Il “doppiopesismo” della stampa italiana

Marco Pondrelli – Marx21.it – 22/10/2023

Spediti verso la catastrofe. Editoriale – Marx21

 

Il 9 marzo 2022 i giornali italiani raccontavano del bombardamento russo all’ospedale pediatrico di Mariupol, la versione russa era differente difatti secondo Mosca l’ospedale non svolgeva più le sue normali funzioni ma era diventato una base per l’esercito ucraino, vera o meno che fosse questa versione la repubblica titolava: ‘L’agonia di Mariupol, città martire: mamme e bambini colpiti in ospedale‘ e il corriere della sera gli faceva eco: ‘L’ospedale pediatrico di Mariupol bombardato e le fake news della Russia sulla foto della donna incinta‘. Per la stampa italiana non c’era una doppia versione, quella ucraina era corretta anzi era l’unica. Questa settimana abbiamo assistito al bombardamento dell’ospedale di Gaza ma in questo caso la stampa ha sottolineato che le versioni erano due, un perplesso corriere della sera il 19 ottobre si domandava: ‘Cosa è successo all’ospedale Al Ahli di Gaza‘ per poi concludere con un virgolettato ‘I morti? Tra 10 e 50. E il missile era della Jihad islamica‘.

Non è questo l’unico esempio del ‘doppiopesismo’, Amnesty International (un organizzazione difficilmente catalogabile come putiniana) ha accusato il governo ucraino di violazione dei diritti umani, perché le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. Il rapporto è stato censurato dalla nostra stampa che però accusa Hamas di utilizzare la popolazione come scudo umano, ignorando che Gaza è la zona al mondo con la maggiore densità abitativa e tutte le azioni israeliane che ci sono state nel corso negli anni hanno sempre provocato vittime civili.

In un simile contesto di disinformazione politici e giornalisti fanno a gara a chi la spara più grossa, abbiamo sentito mettere in relazione (e chi lo ha detto era serio) quello che aveva fatto Hamas il 7 ottobre con il forum per i 10 anni della via della seta, dove si è tenuto l’incontro fra Putin e Xi Jinping. In Italia, ancor più che in altri Paesi, siamo in presenza di un’informazione di guerra, con un vero e proprio squadrismo televisivo contro chi dissente e prova a fare analisi che vadano oltre gli slogan da ventennio. Questa retorica è funzionale alla guerra mondiale combattuta a pezzi, purtroppo sempre più collegati fra loro.

In medioriente appare evidente che quello che preoccupa Israele è il riavvicinamento fra Iran e Arabia Saudita mediato dalla Cina, perché impedisce a Tel Aviv di puntare sulle divisioni regionali. La guerra rischia seriamente di espandersi al Libano e la presenza statunitense con due portaerei alimenta tensioni anche con l’Iran. Gli USA non sono in grado di prospettare una mediazione, la visita di Biden in Israele è stata inutile per la pace e molto utile per la guerra, al di là di un generico pensiero rivolto ai civili palestinesi, il sostegno al governo di estrema destra di Netanyahu è incondizionato. Diverso è il ruolo che possono giocare Russia e Cina, a differenza di quello che alcuni vanno farneticando in Italia entrambi i Paesi hanno buoni rapporti con Israele ma anche solide relazioni con il mondo arabo. L’accordo fra Iran e Arabia Saudita doveva aiutare a stabilizzare la regione. Questa è la funzione che Pechino può ancora svolgere, gli investimenti, il commercio, la cooperazione possono portare maggiore ricchezza e aiutare lo sviluppo pacifico della regione, il problema della nascita di uno Stato Palestinese però non può più essere rinviato, questo non vuole dire volere la distruzione di Israele anzi la soluzione della questione palestinese garantirebbe a Tel Aviv maggiore sicurezza.

L’alternativa è l’aumento delle tensioni e l’espansione della guerra, se guardiamo lo scenario internazionale notiamo come l’assedio a Russia e Cina abbia delle zone calde (Ucraina e medioriente), se si accendesse anche lo scontro nell’Indo-Pacifico, magari con una dichiarazione di indipendenza di Taiwan, saremo in piena guerra mondiale. Di fronte a questo scenario il ‘né né’ non ha più senso, così come le piccole beghe elettorali per l’elezione (fra 9 mesi) di un organo (il Parlamento europeo) totalmente inutile devono passare in secondo piano di fronte alla costruzione di un grande movimento per la pace e di grandi lotte sociali.

 

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