[JugoInfo] Il prurito alla testa della UE per il nazismo che coltiva in seno

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS – 10/07/2025

 

[srpskohrvatski / italiano]

Il prurito alla testa della UE per il nazismo che coltiva in seno

 
1) Ennesima Risoluzione anticomunista del Parlamento Europeo 
– Europarlamento, SI alla risoluzione sui crimini comunisti del dopoguerra in Slovenia (Radio Capodistria, 8.7.2025.)
– TESTO: Risoluzione “sulla preservazione della memoria delle vittime del dopoguerra comunista in Slovenia” (2025/2575(RSP))
 
2) Il più grande raduno fascista dai tempi della II Guerra Mondiale
– NKPJ: TOMSON – EU ZA POČETNIKE (8.7.2025.)
– Europska komisija reagirala na Thompsonov koncert i Plenkovića [Reazione generica della Commissione Europea alla enorme manifestazione nazista tenuta a Zagabria ed alle dichiarazioni soddisfatte del premier croato Plenković]
– Nepokoreni grad (Valentina Waiss)
 
3) NKPJ na “Zetkin Forumu” u Berlinu: FAŠIZAM SE VRATIO U EVROPU
 
4) Una decina di paesi europei vietano o limitano simboli e organizzazioni comuniste (F. Ariza, Nuevarevolucion.es 3.6.2025.)

Vedi anche:
Nella Lituania “europeista” si celebrano i nazisti ma si perseguitano i politici non guerrafondai (Enrico Vigna, 9 Luglio 2025)
… Nonostante denunce e proteste, soprattutto della comunità ebraica lituana, la targa al collaborazionista nazista Jonas Noreika a Vilnius, non sarà tolta, ha decretato l’autorità giuridica lituana…

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Europarlamento, SI alla risoluzione sui crimini comunisti del dopoguerra in Slovenia
Luce verde del Parlamento europeo alla risoluzione sulla preservazione della memoria delle vittime del dopoguerra comunista in Slovenia.
di L. D. – 8. luglio 2025

Strasburgo – Radio Capodistria

La risoluzione, approvata dall’Europarlamento, sottolinea l’importanza di preservare la memoria di tutte le vittime dei regimi totalitari e autoritari in Europa, evidenziando in particolare i crimini del regime comunista jugoslavo in Slovenia dopo la Seconda guerra mondiale, la questione delle esecuzioni sommarie del dopoguerra e delle fosse comuni. Invita le autorità slovene a proseguire le indagini sui luoghi di sepoltura nascosti, include anche un appello per una revisione completa degli archivi dei servizi segreti jugoslavi ed esprime l’opinione che in Slovenia dovrebbe essere istituita una giornata nazionale della memoria per le vittime dei regimi autoritari e totalitari, incluso il comunismo.

La risoluzione era stata proposta sulla base di una petizione presentata al Parlamento europeo due anni fa, dopo che il governo del premier Robert Golob, all’inizio del suo mandato nel 2022, ha abolito il 17 maggio come giornata della memoria per le vittime della violenza comunista. Tale giornata era stata proclamata per decreto dal precedente governo guidato da Janez Janša poco prima della fine del mandato.

Prima della votazione sulla risoluzione, i deputati europei hanno respinto la proposta del gruppo Socialisti e Democratici di rinviare la votazione. Per i deputati dell’ala progressista la risoluzione non è nata realmente da un’iniziativa dei cittadini dell’UE, ma è stata un’iniziativa puramente politica, criminalizza chi ha combattuto contro il fascismo e il nazismo, mentre potenziali nazisti e collaborazionisti vengono presentati come vittime, il che secondo Socialisti e democratici è un insulto ai valori europei comuni.

Dopo l’adozione della risoluzione la proponente, l’eurodeputata slovena Romana Tomc, ha dichiarato che si è trattato di “una votazione sulla verità e sulla dignità, non solo per le vittime del comunismo in Slovenia, ma anche in senso più ampio”. E’ stata critica verso i gruppi politici di centro-sinistra, accusandoli di “politicizzare la sepoltura dignitosa delle vittime del comunismo e di sostenere doppi standard nei confronti di chi ha commesso crimini”. La risoluzione resterà nella storia, e la sinistra in Slovenia dovrà accettarlo ha aggiunto Tomc. Anche gli altri deputati sloveni del PPE, i democratici Branko Grims e Zala Tomašič e Matej Tonin di Nuova Slovenia, hanno salutato l’adozione della risuluzione, che vedono come un atto di giustizia e memoria, ma anche come una critica politica all’attuale governo sloveno e a chi, secondo loro, minimizza o nasconde i crimini del regime comunista. Gli eurodeputati sloveni di centrosinistra e dei Verdi, Matjaž NemecIrena JovevaMarjan Šarec e Vladimir Prebilič, hanno criticato duramente la risoluzione definendola un’iniziativa politicizzata, revisionista e divisiva. Hanno accusato il PPE e l’estrema destra di sfruttare il Parlamento per fini elettorali e di ignorare il contesto storico della Seconda guerra mondiale. Hanno anche messo in guardia contro il rischio di riabilitare ideologie fasciste e hanno richiesto un approccio più equilibrato e riconciliatore alla memoria storica. (ld)

