Vincenzo Brandi – 27/11/2024
Gli articoli sono pubblicati sul numero di dicembre 2024 de “La Voce” di GAMADI
L’8 DICEMBRE A BOLOGNA NASCE IL COORDINAMENTO NO NATO PER OPPORSI ALLE POLITICHE DI GUERRA E MILITARIZZAZIONE
Il prossimo 8 dicembre a Bologna (via dello Scalo 21, ore 14,00) alcune realtà pacifiste ed antimperialiste e singoli cittadini, si vedranno per proporre un Coordinamento nazionale tra le varie realtà che si oppongono alle politiche aggressive della NATO, e per l’uscita dell’Italia dalla NATO per riacquistare la propria sovranità.
La NATO (North Atlantic Treaty Organization) fu fondata il 4 aprile del 1949 su iniziativa degli Stati Uniti e dei loro alleati britannici per creare un blocco militare sottoposto all’egida degli USA comprendente i paesi dell’Europa Occidentale. Questo blocco doveva erigere una “barriera di ferro” (termine usato da Winston Churchill già nel 1946) che si opponesse al blocco di paesi che faceva capo all’Unione Sovietica, vincitrice della “grande guerra patriottica” contro il Nazismo. Paesi come la Germania e l’Italia, sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale, dovettero accettare un’occupazione militare permanente da parte dell’esercito USA, che dura tuttora anche in forme diverse da quelle immediatamente successive alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La funzione della NATO è andata estendendosi nei decenni successivi, specie dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. L’alleanza, concepita all’inizio, almeno formalmente, come “difensiva” (perfino il segretario del PCI Berlinguer gli riconobbe negli anni ’70 questa caratteristica, sbagliando clamorosamente), si è espansa aggressivamente verso le frontiere della nuova Russia inglobando 17 nuovi paesi, e soprattutto si è arrogata il diritto di intervenire in tutto il mondo, non solo per correre in aiuto di uno dei suoi membri attaccati (Art. 5 del trattato), ma anche nei casi in cui siano messi in discussione interessi dei suoi membri. L’alleanza è divenuta, quindi, sempre più, l’alleanza dei paesi imperialisti e colonialisti dell’Occidente, che hanno dominato il mondo per secoli, sfruttandolo senza ritegno. Al suo interno esiste ovviamente una gerarchia che vede il paese imperialista principale (gli USA) al vertice (con la stretta alleanza del Regno Unito britannico), mentre agli altri è concesso il ruolo di vassalli consenzienti e persino, in molti casi, autolesionisti. Questo “Occidente collettivo” cerca di difendere con ogni mezzo i propri interessi dalla minaccia costituita dai movimenti di liberazione nazionale e dall’emergere di nuove potenze, che puntano alla creazione di un mondo equilibrato e multipolare (come i cosiddetti BRICS. Cina, Russia, India, ecc.).
Quanto detto finora spiega perfettamente i continui interventi armati della NATO non aventi alcun carattere “difensivo”, come contro la Jugoslavia, la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan, ecc. Anche le guerre tra Russia e Georgia, ed ora tra la Russia ed il regime apertamente nazi-fascista ucraino, sono state innescate da colpi di stato e “rivoluzioni colorate” con cui sono stati abbattuti governi neutrali, non ritenuti sufficientemente filo-USA e filo-NATO. Anche in Siria è stata scatenata una guerra indiretta con l’uso di bande locali opportunamente armate e sostenute dall’esterno, causando danni incalcolabili a quel paese. Un terzo della Siria è ancora occupato da truppe USA che controllano i pozzi petroliferi.
Nel documento che chiama al Coordinamento di Bologna sono ben tratteggiate le conseguenze derivanti dall’appartenenza alla NATO per il nostro territorio nazionale: presenza di bombe atomiche in due basi USA/NATO (Ghedi ed Aviano) in dispregio al trattato di non proliferazione nucleare; extraterritorialità delle basi USA con impunità in Italia per crimini commessi da militari USA; aumento di spese militari a discapito di spese di tipo sociale; inquinamento grave del suolo nei poligoni militari; interventi di propaganda militare nelle scuole; mancata desecretazione, come previsto dalla legge, di accordi militari segreti tra USA e Italia; interventi in missioni militari NATO da parte dell’Italia in varie zone del mondo, ecc.
L’iniziativa del Coordinamento di Bologna non è tesa a mettere un cappello sui movimenti pacifisti e anti-NATO in Italia, ma a richiamare ad un’azione coordinata tutte quelle realtà già operanti in Italia, ma disperse: organizzazioni contro i poligoni militari inquinanti in Sardegna, gruppi contro le basi militari NATO in Sicilia o a Pisa; gruppi provenienti dal Comitato anti-NATO fondato dal compianto Giulietto Chiesa, di cui faceva parte anche chi scrive, ma che poi ha subito sfaldamenti e scissioni dopo la morte di Giulietto, tutte le realtà attive a livello territoriale contro le basi USA-Nato, la politica di guerra e la propaganda di guerra. È di grande importanza creare una rete operante sul territorio nazionale per riconquistare la sovranità dell’Italia, seguendo la strategia riassunta nel noto slogan.
FUORI L’ITALIA DALLA NATO, FUORI LA NATO DALL’ITALIA
Roma, 27 novembre 2024, Vincenzo Brandi, membro del gruppo promotore del Coordinamento nazionale No Nato
LA SCIENZA E’ OBIETTIVA? LA SCIENZA E’NEUTRALE?
