Fulvio Grimaldi: “Non basta essere palestinesi per essere ‘palestinesi'”

Fulvio Grimaldi – 04/04/2024

 

Non basta essere palestinesi per essere “palestinesi”

Come non bastava essere italiani per essere antifascisti, o cubani per essere rivoluzionari

 

A Chiavari cinema stracolmo per il convegno con Fulvio Grimaldi organizzato dagli strepitosi  amici del TIGULLIO PER LA PALESTINA.

Un intoppo tecnico ha impedito la proiezione di ARABA FELICE IL TUO NOME È GAZA, ma un pubblico partecipe e consapevole è rimasto fino all’ultimo minuto della panoramica storica e analitica offerta in due ore e mezza di dibattito dall’autore del docufilm e da altri interventi.

Stonato e non condiviso l’intervento polemico di un signore palestinese in Italia da oltre 50 anni e che si dice rappresentante della comunità palestinese in Liguria. La sua sparata contro Hamas, con l’avallo demenziale all’operazione propagandistica sionista per cui quella che, da almeno un quarto di secolo, è la massima espressione della Resistenza palestinese non sarebbe altro che il frutto di una intesa tra Israele e settori islamici della società palestinese, è il tentativo di coprire quello che effettivamente è l’osceno collaborazionismo tra regime sionista e le da tempo esautorate strutture di vertice dell’ANP.

Non è la prima volta che un appassionato sostegno dei cittadini alla lotta di liberazione condotta in armi – come sancito dall’ONU e dal diritto internazionale – a Gaza e in Cisgordania dalle forze politiche che vantano il sostegno della stragrande maggioranza della popolazione, viene diffamato da chi si schiera con l’isolatissimo, corrotto e screditato governo ANP. Un governo e un ottuagenario presidente che, subita nel 2004 una sonante sconfitta elettorale dal partito Hamas, ha “democraticamente” deciso di non fare votare più. A ciò ha aggiunto in questi giorni la nomina di un nuovo primo ministro dell’ANP, ovviamente al di là di ogni consultazione con parlamento, Resistenza  e società civile, nella persona di un bonzo delle Banca Mondiale, Mohamed Mustafa, indicato da Washington.

Nei giorni scorsi si è assistito all’ennesimo episodio di una repressione per conto di Israele della lotta di resistenza nella Cisgiordania martirizzata da esercito israeliano, dai coloni fascisti e dalla polizia dell’ANP di Abu Mazen. Il collaborazionismo di questi Quisling, che gli USA vorrebbero a capo anche di Gaza, si è espresso con l’attacco armato della polizia Anp a una delle più valide formazioni della Resistenza palestinese in Cisgiordania, la Brigata Tulkarem.

Abu Mazen, indegno erede di Arafat e di Marwan Barghuti (eroe dell’Intifada, condannato a 5 ergastoli per il delitto di resistenza), presidente ANP,  frequentatore delle cene dei premier genocidi sionisti, si è spinto fino a condividere le false accuse di terrorismo mosse a Hamas in relazione agli eventi del 7 ottobre, quando la maggioranza delle vittime è risultata, secondo gli stessi media e militari israeliani e l’emittente Al Jazeera, uccisa dal fuoco “amico”. Sostenere la causa dei palestinesi, che significa sostenere il riscatto di tutti gli oppressi e dominati, comporta fare chiarezza su chi sta con chi.

 

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