Risoluzione del Parlamento europeo dell’ 8 luglio 2025 sulla preservazione della memoria delle vittime del dopoguerra comunista in Slovenia (2025/2575(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  visto il trattato sull’Unione europea, in particolare l’articolo 2, che sancisce il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dei diritti umani,

–  viste la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e le relative risoluzioni delle Nazioni Unite,

–  vista la risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, del 26 gennaio 2006, relativa alla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti,

–  vista la dichiarazione di Praga sulla coscienza europea e il comunismo, del 3 giugno 2008, che invita a condannare a livello europeo i crimini del comunismo e a sensibilizzare in merito a tali crimini,

–  vista la sua dichiarazione del 23 settembre 2008 sulla proclamazione del 23 agosto quale “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”(1),

–  vista la dichiarazione di Vilnius adottata dall’OSCE nel luglio 2009, che condanna il totalitarismo e si esprime a favore della Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo,

–  vista la sua risoluzione del 2 aprile 2009 su coscienza europea e totalitarismo(2),

–  vista la relazione della Commissione del 22 dicembre 2010, dal titolo “La memoria dei crimini commessi dai regimi totalitari in Europa” (COM(2010)0783),

–  vista la sua risoluzione del 19 settembre 2019 sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa(3),

–  vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2024 sulla coscienza storica europea(4),

–  vista la petizione n. 0718/2023,

–  visto l’articolo 233, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che la Storia europea, in tutta la sua complessità, dovrebbe essere rispettata e affrontata con un dialogo obiettivo, inclusivo e basato su dati concreti che promuova la comprensione e la riconciliazione e che dovrebbe essere condotto da storici professionisti e non essere soggetto a influenza politica;

B.  considerando che preservare la memoria del tragico passato dell’Europa e ricordare tutte le vittime di regimi totalitari e autoritari è essenziale per onorare la loro dignità, promuovere la riconciliazione, i diritti umani e lo Stato di diritto e favorire una cultura di pace e rispetto reciproco;

C.  considerando che il Parlamento ha adottato una risoluzione su coscienza europea e totalitarismo e si è sempre impegnato a preservare la memoria delle vittime di tutti i regimi totalitari;

D.  considerando che i crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale in Slovenia e in altre repubbliche dell’ex Jugoslavia non devono mai essere dimenticati;

E.  considerando che, all’indomani della Seconda guerra mondiale, oltre 100 000 residenti in Slovenia che si erano opposti al regime comunista e alla sua repressione ideologica furono vittime di violenze di vario genere; che tali atti hanno costituito gravi violazioni dei diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla vita, a un processo equo e a una degna sepoltura;

F.  considerando che, in Slovenia, decine di migliaia di civili e prigionieri di guerra sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali per mano del regime comunista jugoslavo; che, nel solo 1945, migliaia di persone sono state giustiziate subito dopo la fine della guerra;

G.  considerando che la commissione del governo sloveno per le fosse comuni occultate ha individuato oltre 750 siti di fosse occultate, il che rivela il tentativo sistematico di nascondere tali crimini, ma che i luoghi in cui sono avvenute le esecuzioni non sono stati individuati e le vittime non hanno ricevuto un’adeguata sepoltura;

H.  considerando che le fosse comuni sono state occultate per decenni e che la discussione pubblica su tali crimini è stata severamente vietata dal regime totalitario, il che non ha fatto che nascondere la verità storica e ostacolare il processo di riconciliazione;

I.  considerando che nel 2023 il governo sloveno ha abolito la Giornata nazionale della memoria delle vittime della violenza comunista, il che rappresenta un grave passo indietro negli sforzi volti a garantire la giustizia storica, la riconciliazione e il rispetto delle vittime;

J.  considerando che la Storia europea dovrebbe essere ricordata e discussa in modo obiettivo e che le vittime dei massacri comunisti in Slovenia meritano pertanto di essere commemorate e rispettate; che il rispetto della memoria storica delle vittime di tutti i regimi totalitari contribuisce alla costruzione di una società giusta e democratica;

K.  considerando che nel dicembre 2024 l’Assemblea nazionale slovena ha approvato una legge che vieta l’uso dei simboli legati al nazismo, al fascismo e alle loro organizzazioni collaborazioniste risalenti alla Seconda guerra mondiale, ma non dei simboli del comunismo;

L.  considerando che in tutte le ex repubbliche jugoslave esistevano campi di lavoro forzato; che tali campi sono stati utilizzati dal regime totalitario comunista nel paese come strumento per reprimere completamente l’opposizione politica;

1.  ritiene che la memoria dei crimini commessi dai regimi totalitari debba far parte della memoria collettiva che costituisce la Storia europea moderna; riconosce i crimini commessi dai regimi totalitari nazisti, fascisti e comunisti e il ruolo che tali crimini hanno svolto nel plasmare le percezioni storiche in Europa;