DA MARCELLO CINI ALLE SCELTE NELLE APPLICAZIONI DELLA SCIENZA
DA MARCELLO CINI ALLE SCELTE NELLE APPLICAZIONI DELLA SCIENZA
(Questo articolo è liberamente tratto dal libro “Conoscenza, scienza e filosofia”, V. Brandi, 2020)
Nel 1976 un gruppo di fisici dall’Università di Roma Sapienza, guidati da Marcello Cini, da me personalmente conosciuto per una comune militanza politica (allora militavamo nel gruppo del Manifesto) pubblicò un libro dal titolo: “L’Ape e l’Architetto”. Il titolo proviene da una citazione di Marx.. Il libro, infatti, ripubblicato con ampliamenti nel 2011, abbondava di citazioni marxiane, in accordo con l’ideologia degli autori. Nel libro tuttavia veniva sviluppato il concetto della non-neutralità della scienza, tesi molto di moda negli anni seguenti il ’68 (ma di cui non si trovano in verità molte tracce in Marx ed Engels, né nell’opera del grande continuatore della filosofia “materialista dialettica” nel ‘900: Ludovico Geymonat). Secondo Cini la scienza avrebbe sempre un carattere ideologico, non oggettivo, stessa tesi sostenuta anche dai filosofi dell’epistemologia statunitense post-moderna, come Popper, Lakatos, Feyerabend, e soprattutto Kuhn (già trattati nell’articolo precedente del mese scorso). Quest’ultimo sosteneva che i “paradigmi” ideologico- culturali di moda in varie epoche sarebbero alla base delle varie teorie scientifiche, che sarebbero tra loro incomunicabili.
Anche secondo gli autori dell’Ape e l’Architetto la scienza sarebbe ideologica; non sarebbe generatrice di verità e sarebbe strumentalizzata a fini politici. I rapporti sociali influenzerebbero i metodi, gli strumenti e la scelta delle ipotesi nella scienza. La teoria prevarrebbe sempre sull’esperienza perché troviamo solo quello che vogliamo trovare. Ogni rappresentazione del mondo sarebbe funzionale ad uno scopo e le teorie sarebbero sempre correlate alla realtà storica e sociale. Quindi la Scienza non rispecchierebbe la realtà ma rappresenterebbe “un processo attivo di ricostruzione” della realtà per un progetto di società.
Si è già detto che l’idea di una scienza non neutrale, ma al servizio del sistema, era stata molto diffusa nelle contestazioni del ’68. Nell’università di Berkeley, uno dei centri maggiori della contestazione, era stato molto popolare il rappresentante della Scuola di Francoforte Marcuse, che aveva continuato la polemica sostanzialmente neo-romantica, antilluminista e rousseauiana di Adorno e Horkheimer.
Alle tesi dell’Ape e l’Architetto reagì piuttosto rudemente Lucio Colletti, allievo di Della Volpe, che pronunciò la polemica frase: “un corpo grave cade alla stessa maniera a New York e Pyongyang”. Anche se non si può ignorare la parabola di Colletti passato progressivamente da posizioni comuniste a Forza Italia, non si può dire che in quella particolare circostanza avesse torto. La maggior parte delle teorie fisiche degne di rispetto si basa su una serie di evidenze sperimentali che suggeriscono ipotesi che poi sono verificate con esperimenti ad hoc. Godono per questo di una loro oggettività e non possono essere confuse con elucubrazioni metafisiche o teorie fantasiose ed inconsistenti. Geymonat ha sottolineato come nel pensiero illuminista e positivista la scienza abbia giustamente sempre un valore positivo.
Il parere di scrive è che nel libro di Cini, così come in molte altre pubblicazioni di critica alla scienza, si confondono i contenuti delle teorie scientifiche con le applicazioni, che è un problema completamente diverso perché riguarda scelte economiche, politiche e culturali.
Facciamo qualche esempio banale per chiarire: Lise Meitner, Enrico Fermi e altri valenti fisici hanno scoperto il fenomeno della fissione dell’atomo. Da questa conoscenza obiettiva e neutrale possono ricavarsi reattori nucleari per la produzione pacifica di energia, ma anche bombe atomiche. Forse la Meitner e Fermi sono degli assassini?
I grandi chimici, da Robert Boyle, a Lavoisier, Dalton, Cannizzaro, Mendeleev hanno creato la chimica (una scienza estremamente esatta) dalla cui conoscenza possono ricavarsi medicinali, solventi, detersivi, oggetti di uso comune nella vita, ma anche il famoso gas asfissiante, l’Yprite, che fece strage nella Prima Guerra Mondiale. Sono anche loro colpevoli?
Grandi polemiche ha suscitato l’uso obbligatorio di vaccini sperimentali poco testati basati su modifiche di un acido fondamentale presente nel nucleo delle nostre cellule: l’NRA. Vogliamo accusare di questo i ricercatori che scoprirono i fondamentali acidi nucleici responsabili del nostro patrimonio genetico: il DNA e l’RNA?
Chi scrive ritiene che la scienza non è sempre completamente “vera” e obiettiva, e non si presenta sempre nella stessa forma; e ciò è dovuto al fatto che essa si evolve continuamente acquistando una conoscenza sempre più approfondita della realtà; ma proprio perché basata sull’osservazione sperimentale e lo studio della realtà essa mantiene sempre un suo carattere di obiettività e anche, se è lecito dirlo, di “neutralità”.
Roma, 27 novembre 2024, Vincenzo Brandi