“Per una rivoluzione democratica basata sulla Costituzione”

A proposito del manifesto
“Per la rinascita dell’Italia attraverso l’economia reale e l’osservanza della Costituzione”

Far nascere una formazione politica che raccolga le spinte al cambiamento è un’esigenza che sta maturando in molti, anche se l’obiettivo non è così a portata di mano. Questa esigenza, seppure non facile da tradurre in progetto politico, sta incrociando una situazione oggettiva, dovuta alla crisi del coronavirus e allo smascheramento del ruolo dell’UE come portatrice di un meccanismo al servizio della finanza e dell’Europa liberista. Per coloro che da tempo conducono la battaglia per cambiare lo stato di cose presente è arrivato il momento di porsi al livello che la nuova situazione impone.

Per questo leggiamo con interesse il manifesto – pubblicato sui siti di “Sollevazione” [qui], “Programma101” [qui], “attuarelacostituzione” [qui] e ripreso anche da altri, per esempio [qui] – a firma di un gruppo di persone tra cui il costituzionalista Paolo Maddalena, in cui si definisce un programma di fase sul quale concordiamo largamente, attorno a cui aggregare una formazione politica che ne sappia portare avanti gli obiettivi.

A nostro parere però per andare oltre le dichiarazioni bisogna valutare bene il metodo con cui procedere e vanno anche integrati i contenuti del manifesto su alcune questioni che hanno un’importanza rilevante, non per una disputa tra iniziati, ma per coloro che chiamiamo a combattere assieme a noi.

Sui contenuti del manifesto notiamo infatti un’omissione importante per coloro che vogliono darsi una base politica costituzionale: l’applicazione dell’art.11 della Costituzione, che non è rilevante solo per le questioni relative alle guerre in cui l’Italia è coinvolta, ma anche per il futuro economico del nostro paese. Se pensiamo infatti di dare autonomia di sviluppo al nostro paese dobbiamo essere consapevoli che, rimanendo stretti nel circuito degli interessi della finanza e dell’economia occidentale, di cui l’UE è solo una parte, che ci impongono embarghi e guerre rispetto agli interlocutori con cui l’Italia può espandere su basi paritarie le proprie relazioni economiche, non potremo mai uscire veramente dalla situazione a cui l’attuale crisi internazionale ci ha portati anche indipendentemente dal coronavirus.

A prescindere però dalla questione dell’art.11 e, sempre rispetto al programma esposto nel manifesto, pur ritenendo importanti gli obiettivi indicati, crediamo che manchi una sintesi politica che renda chiaro il ruolo strategico che una nuova forza politica deve svolgere nella dialettica tra le forze in campo. Noi non dovremmo essere solo quelli che si impegnano a realizzare determinati risultati concreti, ma dovremmo far intendere a milioni di persone che in questa fase dominata dal liberismo sfrenato, siamo una formazione politica che mira a dare all’Italia un futuro di pace e di nuove relazioni internazionali, una direzione pubblica dell’economia e strumenti solidi di difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Questi tre punti programmatici li abbiamo chiaramente indicati nel documento programmatico del Fronte politico costituzionale, mettendoli alla base dei nostri rapporti politici e del nostro agire pratico.

Quindi ben venga un manifesto politico su base costituzionale che abbia, in sintesi, lo scopo di combattere l’ordine liberista in politica interna e internazionale, ma non si commetta l’errore di pensare che questo sia patrimonio di un gruppo. Anzi, bisogna sperare che questa coscienza sia largamente diffusa e condivisa. Su questo punto bisogna lasciarsi alle spalle una cultura che tende a trasformare gli obiettivi in ideologia, invece di puntare a un consenso di massa politicamente condiviso.

Sulle questioni di metodo dobbiamo mettere in chiaro, nella discussione, che non si può definire un progetto solo con la buona volontà anche se il contenuto politico è condivisibile. Per questo chi ha in mente che iniziare un nuovo percorso sia un’operazione pubblicitaria, si mette sulla strada sbagliata, anche se animato dalle migliori intenzioni. La questione non implica un giudizio sulle persone, bensì riguarda la valutazione oggettiva della situazione e dei problemi politici da affrontare e la consapevolezza di come misurarsi con ciò che abbiamo di fronte.

Partiamo dalla questione oggettiva e domandiamoci: le esigenze che ci portano a lanciare una proposta di organizzare un nuovo movimento politico che basi hanno nell’immediato? Noi riteniamo che si sia solo all’inizio di un percorso che bisogna gestire con coerenza e determinazione per cui i promotori del progetto ne devono, in partenza, garantire la credibilità. Non è un giuramento di fede che si richiede, quanto la capacità di condurre analisi e dibattiti seri che ci portino al risultato, a una sintesi condivisa. Mettere il vino nuovo in una botte vecchia non pagherebbe. Quindi, per essere concreti, il lavoro da fare comincia nel momento in cui la proposta viene lanciata e rispettandone i tempi. Atteggiamenti ribellistici e di insofferenza ‘rivoluzionaria’ non sono compatibili con una proposta che vede come base i punti essenziali della Costituzione. I cambiamenti strutturali non si improvvisano e si misurano con i movimenti reali. Le rivoluzioni, anche quella che noi chiamiamo rivoluzione democratica per applicare la Costituzione, non possono essere virtuali.

Per questo dobbiamo anche tener conto di ciò che sta accadendo attorno a noi, sia nella vicenda UE e della sua crisi, che nella situazione interna italiana. In particolare, l’esigenza di cambiamento, che ci proponiamo di raccogliere con una proposta di rivoluzione democratica non può che partire da ciò che è avvenuto nel 2018 e che ha fatto saltare i vecchi equilibri liberisti.

E’ anche misurandosi con questa novità, per noi incarnata dal movimento 5 Stelle, oltre che dal sovranismo (fasullo) di destra della Lega che si misura la capacità di crescita di un nuovo movimento politico.

I compagni che stanno lavorando per la creazione di un Fronte politico costituzionale
8 aprile 2020

www.aginform.org

 

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