2.  sottolinea l’importanza di includere fatti storici nei programmi scolastici e nei libri di testo di storia per garantire che i giovani comprendano l’importanza della democrazia e dei diritti umani;

3.  ribadisce la sua condanna di tutte le forme di totalitarismo e autoritarismo, compreso il comunismo, in linea con le sue precedenti risoluzioni sulla memoria storica e i diritti umani;

4.  ribadisce che i crimini contro l’umanità non sono prescrittibili e dovrebbero essere giudicati e trattati tutti secondo gli stessi parametri; ribadisce la sua inequivocabile condanna nei confronti del revisionismo storico e della glorificazione dei collaboratori nazisti e di altri soggetti dell’epoca bellica responsabili di atrocità durante e dopo la Seconda guerra mondiale, compresa la banalizzazione dei crimini perpetrati dai regimi nazista e fascista e dai loro alleati, nonché delle azioni delle forze collaborazioniste e delle autorità comuniste jugoslave; ricorda l’importanza di una memoria storica accurata e inclusiva che riconosca appieno la portata della violenza dei totalitarismi; sottolinea la responsabilità morale di preservare la memoria di tutte le vittime innocenti dei regimi totalitari e autoritari in uno spirito improntato alla riconciliazione, alla verità e ai valori democratici, rifiutando nel contempo qualsiasi strumentalizzazione della Storia a fini politici e sollecitando un costante impegno accademico nei confronti di questa complessa eredità;

5.  invita a preservare la memoria di tutti coloro che sono stati vittime innocenti del regime comunista in Slovenia, dal momento in cui è stato instaurato fino alla sua caduta;

6.  sottolinea l’importanza del lavoro dedicato alla piena divulgazione dei fatti storici come pure del proseguimento della missione investigativa ufficiale volta a scoprire i siti delle fosse comuni in Slovenia al fine di documentare e verificare le prove storiche dei crimini commessi;

7.  evidenzia che molti dei responsabili dei crimini del dopoguerra non sono stati chiamati a rispondere delle loro azioni;

8.  ritiene che le vittime della Seconda guerra mondiale e delle rappresaglie violente del dopoguerra da parte delle autorità comuniste jugoslave in Slovenia debbano ricevere una sepoltura adeguata e dignitosa; invita le autorità slovene a continuare a fare tutto il possibile per garantire il diritto universale alla sepoltura e a mantenere istituzioni in grado di contribuire a una comprensione degli eventi storici basata su studi e dati concreti;

9.  osserva che gli Stati membri hanno eretto monumenti per commemorare le vittime delle atrocità commesse dai regimi totalitari; invita le autorità slovene a continuare a indagare sulle fosse occultate, a provvedere a sepolture dignitose e a istituire siti commemorativi che tengano viva la memoria per le generazioni future;

10.  ricorda che la giornata ufficiale di commemorazione dei milioni di vittime dei regimi totalitari, nota come Giornata europea della memoria delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari, è il 23 agosto;

11.  sottolinea l’importanza di mantenere viva la memoria dei crimini commessi dai regimi totalitari, perché non può esserci riconciliazione senza memoria; ricorda che le politiche commemorative sono di competenza degli Stati membri e non rientrano pertanto nell’ambito di applicazione del diritto dell’UE; incoraggia tutti gli Stati membri a sostenere attivamente i progetti politici commemorativi che promuovono la riconciliazione piuttosto che la divisione o la strumentalizzazione politica;

12.  ricorda che la Commissione offre finanziamenti nell’ambito del programma “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori” per sostenere azioni commemorative e progetti di ricerca e istruzione che riflettano sulle cause dei regimi totalitari, in particolare del nazismo, ma anche del fascismo, dello stalinismo e dei regimi comunisti, e per commemorare le vittime dei crimini commessi sotto tali regimi;

13.  ritiene che la Giornata nazionale della memoria in Slovenia debba commemorare le vittime dei regimi autoritari e totalitari, compreso il comunismo, per rispettare la giustizia storica e contribuire alla riconciliazione;

14.  invita la Commissione a proseguire il programma relativo alla memoria storica tenendo conto di tutte le tragedie, così come a sostenere progetti in tutta Europa che affrontino la storia dei crimini perpetrati dai regimi totalitari, incoraggino la memoria e servano alla riconciliazione; ribadisce che i crimini del regime comunista totalitario jugoslavo non si limitano alla Slovenia e che vi sono state vittime in tutte le repubbliche e regioni autonome dell’ex Jugoslavia;

15.  chiede un esame completo degli archivi dei servizi segreti jugoslavi, in particolare del KOS e dell’UDBA;

16.  sottolinea che tutti i regimi totalitari dovrebbero essere condannati e che i loro simboli non dovrebbero essere promossi;

17.  invita la Slovenia e gli altri Stati membri ad adoperarsi per rafforzare la memoria storica, la comprensione reciproca e la riconciliazione sulla base della verità e del rispetto per tutte le vittime dei regimi totalitari;

