“Il nemico è in casa e bisogna combatterlo”

Aginform – 28 gennaio 2023

 

Riprendiamo le parole che seguono dal sito italiano del Saker [qui], perchè ci portano a una riflessione drammatica.

«Come sappiamo avere mille facce – scrive ‘Sascha Picciotto’ – possiamo altrettanto stupidamente svuotare i nostri arsenali facendo spazio a nuove armi e nuove consegne, nuove produzioni e nuove avventure per quelle munizioni prodotte altrove ma non da noi e sicuramente non ai nostri prezzi e non “grazie” alla nostra manodopera. L’intero ciclo industriale in caso di guerra andrà trasferito guarda caso oltre-oceano, assicurando un’eventuale impossibilità di interruzione nella produttività. Le industrie tedesche sono demilitarizzabili anche dal territorio russo. Lo stesso si può dire di quelle francesi o inglesi, o italiane. Qualcuno sta giocando con le nostre vite, e le sta impegnando in questa avventura, chiunque sia complice di tutto ciò non si discosta facilmente dall’aggettivo “traditore”. E cosa c’è di peggio di una persona o un gruppo di persone che “per il tuo bene” distrugge la tua economia, la tua autonomia e ti manda a morire all’estero per interessi di altri? Ieri era l’Iraq, poi l’Afghanistan, oggi sono gli ucraini accompagnati per mano dai nostri mercenari, domani chissà.

«Non mi faccio illusioni, l’aggettivo “traditore” viene usato dagli stessi per additare chiunque evidenzi le loro malefatte. In qualsiasi caso cercheranno di zittire ogni dissenso ed esercitare vendetta, in alcuni casi (o molti) ci riusciranno. Sì, il clima che mi aspetto nei prossimi mesi è tutt’altro che positivo. Siamo all’alba di qualcosa di grande, esattamente come un anno fa. Forse il 2023 sarà l’anno in cui dovremo cominciare a pagare seriamente il prezzo delle nostre sanzioni e l’ulteriore partecipazione al conflitto».

Perchè mettere in evidenza queste parole? L’impressione è che l’Italia sia distratta da un dibattito su questioni interne, dalle accise alle intercettazioni, e che si sia sostanzialmente abbandonato il discorso sulla guerra e le sue prospettive. Ovvero, sulla guerra parlano solo i suoi fautori con l’invio di nuove armi e con un coordinamento militare a direzione americana. Il grosso rischio che stiamo correndo è che lo sviluppo del conflitto travolga l’Italia direttamente e anche coloro che sono contrari siano colti di sorpresa.

Ci deve essere chiaro invece quello che ci aspetta. Ormai la guerra in Ucraina è arrivata a un punto di non ritorno. La NATO e gli americani conducono le danze e non si limitano al supporto degli armamenti. Guidano direttamente il conflitto e sono pronti alle fasi successive, la prima delle quali consiste in un in intervento diretto delle truppe NATO sul terreno dei combattimenti.

E’ chiaro infatti che l’esercito ucraino non è più in grado di reggere lo scontro con la Russia e l’uso dei carri armati non cambierà l’esito dei combattimenti, semmai costringerà i russi ad alzare il livello della risposta e questo non è solo un affare ucraino. Se gli americani insistono, la natura del conflitto porterà a quello scontro diretto che in questo contesto è inevitabile. Scontro diretto significa che le truppe NATO, italiani compresi, entreranno direttamente in ballo. La guerra non sarà più alle porte dell’Europa bensì l’Europa ne sarà totalmente coinvolta.

Il ragionamento che abbiamo citato in apertura dimostra chiaramente lo scenario ‘tecnico’ di questa prospettiva. Gli USA, che hanno spinto l’Europa a sostenere il conflitto in Ucraina e gli embarghi, determinando la crisi energetica, economica e inflazionistica, produrranno uno scenario da seconda guerra mondiale. Essi saranno il motore industriale e tecnologico dello scontro, pianificando da lontano l’intervento militare e organizzando a questo scopo anche la crescita della propria economia. Il calcolo americano è chiaro e razionale nella sua follia distruttiva, a dimostrazione che ‘la guerra è una prosecuzione della politica con altri mezzi’.

Per chi non lo avesse finora capito, la Russia si sta attrezzando per questa prospettiva e l’operazione militare speciale assume ormai una nuova caratteristica. La guerra per cui si stanno organizzando i russi è contro l’occidente, che ha deciso di travolgerla militarmente, non è più una questione ucraina. Non ci sarà dunque alcun limite alle opzioni possibili, compresa quella atomica. Gli americani, che si stanno preparando a una totale pianificazione del conflitto ben lontani dall’Europa e aspettando di guadagnarci sopra, devono sapere però che i missili con testate atomiche arriveranno anche sul loro territorio. Se essi non l’hanno previsto, da parte russa invece la consapevolezza è questa.

Capire per tempo che ci troviamo coinvolti in questa situazione e trovare la via d’uscita è una necessità. Ma quello che si respira attorno a noi tutti non è un clima di mobilitazione e di lotta che sia minimamente al livello dello sviluppo degli avvenimenti. C’è rassegnazione, molta preoccupazione e soprattutto c’è la Meloni ultra-atlantista e un PD schierato per la guerra ‘senza se e senza ma’.

Capire per tempo ciò che può succedere significa aver chiaro quali sono gli obiettivi per il rilancio del movimento contro la guerra. E’ vero che a dirigere l’orchestra sono gli USA, ma quello che porterà gli italiani in guerra dopo averli stretti con la crisi energetica e il carovita, è questo governo e il consenso pieno del PD alla guerra. E’ perciò contro di loro che bisogna muoversi, e presto. Finora le cose sono andate avanti con discontinuità e poca convinzione.

Per combattere il governo della guerra e del carovita, per mettere il PD con le spalle al muro, ci vuole unità e determinazione. Iniziative una tantum non bastano e per questo ci vuole una coscienza collettiva della posta in gioco.

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