“Si indaghi su video prigionieri apparentemente torturati e uccisi”

Amnesty International ha sollecitato le autorita’ egiziane ad avviare un’indagine sulle immagini, registrate in un obitorio, che mostrano i corpi di decine di detenuti alcuni dei quali apparentemente torturati prima di essere stati uccisi.

 

 

COMUNICATO STAMPA 
EGITTO: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE DI INDAGARE SU VIDEO CHE MOSTRANO PRIGIONIERI APPARENTEMENTE TORTURATI E UCCISI

Amnesty International ha sollecitato le autorita’ egiziane ad avviare un’indagine urgente sulle immagini, registrate in un obitorio, che mostrano i corpi di decine di detenuti della prigione di Al-Fayoum, alcuni dei quali apparentemente torturati prima di essere stati uccisi.
Le immagini, contenute in tre distinti video, sono state girate nell’obitorio di Zenhoum l’8 febbraio da un uomo che era stato avvisato della presenza del cadavere del fratello dai parenti di un altro detenuto.
‘Sono immagini scioccanti, che mostrano decine di prigionieri apparentemente uccisi in modo terribile’ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Le autorita’ egiziane devono indagare immediatamente per capire come siano morti i detenuti e portare di fronte alla giustizia chiunque sia stato responsabile di omicidi illegali, torture e altri maltrattamenti’.
Malek Tamer, l’autore delle riprese, ha trovato il nominativo del fratello, Tamer Tawfiq Tamer, in un elenco di 68 detenuti di sesso maschile della prigione di Al-Fayoum registrati presso l’obitorio. Ha dichiarato che molti dei corpi, tutti numerati con un pezzo di carta attaccato alla fronte, presentavano ferite alla testa, alla bocca e agli occhi, cosa che fa supporre fossero stati torturati prima di essere uccisi. Diversi corpi presentavano inoltre segni di proiettili o di bruciature o erano privi delle dita delle mani e delle unghie dei piedi.
Insieme a Malek Tamer, c’era anche Mohamed Ibrahim Eldesouky, fratello di un altro detenuto di Al-Fayoum, Reda Ibrahim Eldesouky, la cui salma era stata portata all’obitorio.
I due uomini avevo visto per l’ultima volta i rispettivi fratelli la mattina del 30 gennaio, in custodia militare insieme ad altri prigionieri di Al-Fayoum, che erano stati portati via dal carcere due giorni prima. Alle loro richieste d’informazioni sul destino dei detenuti, era stato detto loro di rivolgersi entro due giorni all’Autorita’ per le prigioni del Cairo, diretta dal ministero dell’Interno, e che altrimenti il luogo di detenzione sarebbe stato reso noto entro i successivi 10 giorni.
Una settimana piu’ tardi, Mohamed Ibrahim Eldesouky e’ stato informato da un uomo in borghese che non si e’ voluto qualificare, che il corpo di suo fratello era all’obitorio di Zenhoum. Eldesouky ha poi informato Tamer che anche il nome del fratello di quest’ultimo si trovava nella lista dei 68 prigionieri dell’obitorio.
Secondo il certificato di morte, Tamer Tawfiq Tamer sarebbe morto il 3 febbraio nella prigione di Al- Fayoum per ‘un probabile soffocamento e un calo improvviso di pressione’.
Malek Tamer ha dichiarato che il corpo del fratello era di colore bluastro dalla testa al petto e presentava ferite e sangue raffermo sulla testa, sul naso e sugli occhi.
Anche il certificato di morte di Reda Ibrahim Eldesouky parla di una decesso avvenuto il 3 febbraio ma non fornisce ulteriori dettagli, limitandosi a precisare che il ‘caso e’ sotto esame’. Il corpo era in condizioni simili a quello di Tamer Tawfiq Tamer.
Le autorita’ egiziane non hanno fornito notizie su eventuali autopsie o altri esami medico-legali effettuati sui corpi dei due prigionieri.
Malek Tamer e Mohamed Ibrahim Eldesouky hanno consegnato le immagini all’Ufficio del pubblico ministero del Cairo, assistiti dal Centro egiziano per lo sviluppo e i diritti umani, ma non hanno ancora ricevuto alcuna risposta.
Circa 21.600 prigionieri sarebbero stati rilasciati o sarebbero evasi dalle prigioni egiziane in circostanze non chiare, dopo le dimissioni del ministro dell’Interno, avvenute il 28 gennaio dopo il ‘venerdi’ della collera’. Oltre la meta’ dei prigionieri sono stati poi nuovamente arrestati o si sono consegnati alle autorita’.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 8 marzo 2011

 

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