18.  incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione europea, al Consiglio dell’Unione europea, al governo e al parlamento della Slovenia, nonché ai governi e ai parlamenti degli altri Stati membri.
(1) GU C 8E del 14.1.2010, pag. 57.
(2) GU C 137E del 27.5.2010, pag. 25.
(3) GU C 171 del 6.5.2021, pag. 25.
(4) GU C, C/2024/5721, 17.10.2024, ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/5721/oj.
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TOMSON – EU ZA POČETNIKE

Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) osuđuje koncert ustaše Marka Perkovića Tomsona u Hrvatskoj, koji je, prema tvrdnjama organizatora, okupio više od 500.000 ljudi (broj varira od 350.000 do 500.000), što predstavlja značajan deo ukupne populacije Hrvatske, koja prema poslednjem popisu broji nešto više od 3.860.000 stanovnika.
NKPJ osuđuje ovaj koncert jer je on predstavljao otvoreni ustaški skup i imao za cilj promociju mržnje prema Srbima. Tomson, koji je poznat po svojim ustaškim, fašističkim, antisrpskim, antikomunističkim, antisemitstkim, antijugoslovenskim i antislobodarskim stavovima, ne bi trebalo da bude glorifikovan kao nacionalni heroj, već bi trebalo da se nalazi u zatvoru. Tomson je ovaj koncert posvetio ustaškim zločincima koji su zasluženu kaznu doživeli od strane partizana na Blajburgu. Takođe, koncert je bio posvećen i separatistima i ratnim zločincima koji su razbijali socijalističku Jugoslaviju i koji su, svojim delovanjem, doprineli proterivanju Srba iz Hrvatske – što predstavlja najveće etničko čišćenje u Evropi nakon Drugog svetskog rata. 
Osim izvođenja šovinističkih i fašističkih pesama, koncert je bio prepun simbola ustaštva. U tom duhu, uzvikivan je ustaški pozdrav „Za dom – spremni“, a Tomson je nosio broj 03941158, što je bio zatvorski broj Zvonka Bušića, poznatog ustaškog teroriste. Sam koncert je bio bogat simbolikom hrišćanske (katoličke) ikonografije, iako je umesto vrednosti kao što su oprost, mir i ljubav – koje zvanično propoveda hrišćanstvo – bio ispunjen mržnjom, ratom i slavljenjem zločina.
Važno je napomenuti da je koncert održan u Hrvatskoj, koja je članica Evropske unije. Iako EU zvanično promoviše antifašizam, stvarna praksa pokazuje nešto sasvim drugo. EU je postala glavni promoter revizije istorije, o čemu govore brojne antikomunističke rezolucije u Evropskom parlamentu, u kojima se svi socijalistički režimi označavaju kao totalitarni. To je jasna antikomunistička propaganda. Svaka zemlja koja je želela da postane član EU, morala je da osudi borbu komunista protiv fašizma, dok su fašisti i njihovi kolaboranti često rehabilitovani kao „žrtve komunizma“.
Sličan slučaj imamo sa Hrvatskom. EU često zatvara oči pred fašizmom, kao što se može videti u Ukrajini, baltičkim zemljama… gde se fašističke snage koriste kao oruđe zapadnog imperijalizma. Takođe, u Hrvatskoj su fašisti korišćeni od strane zapadnog imperijalizma za razbijanje Jugoslavije, po istom modelu koji danas imamo u Ukrajini u borbi protiv Rusije. U oba slučaja, cilj je bio širenje NATO-a ka istoku i manipulacija nacionalnom mržnjom.
Nažalost, pod diktatom EU, Srbija je takođe prisiljena na reviziju istorije, a posledice ove politike pored Ukrajine i Hrvtaske, možemo videti u baltičkim zemljama, gde se prema ruskom stanovništvu sprovodi aparthejd. EU zapravo podstiče rehabilitaciju lokalnih fašista i kolaboracionista, što olakšava manipulaciju naroda u istočnoj Evropi u interesu zapadnog imperijalizma.
Zastrašujući broj prisutnih na Tomsonovom koncertu pokazuje rezultat revizije istorije, a tragične posledice takve politike danas možemo videti u Ukrajini. Iracionalne ideje neoustaštva, koje promoviše Marko Perković Tomson, dovele su do toga da Hrvatska i njen narod nestaju. Danas je Hrvatska postala marioneta Brisela i Vašingtona, koja nema političku samostalnost. Veličanje Tomsona ima za cilj stvaranje trajne mržnje prema Srbima, što omogućava zapadnom imperijalizmu da kontrolišu Balkanske narode prema principu „zavadi pa vladaj“. Tomson je savršen primer EU za početnike, za sve one koji veruju da EU donosi pravdu, demokratiju, ljudska prava i antifašizam. Primer Tomsona je najbolji dokaz da to nije slučaj.
NKPJ podseća da je istorija saradnje srpskog i hrvatskog naroda kroz vekove bila ključna za slom Austrougarske, stvaranje prve Jugoslavije, kao i pobedu u Drugom svetskom ratu i izgradnju socijalističke Jugoslavije. Ta saradnja je donela napredak i nezavisnost i Srbima i Hrvatima. Najbolji sinovi naših naroda su stvarali zajedničku državu, dok su je najgori uništavali. Hrvatski i srpski narod su postigli neverovatne uspehe kada su delovali zajedno, dok su neprijatelji naroda radili na razbijanju tog bratstva. Takva uloga pripadala je i fašističkoj marionetskoj tvorevini tzv. Nezavisnoj Državi Hrvatskoj, a ista je danas prisutna u delovanju neoustaša poput Marka Perkovića Tomsona.
Od sticanja nezavisnosti, Hrvatska nije uspela da izgradi ništa samostalno. Čitav energetski sektor i veliki deo infrastrukture izgrađeni su u vreme socijalizma. Najveći uspeh neoustaša u Hrvatskoj bio je dovođenje naroda u dužničko ropstvo i pretvaranje zemlje u marionetu EU. Najveće „dostignuće“ ove politike je masovno iseljavanje Hrvata, koji danas postaju jeftina radna snaga za zapadni imperijalizam. Iracionalna politika etničkog čišćenja Srba dovela je do toga da su čitavi delovi Hrvatske postali pusti, što je izazvalo velike ekonomske probleme, naročito u stočarskoj industriji i poljoprivredi.
NKPJ poziva hrvatski narod, kao i sve progresivne, antifašističke i antimperijalističke snage, da se odupru fašizaciji društva, jer su ustaše izdajnici u prvom redu hrvatskog naroda. Politika neoustaštva dovela je do toga da je Hrvatska danas potpuni vazal Brisela i Vašingtona, sa velikim problemima u vezi sa migracijama i odlaskom radne snage. NKPJ podseća da neoustaštvo ne može biti opravdanje za šovinističke snage u Srbiji koje pokušavaju da opravdaju svoju iracionalnu politiku koja je ujedno i antisrpska. NKPJ poziva na bratsku saradnju svih naroda Balkana, uključujući Srbe i Hrvate, u borbi protiv povampirenja fašizma i borbe protiv imperijalizma, jer je to jedini način da Južni Sloveni i ostali balkanski narodi postanu slobodni i da ne budu marionete u rukama zapadnog imperijalizma.

