Rifugiati africani in Israele, aggiornamenti

In Israele si trovano 53000 africani richiedenti asilo. Secondo il Ministero dell’Interno 49000 di loro arriva dall’Eritrea e dal Sudan, paesi dove –in caso di ritorno in patria- subirebbero gravi violazioni dei diritti umani, compresi il rischio di essere uccisi o imprigionati.


Aggiornamento sulla situazione dei rifugiati e richiedente asilo africani in Israele

Comunicato di Physicians for Human Rights Israele (Medici per i Diritti Umani Israele) e Hotline for Refugees and Migrants

 

 

7 Febbraio 2014 – In Israele si trovano 53000 africani richiedenti asilo. Secondo il Ministero dell’Interno 49000 di loro arriva dall’Eritrea e dal Sudan, paesi dove –in caso di ritorno in patria- subirebbero gravi violazioni dei diritti umani, compresi il rischio di essere uccisi o imprigionati. Recentemente il Ministero per gli Affari Esteri ha dichiarato pubblicamente che, in accordo con il Diritto Internazionale, Israele “garantisce protezione” a coloro ai quali non è stato permesso di richiedere asilo. Questa “protezione” tuttavia si limita alla sospensione dell’espulsione. I richiedenti asilo in Israele ricevono un “visto di libertà condizionata” da rinnovare ogni pochi mesi e che garantisce solamente il diritto a rimanere nel paese fino all’attuabilità dell’espulsione dal paese. In questo periodo, i richiedenti asilo non hanno il diritto di lavorare, hanno un accesso ridotto ai servizi sanitari e non ricevono casa, cibo o altri tipi di assistenza dallo stato.

Cambiamenti nella legislazione: Il nuovo emendamento alla AntiInfiltration Law (legge anti-infiltrazione) israeliana –approvata dal Knesset (parlamento israeliano) in meno di 90 giorni dopo l’annullamento da parte dell’Alta Corte di Giustizia del precedente emendamento del 2012 – continua a violare palesemente i diritti dei richiedenti asilo.L’emendamento consente un anno di detenzione per i richiedenti asilo che entrano irregolarmente nel paese, in attesa che venga esaminata la loro domanda. Dopo tale periodo, sono trasferiti presso la struttura “aperta” di Holot gestita dalla polizia penitenziaria. Qui i richiedenti asilo sono obbligati a passare la notte e a rispondere a tre appelli durante il giorno. Il non rispondere all’appello o lavorare fuori dalla struttura è punibile con alcuni mesi di detenzione in prigioni per rifugiati e successivo ritorno presso Holot. Il campo “aperto” è a tutti gli effetti, un centro di detenzione. Lo scopo principale di questa nuova legge è dissuadere altri migranti a entrare nel territorio nazionale oltre che a impedire la possibilità di impiego e di integrazione in Israele, e spingere coloro che sono stati fermati a lasciare il paese. Il 15 dicembre 2013, alcune organizzazioni per i diritti umani hanno presentato una istanza presso l’Alta Corte di Giustizia per richiedere l’annullamento del nuovo emendamento alla legge. Le organizzazioni dichiarano che l’emendamento non si attiene ai principi stabiliti dalla decisione della Corte del 15 settembre 2013 e che il suo impatto è più grave dell’annullamento del precedente emendamento.

Condizioni di detenzione presso la struttura di Holot: A seguito dell’approvazione dell’emendamento, molti dei fermati sono stati immediatamente trasferiti dalle prigioni per rifugiati di Saharonim e Ketziot alle nuove strutture, mentre a coloro che non erano stati arrestati è stato ordinato di presentarsi alle strutture entro 30 giorni. Secondo un avvocato che ha visitato la struttura di Holot a nome di Hotline for Refugees and Migrants il 18 gennaio 2013, le condizioni nella struttura sono al di sotto dello standard e i servizi di base spesso sono assenti. Coloro che risiedono nella struttura dichiarano scarsità di cibo, insufficienti rifornimenti per servizi sanitari e abbigliamento, ridotta assistenza sanitaria, affollamento (10 persone per stanza, condizioni di accampamento in letti a castello, assenza di privacy) e sottrazione del denaro.

Esame delle domande di asilo e percentuali di riconoscimenti: Dal momento che solo dal 2012 Israele ha avviato le procedure per la determinazione dello status di rifugiato per sudanesi ed eritrei, solo 1800 richieste di asilo individuali sono state presentate fino ad oggi e solo 250 sono state analizzate. Fino ad ora, solo 2 (!) richieste di asilo, a rifugiati eritrei, sono state accolte nonostante, a livello mondiale, all’84.5% dei richiedenti asilo eritrei e al 74% dei richiedenti asilo sudanesi sia riconosciuto lo status di rifugiato o una protezione sussidiaria. È in crescita il razzismo, caratterizzato da attacchi a livello verbale e fisico a rifugiati e migranti, per lo più a Tel Aviv e Gerusalemme. Il costante incitamento da parte di membri del parlamento israeliano alimenta ulteriormente quest’odio. Rifugiati e migranti sono stati picchiati e accoltellati per strada. Molotov sono state lanciate negli asili per bambini rifugiati e nelle case dei migranti.

Proteste attuali dei rifugiati: Il 5 gennaio 2014, i richiedenti asilo hanno iniziato proteste senza precedenti incluso uno sciopero di massa di una settimana e manifestazioni con decine di migliaia di dimostranti a Tel Aviv. Le proteste stanno andando avanti anche in questi giorni. I manifestanti chiedono che Israele abolisca la nuova legge anti-infiltrazione, che la polizia smetta di arrestare migranti, che coloro i quali sono detenuti a causa della nuova legge siano rilasciati, e che il governo prenda in esame le domande di asilo presentate da Eritrei e Sudanesi.

Physicians for Human Rights Israele (Medici per i Diritti Umani Israele) e Hotline for Refugees and Migrants chiedono a Israele di:

• Attenersi alla sentenza dell’Alta Corte di Giustizia del Settembre 2013, e rispettare i diritti dei richiedenti asilo in linea con i diritti fondamentali stabiliti dallo Stato di Israele (Basic Law) di libertà e dignità umana, e con gli obblighi internazionali stabiliti dalla Convenzione ONU del 1951 relativa allo Status dei Rifugiati.

• Abrogare l’ultimo emendamento della legge anti-infiltrazione e come conseguenza, rilasciare tutti i richiedenti asilo detenuti.

• Tenere fede agli obblighi, assicurando il tempestivo esame di tutte le richieste di asilo individuali non ancora evase, e garantendo il diritto di fare domanda o presentare eventuale ricorso senza restrizioni

• Assicurare pieno accesso ai diritti sociali ed economici che permetta ai richiedenti asilo di vivere dignitosamente.

Physicians for Human Rights Israele (Medici per i Diritti Umani Israele) e Hotline for Refugees and Migrants chiedono alla comunità internazionale di:

• Ricordare ad Israele i suoi obblighi internazionali nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo, incluso il dovere di condurre reali, giusti e tempestivi esami di richieste di asilo individuali;

• Esprimere grave preoccupazione per la recente legislazione e pratica che coinvolge la detenzione collettiva e indefinita de facto senza un processo;

• Ricordare ad Israele del dovere legale di utilizzare la detenzione come ultima risorsa e assicurare che le condizioni di detenzione del centro di Holot siano in linea con gli standard internazionali.

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