[Rete Ambientalista] Dal giorno in cui Carlo Giuliani è stato ucciso

Rassegna del 05/07/2023

 

Dal giorno in cui Carlo Giuliani è stato ucciso.

Genova, luglio 2001. Dal giorno in cui Carlo Giuliani è stato ucciso in piazza Alimonda è cambiato tutto. Sono cambiati i movimenti, rinati solo di recente grazie alla passione ambientalista delle nuove generazioni. È cambiata la sinistra, che di fatto è quasi evaporata. È cambiata, assai in peggio, l’informazione: una conseguenza inevitabile dell’editto bulgaro e di tutto ciò che ha comportato nei giornali e, soprattutto, in televisione. Ed è cambiata, infine, la nostra democrazia: più fragile, con istituzioni sempre meno credibili e una classe dirigente sempre più screditata. Se vogliamo comprendere il melonismo di oggi, dunque, dobbiamo riandare a quei giorni dell’estate del 2001, uno spartiacque epocale per il nostro Paese e per il mondo. La nostra, insomma, è una democrazia tradita, e gli artefici di questo disastro sono senz’altro le classi dirigenti ma siamo, soprattutto, noi che glielo abbiamo consentito.  In libreria:  DEMOCRAZIA TRADITA di Roberto Bertoni e Marco Revelli. Dal G8 di Genova al governo Meloni: la pandemia antidemocratica che ha travolto l’Italia.

Basta Pfas: conferenza 6 luglio a Torino.

Pfas e decrescita felice. La class action contro Solvay.

GIOVEDI’ 6 LUGLIO ORE 20,30

CIRCOLO VALPIANA VIA LE CHIUSE 14 TORINO

PFAS, calamità mondiale, un rischio invisibile per la nostra salute.

Relazioni di

Vincenzo Cordiano, pres. ISDE Medici per l’ambiente Veneto:

“Minaccia eterna alla biodiversità planetaria. Emergenza sanitaria in Italia per questi killer indistruttibili” 

Vittorio Spallasso, avvocato:

“La tutela legale delle Vittime del disastro ecosanitario di Spinetta Marengo”

Maurizio Pallante, presidente Sostenibilità Equità Solidarietà:

“L’assurdità di un’economia fondata sulla crescita della produzione di merci: che non crea sviluppo del benessere, anzi la distruzione dell’ecosistema” 

Coordina Lino Balza – Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Segue dibattito.

Introduce e modera Andrea Bulgarelli, coordinatore del Gruppo di Lavoro su Ambiente, salute e sicurezza del lavoro del CIVG Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia

Chiude in America e Solvay i PFAS li fa in Alessandria.

Come avevamo già annunciato e commentato mesi fa, Solvay, costretta dal governo dello Stato del New Jersey, cessa nello stabilimento di West Deptford (Filadelfia) l’utilizzo dei Pfas negli Stati Uniti sostituendoli con nuove tecnologie. Il New Jersey, avendo rilevato l’inquinamento da Pfas in una vasta area adiacente allo stabilimento, ha portato in giudizio l’azienda, chiedendo bonifiche e danni. Nell’accordo Solvay sborserà 493milionidi dollari. La CEO di Solvay Ilham Kadri ha dichiarato che “l’indennizzo non va considerato come una ammissione di colpa”ma come disinteressato atto di filantropia. L’impegno di rinunciare all’impiego dei Pfas in tutti i siti di produzione degli Stati Uniti d’altronde era stato preso per il 2021.Invece, a Spinetta Marengo, con la complicità di Comune, Provincia e Regione, Solvay ribadisce la sua decisione di non fermare le produzioni di C6O4 e ADV. A spese delle pompe funebri e servizio sanitario nazionale.

“La Regione ha bloccato indagine epidemiologica sui Pfas”.

L’accusa non è rivolta al Piemonte, che l’indagine neppure l’ha mai avviata!! ma alla Regione Veneto, che si vanta (Zaia) di una efficienza sanitaria impeccabile.  Al processo di Vicenza contro Miteni, l’ha dimostrata, documenti alla mano, Pietro Comba, responsabile del Dipartimento di Epidemiologia ambientale dell’ Istituto Superiore di Sanità, nonché consulente dei pubblici ministeri vicentini. Nel 2016, l’ISS attese invano dalla Regione (complice il Ministero della Sanità) il co-finanziamento per un’indagine epidemiologica della durata di tre anni sulla popolazione delle aree colpite del Veneto (Vicenza, Verona, Padova) per monitorare le condizioni sanitarie degli abitanti (in termini epidemiologici) e per cercare eventuali correlazioni (retrospettive) tra l’assunzione dei Pfas e l’insorgere di patologie gravi come i tumori.

Ma che cavolo di Pfas ha questo cavolo.

Un nuovo rapporto di Alliance for Natural Health rileva che contiene alti livelli di Pfas la maggior parte dei campioni (7 su 8) di cavolo americano, convenzionali e biologici, acquistati nei mercati alimentari (Stop & Shop, Whole Foods, Weis e Publix) di tutto il paese. E’ la conferma degli studi precedenti che hanno trovato gli PFAS nelle verdure non solo coltivate vicino ad impianti di produzione o nei campi in cui i fanghi di depurazione sono stati depositati come alternativa ai fertilizzanti.  Secondo Environmental Protection Agency EPA, praticamente nessuna quantità di esposizione di PFAS nell’acqua potabile è sicura.

Cinque procure indagano i Pfas nel Trentino.

Clicca sul titolo.

Il Dossier del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, 500 pagine,  è disponibile per chi ne fa richiesta.

“Alle elezioni europee occorre presentare una lista nonviolenta per la pace”

E’ l’invito che il Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera rivolge “a tutte le persone amiche della nonviolenza”.  Clicca qui.