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije,
Beograd, 07.07.2025.
[Interrogata dalla testata croata Index, la Commissione Europea ha commentato con una condanna generica di “ogni manifestazione di fascismo ecc. ecc.” la enorme manifestazione nazista tenuta a Zagabria (si veda:
https://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/9746-9472-il-piu-grande-raduno-fascista-dai-tempi-della-ii-guerra-mondiale.html ) e le parole di soddisfazione che in merito ha pronunciato il premier croato Plenković.
Secondo altre fonti, la Commissione Europea avrebbe rifiutato di commentare nello specifico sul concerto tenuto dal cantante croato Marko Perković Thompson per l’anniversario dell’azione criminale “Tempesta”, quando circa 320.000 serbi furono espulsi dalla Croazia e più di 2.000 furono uccisi.]
Europska komisija reagirala na Thompsonov koncert i Plenkovića
Index Vijesti, 08. srpnja 2025.

EUROPSKA komisija reagirala je na izvikivanje pokliča “Za dom spremni” na koncertu Marka Perkovića Thompsona i na drugu ustašku simboliku koju su pjesmama i znakovljem isticali neki od posjetitelja koncerta u petak i subotu u Zagrebu.

“Oštro osuđujemo svaki izraz fašizma koji nas podsjeća na najmračnija razdoblja europske povijesti”, poručili su iz Europske komisije koju smo upitali o koncertu i događajima oko njega te o izjavama hrvatskog premijera Andreja Plenkovića, koji je nakon koncerta branio izvorno ustaški pozdrav “Za dom spremni” riječima da je to “integralni dio Thompsonovog repertoara” te da “svi moramo biti ponosni na koncert”.

“Na razini EU postoji Okvirna odluka o borbi protiv rasizma i ksenofobije, kojom su države članice obvezne kazneno sankcionirati govor mržnje. To uključuje javno poticanje na nasilje ili mržnju prema pojedincima ili skupinama na temelju rase, boje kože, vjere, podrijetla ili nacionalne odnosno etničke pripadnosti”, kažu iz Komisije.

“Također, države članice obvezne su kazneno goniti i javno odobravanje, poricanje ili grubo umanjivanje zločina poput genocida, zločina protiv čovječnosti i ratnih zločina. Za svaku pojedinu prijavu govora mržnje ili zločina iz mržnje nadležne su nacionalne vlasti, koje su dužne postupati u skladu s nacionalnim zakonodavstvom kojim su preuzele ovu Okvirnu odluku”, poručio je još glasnogovornik Komisije za Index.

