).

Su Patrick, graziato dei tre anni di carcere da Abdelfattah Al Sisi, dico solo questo. Cosa sarebbe successo in Italia se il sottoscritto avesse diffuso sui suoi social e non-social comunicati su comunicati che affermavano che il regime di Meloni perseguita, incarcera, tortura, fa sparire migliaia di ebrei, o protestanti, o musulmani, o buddisti, o seguaci di Scardovelli?  Avrebbero, magistrati, giornalisti, politici detto “ma che fa, ha espresso un’opinione politica”, come hanno ripetuto a disco rotto Enrico Mentana e tutta la ciurma che si abbevera al trogolo della comunicazione inquinata dei “liberal”? O avrebbero scoperto nel Codice Pensale che si trattava di qualcosa come vilipendio, diffamazione, turbamento dell’ordine pubblico, attentato alla sicurezza dello Stato, eccetera eccetera?

E pensare, poi, che la sollevazione popolare contro il fondamentalista presidente egiziano, dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi (2013), era stata determinata anche dal rifiuto di un popolo eminentemente laico di farsi imporre a forza la sharìa e dall’orrore degli scherani di Morsi che andavano incendiando una chiesa copta dopo l’altra. Al Sisis ha posto fine a tutto questo. Ed è da allora che Zaki e l’Occidente Nato lo bastonano. Nell’interesse di coloro – concorrenti energetici franco-anglosassoni – cui premeva di fregare all’ENI Zhor, il più vast giacimento di gas del Mediterraneo, proprio davanti alle coste egiziane. E noi, patrioti….

ANDREA PURGATORI

Andrea Purgatori era bravissimo, sia come sceneggiatore cinematrografico, sia come conduttore televisivo. Grande giornalista d’inchiesta. A livello nazionale. A livello internazionale era dall’altra parte della mia barricata: fedele e accanito sostenitore delle furbate e dei crimini di chi ci tiene sotto il suo anfibio: Ucraina, Russia, guerra alla Siria, dittatori da abbattere, vaccini, non se ne è persa una di occasioni per sostenere il falso e il feroce. Per cui santo subito, per il coro dei laudatores suoi affini.

Ma sui crimini occultati dei nostri gruppi dirigenti ne ha combinato delle belle. Al punto da, forse, morirne. Come Pecorelli, Siani, Calvi, Pisciotta… Lo ha fregato il naso dell’investigatore irrefrenabile, il cui ossigeno è lo scoop. Il suo film sul crimine NATO di Ustica, “Il muro di gomma”; la sua inchiesta sull’assassinio del nemico di Andreotti, Mino Pecorelli, che aveva rivelato a Papa Luciani la lista dei suoi 150 cardinaloni massoni (e Luciani ne morì la notte dopo); la sua inchiesta sull’assassinio camorristico del collega Giancarlo Siani…

E ora, soprattutto, le sue formidabili inchieste sull’agghiacciante marcio, criminale, morale, finanziario, che circonda la scomparsa di Manuela Orlandi, le operazioni dello IOR, la pedofilia, miliardi del crimine presi e fatti diventare virtù politiche; e quella sullo Stato delle stragi, con i suoi padrini storici, lontani ma sempre addosso al nostro paese, con la sua gestione ai fini di un’eterna stabilizzazione della partnership Stato-mafia, con tanto di manovalanza vero-fascista e finto-rossa.

In quest’ultima inchiesta, ritrasmessa 24 ore dopo la sua “fulminea morte”, ha fatto parlare Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Pietro Grasso, giornalisti all’indice della mafia e della combriccola politico-mediatica contigua. Magistrati e comunicatori veri, quelli di cui si deve fare a meno secondo il vangelo del nuovo ministro della Giustizia.

Il dato è che chi tocca certi fili non deve farlo, se ci tiene a non rimetterci la pelle. Evidentemente Purgatori non ci teneva abbastanza. Quindi, con Andrea Purgatori, vaccinista, zelenskista, Nato-ista, tutto quello che volete, niente manicheismi. Il manicheismo è degli gnostici. E quelli sono davvero la schiuma dell’umanità.

JULIAN ASSANGE

Tutta una serie di città italiane hanno ottenuto che il Comune concedesse la cittadinanza onoraria al primo dei giornalisti del mondo, Julian Assange. Primo, perché per primo e più di ogni altro ha strappato al potere la maschera dell’ipocrisia e della menzogna, mostrandone le efferatezze. Primo per persecuzioni subite. Primo pretesto per togliere ai giornalisti la voglia di fare il loro mestiere e alla società di rendersi conto del mondo in cui vive. Con Assange, libero, o giustiziato al rallentatore, ne va della possibilità di un nostro rapporto non inquinato con la realtà.

Oggi ci abbiamo provato a Roma, in Campidoglio, con l’appoggio generoso di Virginia Raggi. Eravamo pochi. Onore a quei pochi. C’è chi ci ha creduto, con un sindaco come Gualtieri e una maggioranza come la sua….

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