Le donne contro la Nato.

A Bruxelles a Luglio, in contrapposizione e netto contrasto con il summit e vertice Nato di Vilnius in Lituania, si terrà una importante conferenza di donne impegnate per la pace e che provengono da tutto il mondo e hanno soprattutto come comune denominatore l’amore per madre terra, per il pianeta e l’assetto ecosistemico planetario e universale. Clicca qui.

L’ONU accusa Biden: “Guantanamo deve chiudere”

“Il trattamento è crudele, disumano e degradante”. Dopo richieste cadute nel vuoto per decenni da parte di esperti indipendenti dei diritti umani dell’Onu, la commissaria speciale per i diritti dell’uomo e la lotta al terrorismo delle Nazioni Unite, Fionnuala Ni Aolain, è stata autorizzata a visitare la struttura sull’isola di Cuba. “La chiusura” di Guantanamo “resta una priorità”, si afferma nel suo  rapporto sul centro di detenzione statunitense di Guantánamo BayPochissime delle persone entrate a Guantánamo sono state incriminate e nessuna ha affrontato un processo equo. Il tempo è abbondantemente scaduto: si chiuda quella prigione, si chiamino a rispondere le autorità statunitense e si forniscano riparazioni ai detenuti che hanno subito maltrattamenti e torture”, ha aggiunto Callamard. “Persiste una sconvolgente impossibilità di accedere alla giustizia per chi è stato a Guantánamo e chi vi si trova ancora. Molti di loro hanno necessità di cure mediche a causa dei trattamenti subiti”, ha proseguito Callamard.“Le commissioni militari create per processare i detenuti di Guantánamo, compresi i presunti organizzatori e collaboratori degli attacchi dell’11 settembre, sono state un fallimento completo anche dal punto di vista del diritto alla giustizia dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime di quegli attentati”, ha sottolineato Callamard.“Amnesty International rivolge il suo plauso alla relatrice speciale per aver condotto la sua visita tecnica, la prima di questo genere di un relatore delle Nazioni Unite”, ha concluso Callamard. Fima qui l’appello di Amnesty International per chiudere Guantanamo

Nel silenzio generale la repressione dei Palestinesi.

Proseguono nel silenzio generale dei media mainstream le uccisioni sommarie di centinaia di civili palestinesi, le demolizioni e le confische di case e terre palestinesi, le aggressioni dei coloni e tanto altro:  Clicca qui l’intervista della relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nel Territorio palestinese occupato: la dottoressa Francesca Albanese, accademica, giurista specializzata in diritti umani e diritto.

Soulèvements fa paura.

In Francia, il governo di Macron ha compiuto un passo senza precedenti nella repressione del movimento sociale ed ecologista. Il 21 giugno ha decretato lo scioglimento del movimento Soulèvements de la Terre, che conta su oltre 140mila sostenitori e più di 150 comitati locali. Un modo come un altro per far sapere all’enorme numero di cittadini che lo detesta che non c’è alcuno spazio di dialogo e che chi non è d’accordo è bene che non esca nemmeno di casa. Centinaia di migliaia di persone hanno espresso solidarietà al movimento in forma singola o associata da tutto il mondo. Clicca: Con Les soulèvements de la terre     Perché Soulèvements fa così paura Un rapporto confidenziale della “Digos” francese sul movimento da soffocare.

Strage di Viareggio: a 14 anni di distanza.

A 14 anni di distanza, giustizia non è ancora stata fatta. Dopo il deragliamento di un treno merci e l’esplosione di una cisterna di GPL, 32 persone morirono bruciate vive nel luogo più sicuro, le loro case. Dalla piccola Iman Ayyad di 3 anni a Mario Pucci, 90 anni.

 

Tav Terzo Valico.

Lo scempio dei soldi pubblici serve solo a chi  ha bisogno che le merci che arrivano al porto di Genova vengano movimentate il più rapidamente possibile per le proprie esigenze aziendali presso  l’importante polo logistico del gruppo Gavio. Cinquantatre chilometri di ferrovia “ad alta capacità” (ossia destinata esclusivamente al trasporto delle merci) di cui trentanove scorrono in galleria tra Genova  e Rivalta Scrivia del Comune di Tortona, distruggono  il territorio e l’ecosistema, di quattro valli – Polcevera, Verde, Scrivia e Lemme – mettendo a serio rischio le falde acquifere e la salute pubblica a causa della presenza di rocce amiantifere all’interno delle montagne che occorre forare per dar vita al nuovo tracciato. Da un anno la talpa che dovrebbe scavare il tunnel a Radimero – una località del Comune alessandrino di Arquata Scrivia – è ferma (ed è stata persino smontata) per problemi legati alla qualità delle rocce da scavare, e non si conosce se e quando potrà riprendere la sua opera devastatrice. Clicca qui.

 

Rogo Eni di Sannazzaro.

Clicca qui il video.

 

Voci narranti. Storie resistenti dalla Val di Susa.

Presentazione del libro con Marco Aime, Ezio Bertok, Nicoletta Dosio e Livio Pepino, organizzata insieme al Controsservatorio Valsusa. Dodici autobiografie di militanti No Tav “diversamente giovani”: dai loro racconti emerge con forza la dimensione popolare del movimento No Tav. Racconti che partono da lontano, da ricordi d’infanzia in cui spesso sono presenti richiami alla Resistenza al nazifascismo e alla lotta partigiana, ripercorrono esperienze di impegno nel sociale e nelle lotte sindacali per il lavoro e approdano alla militanza nel movimento No Tav in continuità con il vissuto precedente. Clicca qui insieme alle altre iniziative NoTav.

Sito: www.rete-ambientalista.it

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