Nepokoreni grad
Noćas je Zagreb kapitulirao. Više nikad neće moći reći da je Nepokoreni grad. Dok su se na Trnjanskim krijesovima bavili Palestinom i odrekli se antisemitizma, danas je kristalno jasno – gradske vlasti odrekle su se i antifašizma. 
Dok su od petka gradom marširale tisuće u crnim majicama s grbovima s prvim bijelim poljem i ZDS-om, a Cvjetnim trgom odjekivao Jure i Boban, nije bilo jasno da će dernek na Hipodromu postati, ne zagrebačka, nego nacionalna sramota?  
Jer, korisne budale noćas nisu izviždale ZDS, nitko nije viknuo da je pod ZDS-om prodan najljepši dio Hrvatske, Dalmacija, ali i Međimurje i Baranja. Da su se pod ZDS-om u 50 logora smrti sustavno provodili rasni zakoni, mučenja i likvidacije, silovanja i pljačke. 
Jasenovac, Jadovno, Slana, Stara Gradiška, Đakovo, Lobor Grad…
U zadnjih 30 godina srušeno je 3000 spomenika koji su dio povijesti antifašističkog otpora naroda koji je stvarao Hrvatsku. Jer “Nezavisna” Država Hrvatska nije bila nezavisna, bila je marionetska kvislinška tvorevima, sluga fašizma. Nažalost, više ne mogu reći i – sluga povijesnih gubitnika. Sljedbenici fašizma ne trebaju više tražiti ukidanje Dana antifašističke borbe – on je noćas ukinut u sramotnoj reviziji koja je, prema svim pravilima Goebbelsove propagande o kojima sam učila na Fakultetu političkih znanosti, kroz celofan toplih poruka zajedništva Lijepe naše, tradicionalnih vrijednosti i vjere, i “odozada” i sprijeda, ravno među oči, uvalila odvratnu kraticu mržnje. I to do balčaka. 
Nisam dio toga i dižem glas jer sam to dužna svojim precima koji su se protiv fašizma borili, svojim suvremenicima koji su jednako zgroženi, svojoj djeci čiji je svijet zagađen i budućnosti u kojoj ću se i dalje sramiti njih, ali sebe neću. 
Zabijte si taj ZDS u međunožje, a moga se klonite u ‘moliteljskim’ zazivima, ionako živimo u državi koja je kastrirala otpor i odbacila sve vrijednosti bez kojih je danas ne bi bilo. 
Laku noć, osramoćeni Zagrebe. Nadam se da me, kad se probudim, neće dočekati Zakonska odredba o kruni Zvonimirovoj, postavljena, ovaj put ne na glavu talijanskog princa od Savoja, nego, ne trebate dvaput pogađati, na glavu novog kralja Hrvatske, princa Bosne i Hercegovine, vojvode Dalmacije, Tuzle i Knina. Thompsona. On je uzdanica i zvijezda Danica barem pola milijuna Hrvata koji izgleda ne znaju za onu Danicu kraj Koprivnice. 
Nije to jutarnja zvijezda. Mrak je.
… Na domovini dvostruka je sjena/
Ona je sva u crno zavijena/
Šumori, diše more, teče Drava/
A između njih jedna zemlja spava…
U noćnoj mori.

Valentina Waiss
=== 3 ===
FAŠIZAM SE VRATIO U EVROPU

27/06/2025

Izvršni sekretar Nove komunističke partije Jugoslavije, drug Aleksandar Đenić je učestovao na međunarodnoj konferenciju u Berlinu koja je održana od 20 – 22. juna od strane “Cetkin foruma” pod naslovom Fašizam se vratio u Evropu? Drug Đenić je imao izlaganje o pravnim i ideološkim rehabilitacijama fašističkih kolaboranata u sklopu politike pristupanja Srbije EU.

Drug Đenić je u svom izlaganju istakao da rehabilitacije fašističkih kolaboracionista i uništavanje socijalističkog nasleđa u Srbiji je rezultat procesa pristupanja Srbije Evropskoj uniji. Ti zahtevi ideološki su potkrepljeni rezolucijama EU o totalitarizmu, koje takođe fundamentalno oblikuju nacionalnu istoriografiju. Drug Đenić je istako da, iako je Evropska unija formalno zasnovana na principima antifašizma, u stvarnosti postoji određena tolerancija prema neofašističkim i kolaboracionističkim pokretima, naročito u bivšim socijalističkim zemljama koje su danas članice EU ili kandidati za članstvo. U tom političkom i ideolškom kontekstu Srbija je donela Zakon o rehabilitaciji, jer je to bila njena obaveza na Evropskom putu. Ignorišući kritičku analizu istorije, u istočnoj Evropi dolazi do normalizacije i rehabilitacije osoba koje su bile osuđene za najteže ratne zločine. Tako su neki od najgorih ratnih zločinaca i njihovih pokreta odjednom postali „borci za demokratiju i ljudska prava“. Njihovi zločini se relativizuju, dok su oni sami proglašeni žrtvama.

Brojne rezolucije koje su donete u institucijama EU i implementirane na nivou nacionalnih pravosudnih sistema imaju za cilj da osude „realni socijalizame“ kao totalitarne diktature i izjednače ga sa nemačkim nacional-socijalizmom. Pomenute rezolucije određene istorijske fenomene su istrgle iz konteksta sa ciljem manipulacije. Bilo kakva kritika liberalizma i EU kao ideoloških koncepata lako se može okarakterisati kao podrška totalitarizmu.

