Movimento Studenti Palestinesi in Italia: “Senza Giustizia, continua la Lotta all’ipocrisia”

Movimento Studenti Palestinesi in Italia – 26/01/2024

 

Senza Giustizia, continua la Lotta all’ipocrisia.

Dopo due lunghi giorni di pressioni sulla nuca del Ministro degli Interni, egli – condiscendente – accetta di piegarsi al volere della comunità sionista italiana che violenta le decisioni prese da uno Stato sovrano e in esso il legittimo diritto alla libertà di espressione e di manifestazione: *il corteo ufficiale non si terrà il 27 gennaio*.

La sudditanza delle autorità italiane ai faziosi interessi di pochi è imbarazzante: ministro, prefetto e questura sono stati messi in ginocchio dalla comunità sionista di Roma senza motivazioni valide.

Così facendo, ipotizzando di evitare immaginari contrasti che non si sarebbero verificati, le autorità gettano invece la città nel caos e nel risentimento, porgendo il fianco a contestazione ed atti violenti.

Come Movimento abbiamo il dovere morale di non infangare la nostra nobile Causa contravvenendo al diniego della questura, perché la renderemmo facile vittima di attacchi strumentali; ma non possiamo certo impedire alla comunità romana di scendere ugualmente per le strade per sostenere il Popolo Palestinese, se reputerà di farlo.

Questa violenza del potentato sionista si propaga a tutto il corpo ministeriale e pubblico: ne sono un esempio le circolari arrivate sulle cattedre dei docenti, le quali suggeriscono come comportarsi sulla questione Palestinese, in barba ad un’autonomia didattica che non esiste più.

Con questa violenza ai processi democratici, erano convinti di aver trionfato; la Verità è che da soli hanno intessuto la propria trappola.

Difatti, è riduttivo definirla come una nostra vittoria: agendo in questo modo, hanno realizzato esattamente ciò che pronosticavamo.

Il nostro scopo era quello di invitare ad una riflessione: la concomitanza di manifestazione per la Palestina e Giornata della Memoria perseguiva l’intenzione di ricordare le vittime di ogni persecuzione e i genocidi della storia, incluse ovviamente le vittime della Shoah.

Volevamo chiarire che noi non siamo come i sionisti: non neghiamo le sofferenze degli altri, ma le abbracciamo e le risolleviamo dal loro fango. Conosciamo troppo bene il valore del martirio per distoglierne lo sguardo.

I sionisti negano la Nakba: in tutti i modi disconoscono un genocidio che da quel momento e per mano loro è perdurato per 75 anni sino ad oggi.

E lo negano perché LORO, i carnefici odierni, non hanno mai sperimentato alcun genocidio. LORO si arrogano la sofferenza di una tragedia per i loro fini politici ed economici. Le vittime della Shoah si stanno rivoltando per l’uso che viene fatto del loro fatale destino.

I sionisti hanno escluso, già dagli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, le sofferenze delle altre comunità – come i popoli rom e sinti – dalla memoria storica della tragedia chiamata Shoah.

E fanno ciò perché i sionisti sono razzisti; perché solo loro possono arrogarsi le sofferenze di un tale errore, mentre gli altri non hanno diritto a coltivarne ed elaborarne la memoria.

E come negano le tragedie altrui, allora negano la nostra, la sminuiscono, provano a nasconderla.

Perché sono codardi.

Perché ne sono i carnefici.

Hanno paura.

D’altronde, essi sono gli adulti nei carri armati; noi i bambini e le bambine con le pietre.

Noi scendiamo con il popolo per strada e in piazza, senza paura; loro si nascondono dietro chiamate, uffici e aerei che colpiscono da lontano.

Loro sono il Golia armato fino ai denti; noi siamo Davide munito di fionda carica di fede nell’umanità.

Per questo perderanno.

Hanno alimentato questa dicotomia: NOI e LORO, che sarà la loro fine.

Siamo sempre stati corretti nelle nostre manifestazioni: non è mai venuto meno la sicurezza, e non per merito del controllo, ma perché chi ci sostiene è umano.

Ognuno di noi, in coscienza, è libero di manifestare il proprio dissenso con la forma più opportuna di resistenza, a prescindere dai loro divieti. Sulla carta, potranno negarci la piazza nel Giorno della Memoria; ma con forza scenderemo per le strade ogni giorno, se ve ne sarà bisogno. A tutti i sostenitori, amici e fratelli chiediamo di tenersi pronti per la chiamata a scendere in strada, non appena sarà possibile.

From the river to the sea, Palestine will be Free

 

 

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