Antikomunističke rezolucije i deklaracije usvojene širom Evrope stvorile su neophodnu “savest” kontinenta. Ovaj ideološki napad imao je za cilj diskreditaciju alternativa neoliberalnim procesima, što su nacionalisti iskoristili da rehabilituju svoje politike (u cilju šireg konteksta “zavadi pa vladaj”).

Rezolucije u Savetu Evrope jasno pokazuju šablon prema kojem su se razmontirale bivše socijalističke zemlje istočne Evrope, pozivajući se na propagandističke pamflete Karla Fridriha, Zbignjeva Bežnskog, Hane Arent, Remona Arona i Kloda Lefora o totalitarizmu. Ovaj šablon je primenjen širom istočne Evrope. Međutim, upravo tu se javlja logička protivrečnost: rezolucije koje tvrde da se protive monizmu, zapravo nameću monizam mišljenja. U ovim odlukama dominira antikomunistički narativ koji dehumanizuje komuniste i stvara anti-totalitarni diskurs, dok istovremeno prećutno rehabilituje antikomunističke pokrete u postsocijalističkim društvima, bez obzira na njihov fašistički i kolaboracionistički karakter.

Izlaganje našeg izvršnog sekretara je imalo dobar odjek, a u zaključnim razmatranjima je istaknuto da je danas fašizam jedan od alata u rukama imperijalizma u borbi protiv nezavisnih i socijalističkih zemalja, dok histerični antikomunizam za cilj ima da spreči promenu sadašnjeg nepravednog kapitalističkog sistema u Evropi.

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije,

Beograd, 27. 06. 2025.

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www.resistenze.org – osservatorio – europa – politica e società – 09-06-25 – n. 934

Una decina di paesi europei vietano o limitano simboli e organizzazioni comuniste

Fernando Ariza | nuevarevolucion.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/06/2025

Il divieto e la restrizione dei simboli e dei partiti comunisti non solo limitano la libertà di espressione, ma rafforzano anche il controllo ideologico delle élite capitaliste, dimostrando che in Europa non tutti possono difendere liberamente le proprie idee.

Negli ultimi anni, diversi paesi europei hanno introdotto leggi che vietano l’esibizione pubblica di simboli comunisti, nonché l’esistenza di partiti comunisti, nel contesto di un’ondata reazionaria di anticomunismo. Curiosamente, in un momento in cui il socialismo è scomparso da tempo dal continente europeo, le autorità stanno legiferando con l’obiettivo di criminalizzare un’ideologia che storicamente è stata legata a conquiste sociali significative per i lavoratori, specialmente durante la prima fase dell’Unione Sovietica. Dietro questi divieti si nasconde il timore delle élite capitaliste di una rinascita di questa ideologia, che potrebbe mettere in discussione i privilegi della borghesia e l’ordine dominante. Questo fenomeno mette in discussione la narrativa secondo cui in Europa chiunque può esprimere liberamente le proprie opinioni e difendere le proprie idee.

Paesi europei con divieto di simboli comunisti

Diversi paesi europei, principalmente quelli che facevano parte del blocco orientale durante la Guerra Fredda, hanno adottato leggi che vietano l’esibizione pubblica di simboli comunisti, come la falce e il martello, con la motivazione che rappresentano “ideologie totalitarie responsabili di violazioni massicce dei diritti umani”. Di seguito sono riportati i casi più rilevanti:

Ucraina: Nel 2015, la Rada Suprema ha approvato una legge che vieta la propaganda comunista, compresa l’esposizione pubblica dei suoi simboli, tranne che in contesti educativi o artistici. Questa legislazione punisce anche la negazione pubblica del “carattere totalitario” di questo sistema.

Polonia: la Polonia punisce fino a due anni di reclusione l’apologia dell’ideologia comunista, compresa l’esposizione di simboli comunisti in pubblico, salvo nei casi di uso artistico, scientifico o educativo.

Lituania e Lettonia: entrambi i paesi hanno adottato leggi che vietano l’esposizione di simboli comunisti. In Lettonia, questa restrizione è stata estesa dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica, mentre la Lituania ha rafforzato queste misure nell’ambito della sua politica di decomunistizzazione.

Ungheria: Dal 2013, l’Ungheria vieta l’uso pubblico di simboli comunisti, come la stella rossa, nel tentativo di sradicare ogni ricordo del suo passato quando faceva parte del blocco sovietico.

Moldavia: Nel 2012, la Moldavia ha approvato una legge che vietava i simboli comunisti, ma la Corte costituzionale l’ha successivamente dichiarata incostituzionale. Tuttavia, permangono restrizioni alla promozione dell’ideologia comunista.

Estonia: Sebbene non esista un divieto esplicito dei simboli comunisti, le leggi locali limitano la propaganda delle “ideologie totalitarie”, che in pratica include i simboli comunisti.

Georgia: Analogamente ad altri paesi post-sovietici, la Georgia ha limitato l’uso della simbologia comunista negli spazi pubblici nell’ambito del suo processo di decomunistizzazione.

In altri paesi, come la Croazia, sono stati proposti dibattiti per vietare i simboli comunisti, come la stella rossa associata all’Esercito popolare jugoslavo, anche se non è stato stabilito un divieto totale. In Albania sono state proposte restrizioni sui materiali di epoca comunista, ma queste iniziative hanno incontrato l’opposizione dell’opinione pubblica.

Paesi con divieto dei partiti comunisti

Il divieto dei partiti comunisti è meno comune di quello dei simboli, ma alcuni paesi europei hanno adottato misure per rendere illegali queste organizzazioni, sostenendo che rappresentano una minaccia per la democrazia.

I casi più importanti sono:

Ucraina: Nel 2015, oltre a vietare i simboli comunisti, l’Ucraina ha reso illegali tutti i partiti comunisti, accusandoli di promuovere ideologie totalitarie.

Lituania e Lettonia: in entrambi i paesi, i partiti comunisti sono vietati da leggi che li considerano organizzazioni criminali o contrarie all’ordine costituzionale.

Slovacchia: nel 2020, la Slovacchia ha approvato una legge che dichiara i partiti comunisti organizzazioni criminali, vietandone l’attività e l’uso pubblico dei loro simboli.

Estonia: Sebbene non sia esplicitamente menzionato nella legislazione, i partiti comunisti devono affrontare severe restrizioni che di fatto li rendono illegali.

Georgia: I partiti comunisti non sono esplicitamente vietati, ma le restrizioni legali sulla propaganda comunista limitano la loro capacità di operare.

Al contrario, in paesi come la Repubblica Ceca, la Polonia e la Slovacchia, i partiti comunisti sono legali e partecipano alle elezioni, anche se in alcuni casi con restrizioni. Ad esempio, in Polonia, il Partito Comunista esiste, ma deve affrontare limitazioni legali. In Germania non esiste un divieto generale del comunismo e partiti come il Deutsche Kommunistische Partei e il Marxistisch-Leninistische Partei Deutschlands operano legalmente, anche se sotto la sorveglianza dello Stato.

L’anticomunismo in Europa

L’Europa sta attraversando un’ondata reazionaria di anticomunismo che cerca di criminalizzare questa ideologia, equiparandola al nazismo e ignorando il suo ruolo storico nella difesa dei diritti dei lavoratori. La risoluzione 1481/2006 del Consiglio d’Europa, approvata nel 2006, ha condannato i crimini dei regimi comunisti totalitari, equiparandoli a quelli del nazismo e promuovendo una narrativa che giustifica i divieti attuali. Nel 2019, il Parlamento europeo ha rafforzato questa posizione con la risoluzione sull’importanza della memoria storica, esortando gli Stati membri a vietare la diffusione di ideologie totalitarie, compreso il comunismo.

Questa criminalizzazione ignora le conquiste sociali ottenute nell’Unione Sovietica, come l’istruzione universale, la sanità pubblica, il diritto al lavoro e l’uguaglianza di genere, che hanno ispirato i movimenti operai in tutta Europa.

I partiti comunisti europei hanno svolto un ruolo cruciale nella resistenza contro le dittature fasciste e nella promozione dei diritti dei lavoratori, come l’orario di lavoro di otto ore, la previdenza sociale e le pensioni. Tuttavia, questi contributi sono minimizzati o ignorati a favore di una narrativa anticomunista che associa il comunismo esclusivamente alla repressione.

La paura delle élite capitaliste

Il timore principale delle élite capitaliste è che l’ideologia comunista riemerga con forza, poiché rappresenta una minaccia diretta ai privilegi della borghesia. Il comunismo, sostenendo l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e l’eliminazione delle classi sociali, sfida il sistema capitalista che perpetua la disuguaglianza economica.

Questa reazione anticomunista, sostenuta dai think tank conservatori e dai media, cerca di delegittimare qualsiasi critica al capitalismo, presentando il comunismo come un’ideologia intrinsecamente totalitaria. Tuttavia, questa narrativa nasconde il fatto che il capitalismo sfrutta i lavoratori, genera disuguaglianze estreme e crisi economiche ricorrenti. Il divieto dei simboli e dei partiti comunisti non solo limita la libertà di espressione, ma rafforza anche il controllo ideologico delle élite capitaliste, dimostrando che in Europa non tutti possono difendere liberamente le proprie idee, soprattutto se queste mettono in discussione lo status quo.

Il divieto della simbologia comunista e dei partiti comunisti in paesi come Ucraina, Polonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Moldavia, Estonia e Slovacchia riflette un’ondata reazionaria che criminalizza un’ideologia storicamente legata alle conquiste sociali dei lavoratori. Questa tendenza, sostenuta da risoluzioni del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo, risponde al timore delle élite capitaliste di una possibile rinascita del comunismo, che metterebbe a rischio i privilegi della borghesia. Lungi dall’essere uno spazio di assoluta libertà per tutte le idee, l’Europa mostra una chiara intolleranza verso quelle ideologie che sfidano l’ordine capitalista, mettendo in discussione il discorso ufficiale sulla libertà di espressione e il pluralismo ideologico.
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